LinkedIn annuncia i risultati della Community Research, che fa emergere quali figure legate alla vita personale e lavorativa hanno influito, e influiscono, sulle scelte relative alla carriera dei professionisti italiani
La strada per il successo non è mai semplice, soprattutto se percorsa da soli, per questo, spesso, un’influenza positiva nella scelta del proprio lavoro e nella crescita del percorso professionale intrapreso, sicuramente aiuta i professionisti a raggiungere i propri obiettivi più facilmente. È proprio su questi aspetti legati all’influenza nel mondo del lavoro che LinkedIn ha voluto indagare attraverso la Community Research, che fa emergere quali figure legate alla vita personale e lavorativa hanno influito, e influiscono tutt’ora, sulle scelte relative alla carriera dei professionisti italiani.
Lo studio, sviluppato dalla società Censuswide per conto di LinkedIn, ha coinvolto oltre 2.000 lavoratori italiani, part-time e a tempo pieno, di diverse fasce d’età e provenienza geografica.
La famiglia, gli insegnanti e i professionisti del work placement sono le persone che maggiormente influenzano le scelte iniziale della nostra carriera lavorativa
Tra i principali dati della ricerca, emerge che, in merito alla scelta della tipologia di lavoro e di carriera da intraprendere, circa il 50% degli intervistati hanno fatto emergere diverse tipologie di figure in diversi ambiti della vita personale, il 13% ha indicato i propri insegnanti durante la scuola, l’11% un career advisor o un professionista deputato al work placement dopo il periodo degli studi, il 10,5% il recruiter/HR con il quale i professionisti italiani hanno sostenuto un primo colloquio, l’8% ha attribuito le proprie preferenze ai professori universitari, con il restante 7,5% legato a diverse tipologie di figure significative, come un politico, un business leader o, addirittura, un attore/attrice particolarmente carismatico/a.
Di quel 50% di professionisti che ha indicato molteplici figure chiave nella scelta del proprio lavoro, i suggerimenti ricevuti in famiglia (genitori, nonni, zii, fratelli sorelle e cugini) sono quelli che hanno maggiormente influenzato le scelte dei professionisti italiani con il 59,5% delle risposte; andando nello specifico di questo dato, entrambi i genitori (indistintamente tra madre e padre) risultano come gli elementi familiari più influenti, con il 34,6% delle preferenze, e in particolare il padre, con il 20,5% delle risposte, è il genitore che risulta più influente, mentre alla madre resta solo il 4,7% delle risposte. A seguire, con un netto distacco, vi sono gli amici, che influenzano le scelte dei professionisti italiani in merito al percorso di carriera da intraprendere per il 16,1% degli intervistati, poi le figure professionali incontrate durante le primissime esperienze di lavoro (capi, colleghi e soci di lavoro) con l’11,7% delle risposte, con un restante 5% che attribuisce solo a se stessi le proprie scelte professionali, e il 7,7% di risposte attribuito a fattori generici e non imputabili a nessuna delle principali categorie (es. conoscenti, consulenti, psicologi etc.).
Il maturare degli anni e la maggiore esperienza porta a credere di più in noi stessi, ma i formatori e i superiori in ufficio restano figure chiave per il proseguimento della nostra carriera
Lo scenario cambia sostanzialmente in relazione alle scelte intraprese dai professionisti italiani per il proseguimento del proprio percorso di carriere: in questo contesto, i lavoratori del nostro paese indentificano in se stessi (o in alcuni casi nessuna figura in particolare oltre se stessi) la risorsa fondamentale in termini di crescita professionale, con il 35% delle risposte, a dimostrazione che, con il procedere degli anni, i lavoratori italiani tendono a sentirsi più maturi e self confident rispetto alle proprie capacità di avere successo nel lavoro; a seguire, il 19,5% degli intervistati ha, invece, identificato il primo capo o un superiore nella precedente esperienza professionale; il 18,5% ha indicato l’attuale superiore o manager di linea; il 13,5% degli intervistati si sono dimostrati ancora legati ai professori dei tempi della scuola o dell’università, o un formatore generico, come figure che continuano ad avere influenza anche sugli anni successivi nelle proprie esperienze professionali; il 5,5% ha indicato un/a collega; il 2,5% un business leader e un residuo 1,5% ha addirittura indicato i propri sottoposti in ufficio. In questa speciale classifica, gli “indecisi”, ovvero coloro che hanno indicato più tipologie di risposta, totalizzano il 4% delle risposte.
