Passione, potenza e talento. Per vincere deve funzionare tutto. I campioni italiani di rally Paolo Andreucci e Anna Andreussi al WeChange IT Forum 2019: «Meglio essere inseguiti e poter decidere dove andare che seguire gli altri senza possibilità di scelta»
Dal mondo dell’IT a quello delle gare, velocità, potenza, affidabilità e sicurezza fanno la differenza. Lo sanno bene i campioni italiani di rally Paolo Andreucci e Anna Andreussi, ospiti speciali della IV edizione del WeChange IT Forum di Data Manager. L’innovazione è il motore della crescita e non è solo tecnologica, ma parte dalle persone. Il nuovo rapporto tra IT e Business può prendere ispirazione dalla collaborazione tra pilota e navigatore per raggiungere il successo. Le vittorie si costruiscono in team, attraverso la fiducia e la collaborazione per ripartire e accelerare anche dopo battute d’arresto improvvise. Coppia vincente in gara e nella vita, il duo Ucci-Ussi rappresenta il connubio perfetto tra volontà e passione, tecnica e talento.
Data Manager: Che cosa significa essere campioni italiani di rally per 11 volte? Considerando anche le critiche di chi dice che questo primato è rimasto nei confini nazionali. Un po’ la critica che viene mossa anche alle PMI italiane…
Paolo Andreucci: Per me e Anna ogni titolo è stato costruito e raggiunto come se fosse il primo. Abbiamo lavorato sempre innovando e incrementando la nostra performance anno dopo anno, diventando sempre più forti come squadra. Ogni campionato ci ha dato uno step di performance in più. Ogni anno, ho cercato di incrementare la mia forza, costruendo qualcosa di nuovo sulle basi della mia esperienza e del mio background. Il contributo di Anna è stato fondamentale. Chi mi critica per non avere varcato i confini italiani non conosce i meccanismi dell’automobilismo e del rally. Io ho capito dove potevo massimizzare le mie performance con i miei partner – Peugeot Italia negli ultimi 10 anni – e cosi ho fatto una scelta, lucida e consapevole. Ho provato a fare il salto, ma a volte non basta il talento per arrivare. Ci sono molti fattori che delineano una carriera nel Motorsport e devi sempre conoscere i tuoi limiti e i tuoi punti di forza.
Nel rapporto tra pilota e navigatore che cosa deve funzionare?
Paolo Andreucci: Per vincere deve funzionare tutto. Dopo due giorni di gara e oltre 200 km di prove speciali, con migliaia di curve cieche da affrontare con la giusta traiettoria e la giusta marcia – Anna mi deve dare le istruzioni di guida alla perfezione. Devo sapere in anticipo qual è la prossima curva che ancora non vedo. Il rally a differenza delle gare in pista ha percorsi lunghissimi che non possono essere studiati a memoria. In pista, ci sono un numero determinato di curve da ripetere. Il rally non è cosi. Il percorso ha migliaia di curve che non si ripetono mai. Il pilota senza navigatore non potrebbe guidare al massimo, ma dovrebbe andare “a vista” e questo ridurrebbe la performance in maniera assoluta. Di conseguenza, Anna deve leggermi la strada senza sbagliare mai una virgola e tenendo sempre il giusto ritmo. In prova speciale, lo stato di concentrazione deve essere condiviso da pilota e navigatore come se fossero una persona sola. Anna entra nella mia testa perché sa esattamente come e quando leggere la nota. Questo ci ha permesso di vincere gare importanti. Anche guidando nella nebbia o in situazioni critiche, Anna mi fa vedere la strada con una visibilità di 20 metri.
Quali sono le caratteristiche di un buon pilota?
Paolo Andreucci: Il talento, la sensibilità, la tenacia e il coraggio.
Il mondo dell’IT come quello delle gare di rally è un mondo tradizionalmente maschile. Quali sono le caratteristiche di un buon navigatore?
Anna Andreussi: Un buon navigatore deve sapere sempre cosa vuole il pilota prima che glielo chieda. Deve conoscere il suo stato d’animo da un respiro che sente in cuffia. Deve sapere dare sempre una risposta a tutto in tempo zero. Il pilota deve solo pensare a guidare al meglio. Tutto il resto è dominio del navigatore, imprevisti compresi. Una donna può competere in questo settore alla pari di un uomo. In gara, non ci sono differenze.
Con l’ormai intramontabile Peugeot 208 T16, avete vinto quattro titoli tricolori. Quanto conta la tecnologia per raggiungere il traguardo?
Paolo Andreucci: Conta molto e conterà sempre di più. Se fino a 15 anni fa non avevamo molta tecnologia a supporto – oggi – senza tecnologia non potremmo avere gli stessi risultati. Come team, abbiamo adottato le soluzioni più innovative, provandole e mettendoci sempre in gioco. Ogni strumento lo proviamo, lo analizziamo e lo portiamo in gara se risulta migliorativo. Abbiamo ingegneri sempre più specializzati per il supporto tecnico e la fase di preparazione. Gli strumenti come i GPS, le telecamere, l’analisi dei dati ci hanno permesso di migliorare molto.
Perché nel rally, il fattore umano è così determinante rispetto ad altri sport motoristici?
Paolo Andreucci: Perché l’auto conta al 50 per cento. L’altro 50 per cento dipende dal pilota. Nelle gare in pista invece non è così. Alonso con una vettura poco performante non è riuscito a conquistare un podio pur essendo uno dei migliori piloti di F1. Nel rally, il fattore umano conta molto di più. Le strade hanno infinite caratteristiche e imprevisti. E ci vuole molta capacità di improvvisazione per reagire. Una pista ha 15 curve e un team di ingegneri a tavolino che possono dirti dove frenare, dove cambiare e che traiettoria prendere per essere più veloce. Nel rally, il team può fornirti l’auto migliore che però è un compromesso per affrontare 100 km di strade differenti, con asfalti diversi e condizioni meteorologiche mutevoli. Tutte variabili che il pilota deve affrontare durante la gara da solo con il suo navigatore.
