L’IT è un formidabile strumento di differenziazione. La tecnologia è il catalizzatore della trasformazione del business. Tutte le aziende hanno bisogno di intelligenza nella gestione dei dati, massima sicurezza, connettività, potenza scalabile e visibilità sui sistemi.

Innovare significa eliminare i fattori che ostacolano l’efficienza, la flessibilità e la produttività. La cultura dei dati entra nelle direzioni marketing, finanziarie, HR, R&D e operations. E la cultura informatica esce dai dipartimenti IT che sono sempre più trasformazionali. Per Gabriele Obino, country manager di Denodo Italia – «il valore delle aziende risiede nella capacità di gestire e utilizzare i dati per estrarne le informazioni e ottenere così dei vantaggi competitivi. Sotto questo aspetto il ruolo dell’IT è – e sarà sempre di più – centrale in chiave di business».

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La trasformazione dell’IT è elemento vincente che si basa sul cambio strategico di impostazione dell’azienda nel rendere collaborativi i ruoli di business, ma bisogna fare attenzione – come spiega Camillo Moratti, enterprise & partner account executive di Talend Italia – «perché il “viaggio” verso l’impresa data driven è guidato sì dalla velocità di esecuzione ma anche dalla credibilità del dato». Il numero di dispositivi e oggetti connessi continua a crescere: «Aumentano le opportunità, ma indubbiamente anche le sfide da affrontare» – afferma Massimo Ceresoli, head of global services – Southern Europe di Orange Business Services. «L’obiettivo finale per le aziende è capire come convertire questa valanga di informazioni in dati intelligenti».

La rinascita del Milan passa anche dall’IT

«L’infrastruttura IT oggi è sempre più fruibile, flessibile e scalabile. Tutti aspetti che favoriscono uno sviluppo in tempi rapidi anche se non esente da insidie» – spiega Maurizio Bonomi, information technology director di A.C. Milan. «Per noi l’outsourcing è ovviamente l’unica soluzione praticabile al momento. Stiamo lavorando sul piano delle competenze interne per governare le tecnologie che utilizziamo. La rinascita del Milan passa anche dall’IT che purtroppo continua a essere percepito unicamente come centro di costo, senza considerare il valore che genera per l’azienda». In A.C. Milan è in corso una importante rivoluzione digitale che coinvolge l’area del CRM, del sito web, del mondo App e dell’area sportiva. «Abbiamo scelto una piattaforma di integrazione per iniziare le implementazioni di tutti questi progetti. Credo che senza l’IT oggi non si possa andare lontano. La tecnologia è pervasiva e ci può dare enormi vantaggi competitivi. È importante però fare delle scelte che siano adeguate alla realtà aziendale e che permettano di utilizzare l’IoT, la data analytics, intelligenza artificiale per prevedere gli schemi degli avversari, scegliere gli atleti migliori e migliorare le performance in campo, che sono il nostro asset principale».

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Cattolica Assicurazioni, scaricare a terra l’innovazione

Si chiama “Innovazione & data management” uno dei pilastri fondamentali del piano industriale di Cattolica Assicurazioni e prevede – «la creazione di un repository unico in grado di mettere a sistema vari fenomeni intercettati nell’ambito del nostro processo produttivo, per poi successivamente migliorare e affinare la capacità di costruire il pricing, di gestire i sinistri, di identificare le frodi, di individuare possibilità di upselling e cross-selling» – spiega Giovanni Gerardi, head of business intelligence & advanced analytics. «Tutto a partire dalla nostra base dati sui clienti. In questo contesto, la metafora più calzante mi sembra la sinergia tra il Business – che come il pilota deve prendere delle decisioni tempestive basate sui fatti – e la data driven company – che possiamo immaginare come la mappa e la posizione GPS che consente di fornire tutte le informazioni necessarie al pilota/business affinché faccia le scelte migliori in uno scenario altamente competitivo. Il passaggio dell’infrastruttura dall’on premises al cloud comporta un cambio culturale in diversi processi e aree aziendali: compliance, legal, procurement, controllo dei costi e, ovviamente, IT. È necessario quindi che l’azienda comprenda appieno le caratteristiche del cloud non sono dal punto di vista economico ma in tutte le sue componenti».

Fater, le persone sono il fulcro del cambiamento

Gianluca Nardone, human resources & organization director di Fater, si sofferma sulle leve strategiche che supportano la digital transformation. HR e IT sono chiamate a lavorare in modo sempre più integrato per favorire l’incremento della competitività e della performance organizzativa. «Nuova cultura significa una nuova vision aziendale, nuovi riferimenti valoriali, nuove competenze, non solo hard, ma soprattutto soft. Le persone sono il fulcro del cambiamento. Abbiamo assistito a una crescente distonia tra l’esperienza digitale delle persone fuori dall’ufficio rispetto all’esperienza che le persone vivono in ufficio, questo genera frustrazione e mitiga le potenzialità di performance ed espressione. Il rapporto di contaminazione tra HR, business partner e IT credo che sia vitale per le aziende in questa fase di trasformazione. La metafora dell’auto da rally è molto calzante. Se il navigatore sbaglia a dare una indicazione, il pilota va fuori strada e considerando la velocità con cui l’innovazione corre, l’impatto può essere devastante. Costruire team multidisciplinari però non basta. L’elemento centrale, il vero collante, è la fiducia. Ci vuole intenzione consapevole, agilità, flessibilità per vincere nei mercati attuali».

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Intesa Sanpaolo, l’IT parte integrante del Business

L’ICT ha trasformato le banche da grandi istituti con procedure laboriose a moderni erogatori di servizi con risposte in tempo reale e customer journey costruiti in una logica multicanale. «È pleonastico affermare che nessun servizio bancario o assicurativo è oggi erogabile, se non tramite processi e procedure informatizzate» – spiega Giuseppe Argirò, head of Innovation Sandbox di Intesa Sanpaolo. «Le aziende di successo sono quelle in cui le aree tecniche hanno seminato nuclei di competenza anche nelle funzioni di business. Per una banca, l’IT deve essere always on e ciò porta a dare per scontato la disponibilità di queste risorse, sottovalutando la complessità e l’enorme sforzo necessario ad assicurare la resilience necessaria ai sistemi IT e applicativi per l’erogazione dei servizi. Se il Business resta il metro di misura e indirizzo degli sviluppi tecnologici e organizzativi, un ruolo fondamentale ha anche la Governance dell’IT, intensificata dalla necessità/opportunità di integrare servizi in outsourcing. Accanto ai robusti sistemi o architetture fault tolerant e di disaster recovery, è ancora molto importante un accuratissimo incident e problem management, che nessun algoritmo potrà mai effettuare. L’eccellenza delle competenze e delle risorse umane è ciò che consente di garantire continuità del servizio e sicurezza, che sono parte integrante del prodotto-banca».

Prysmian, trasformare i cavi fisici in una piattaforma smart

Il dibattito sull’allineamento tra IT e Business corre in parallelo all’evoluzione storica del ruolo dell’IT da service provider a business partner. «Ora però il nuovo paradigma digitale suggerisce dinamiche nuove» – afferma Stefano Brandinali, Group CIO e chief digital officer di Prysmian Group. «Lo sviluppo di nuove capabilities passa attraverso l’ingaggio anticipato del CIO/CDO nelle strategie di business. Il CIO/CDO può aprire una porta sulle potenzialità delle nuove tecnologie, e può anche aiutare un’azienda “product-centric” a comprendere nuovi modelli di business. Brandinali suggerisce la metafora dell’esploratore alpino: «Un ruolo poliedrico in grado di giocare in squadra quando si sale in cordata, di fornire servizio di supporto ma anche di “aprire una nuova via” ancora inesplorata». La vera centralità è quella del dato, che è ospitato virtualmente sulla nuvola o su piattaforme ibride, iperconvergenti. «Le infrastrutture devono essere pensate non più a partire dalle capacità/prestazioni, ma dal valore strategico assegnato ai dati, in termini di reperibilità, sicurezza, confidenzialità, velocità di acquisizione. In estrema sintesi, un’azienda come Prysmian produce e vende un prodotto fisico, puro hardware, che sul lungo periodo rischia di soffrire di progressiva commoditization. Per questo, il futuro non può che essere anche software».

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Tecnica, evolvere il business tradizionale in ottica digital

La quarta rivoluzione industriale è un salto evolutivo rispetto al passato. «Si tratta di ripensare le realtà produttive dall’interno con una nuova con logica» – afferma Cristiano Simonetto, Group IT director & e-commerce manager di Tecnica Group. «Molte imprese stanno perdendo troppo tempo per capire la strada da seguire con il rischio di essere spazzate via. Non tutti – però – sono disposti ad affrontare la complessità che questo comporta. Molti scelgono delle scorciatoie, ma è l’intera organizzazione che deve essere digital, non un singolo team». Tecnica Group sta affrontando l’ultima tappa di un percorso di trasformazione.

«La parola d’ordine è multidisciplinarietà per elevare soluzioni tattiche verso una strategia comune di gruppo e far evolvere il nostro business in ottica digital». Per quanto auspicabile – «non è detto che il dialogo tra IT e Business sia veramente praticabile in tutte le realtà aziendali». Se la conquista è il nuovo continente digitale – «in molti casi bisogna tracciare una nuova rotta e cominciare da zero. Dobbiamo essere pronti a capire in tempo chi è il prossimo che “ruba” il nostro business. Il CIO sarà sempre più simile a un product manager di business con competenze informatiche in grado di dare uniformità all’ecosistema IT. In ogni funzione aziendale, il CIO deve essere un digital leader – pilota e copilota insieme – perché alla fine è il CIO che si assume la responsabilità del progetto».