In azienda come in gara, esiste la paura di perdere il controllo. Come si mantiene il controllo al volante?
Paolo Andreucci: Il controllo ce l’hai o non ce l’hai. Si tratta di avere sangue freddo, coraggio e lucidità costante dall’inizio alla fine. Non penso mai di perdere il controllo perché vuol dire che qualcosa non ha funzionato. E in quel momento, la reazione deve essere immediata e fredda, senza interferenze emotive. Quelle servono prima e dopo la gara, mai durante.
E nel vostro caso, i momenti di paura non sono mancati. Quali sono stati i momenti più difficili e dove si trova la forza per tornare in gara?
Anna Andreussi: I momenti difficili sono passati. Le difficoltà ci hanno sempre rafforzato. Chi fa il nostro sport sa che statisticamente i momenti critici arriveranno e sono quelli che decidono tutto il resto. Sono i momenti a cui pensi la sera prima di una gara. Sai che potrebbero accadere e ti prepari mentalmente ad affrontarli.
Siete una coppia vincente in gara e nella vita. Qual è il segreto di questo connubio?
Anna Andreussi: Siamo nati prima come equipaggio. Dopo qualche anno di attività, siamo diventati anche una coppia. All’inizio, pensavamo che potesse essere un problema. Ma poi ci siamo sforzati affinché la nostra vita di coppia restasse sempre fuori dall’abitacolo. In questo modo, il nostro rapporto sentimentale è diventato un punto di forza.
Per Paolo si apre anche un percorso nuovo. Da un lato quello di ambassador Peugeot e dall’altro quello di istruttore di guida alla Scuola Federale. Quanto spazio c’è per far crescere il talento e qual è il ruolo della formazione?
Paolo Andreucci: Importantissimo e non ancora compreso del tutto dalla Federazione e dai giovani piloti. La Scuola Federale sta facendo molto e spero che sarà un percorso che possa portare nuovamente dei piloti italiani nel mondiale di rally e in F1 dove qualcosa si sta già muovendo. Il fatto che piloti italiani non siano diventati campioni del mondo di automobilismo negli ultimi 20 anni è grave e non può essere accettabile perché in Italia la tradizione dell’automobilismo è unica al mondo. Noi italiani possiamo e dobbiamo portare i nostri piloti nel mondiale.
Avete lavorato anche a un algoritmo di machine learning per la navigazione automatica. Di cosa si tratta?
Paolo Andreucci: Nel 2016, ho brevettato un algoritmo per il calcolo della difficoltà delle curve integrabile ai classici navigatori satellitari, con la creazione di un’app che in poco più di un anno ha superato i 50mila download. Io resto comunque un pilota e per sviluppare la mia idea ho dovuto avvalermi di una squadra multidisciplinare di ingegneri, avvocati e giovani data scientist e sviluppatori di app per realizzare quello che avevo in mente. Senza il loro aiuto non sarebbe stato possibile.
Questo significa che al posto di Anna, potrebbe esserci una Anna-bot?
Anna Andreussi: Per ora mi prendo una pausa. Ma io resto più brava dell’algoritmo.
C’è chi pensa di sapere e chi è capace di fare. Vale in azienda e vale nel mondo del rally. Qual è la lezione più importante che avete imparato in gara e che può essere utile anche ai manager?
Paolo Andreucci: È banale dirlo, ma l’umiltà e la capacità di mettersi in gioco ti fanno stare sempre con gli occhi aperti e ti fanno tenere alta la guardia. Meglio essere inseguiti e poter decidere dove andare che seguire gli altri senza possibilità di scelta.
I campioni italiani di rally Paolo Andreucci e Anna Andreussi al WeChange IT Forum 2019 – VIDEO
Paolo Andreucci
Nato a Castelnuovo di Garfagnana, in provincia di Lucca, il 21 aprile 1965, pilota professionista di rally, 11 volte campione italiano. Nel 2001 con Ford, nel 2003 e 2006 con Fiat, diventa pilota ufficiale Peugeot Italia nel 2009 rally e vince per 8 volte. Guida dal 1987, anno del suo debutto, ottenendo risultati a livello nazionale e internazionale. Tester ufficiale per Pirelli Competizioni, collabora con Subaru, Ford, Fiat, Mitsubishi e Peugeot per lo sviluppo di pneumatici e vetture da competizione. Motorsport ambassador Peugeot, istruttore di guida di V livello alla Scuola Federale. Non solo sportivo, ma imprenditore di se stesso, oltre all’attività professionistica brevetta nel 2016 un algoritmo per il calcolo della difficoltà delle curve integrabile ai classici navigatori satellitari e ne crea un’app che in poco più di un anno ha oltre 50mila download.
Anna Andreussi
Nata ad Artegna, in provincia di Udine il 17 aprile 1972, da studentessa di ingegneria debutta nel 1994, prima con brevi esperienze come pilota in pista e poi come copilota nei rally. Dal 2001, è la navigatrice di Paolo Andreucci. Insieme hanno vinto dieci titoli nel Campionato Italiano Rally. Coppia sulla pista e anche nella vita, il duo Ucci-Ussi ha conquistato dal 2014 al 2018 quattro titoli Tricolori con l’intramontabile Peugeot 208 T16.