Competitor, cheerleader e work bestie: uno spaccato sulle figure più influenti nell’ambiente di lavoro
Relativamente all’ambiente lavorativo, i professionisti italiani individuano principalmente tre tipologie di persone come maggiormente influenti sulle scelte intraprese:
- il competitor, inteso come il collega che generalmente ci pone delle sfide da affrontare durante le attività di lavoro;
- la cheerleader (maschio o femmina), ovvero quel/la collega particolarmente brillante e sotto la luce dei riflettori, per attitudine e/o risultati professionali, sempre pronta a motivare e far sentire coinvolti i propri colleghi in ogni attività;
- e il cosiddetto work bestie, ovvero l’amico/a del cuore sul posto di lavoro, quella persona in ufficio più solidale, con la quale ci confrontiamo nei momenti di difficoltà, festeggiamo insieme i successi lavorativi, e con il/la quale può capitare di uscire per un caffè o un aperitivo.
Competitor
Per quanto riguarda i competitor sul posto di lavoro, uno schiacciante 62,1% ha comunque affermato di non percepire la presenza di un reale competitor, a dimostrazione di un elevato senso di sicurezza e autostima da parte dei professionisti italiani, nonché di un clima tendenzialmente disteso tra i team di lavoro nelle aziende del nostro paese. Invece, per il restante 37,9%, il 18,4% degli intervistati affermano di sentirsi in competizione con più di una persona sul lavoro, mentre il 13,6% ne individua solo una. Tra le risposte emerge sicuramente una differenza di percezione tra i lavoratori più junior (24 anni o meno) e i senior: con il crescere dell’età diminuisce la sensazione di competizione in ufficio (solo il 46,5% dei lavoratori più giovani ha risposto di non percepire negativamente la presenza di un competitor, contro il 70,1% degli over 55).
Ma che tipo di influenza comporta il competitor in ufficio? Secondo i lavoratori italiani, la competizione sul posto del lavoro impatta positivamente sulla crescita professionale (38,5%), elemento che dimostra che per i nostri professionisti questo tipo di figura non è assolutamente negativa ma uno stimolo per migliorarsi. Al contrario, il 24,2% degli intervistati pensano che questa competizione abbia invece un’influenza negativa sulla performance lavorative generali e, di conseguenza, sulla crescita professionale.
Andando più nel dettaglio delle dinamiche del rapporto con la figura del competitor in ufficio, il 63,3% dei professionisti italiani coinvolti nella ricerca hanno risposto che il fatto di avere un competitor sul posto del lavoro è un elemento motivante per arrivare al successo. Similmente, il 44,8% dei rispondenti affermano che la competizione li motiva a lavorare anche con più intensità, mentre il 23% addirittura afferma che è stimolato a lavorare più ore. Tra gli altri dati, è interessante notare come il 19,4% degli intervistati affermino che il loro competitor abbia addirittura cambiato il loro modo di vedere il ruolo ricoperto.
Cheerleader
Si passa poi alla figura della cheerleader, ovvero quel/la collega particolarmente brillante e sotto la luce dei riflettori, per attitudine e/o risultati professionali, sempre pronta a motivare e far sentire coinvolti i propri co-worker in ogni attività. Relativamente a questo tipo di figura, nonostante l’abituale attitudine positiva, il 56,3% dei lavoratori italiani afferma che queste persone non sempre risultano impattanti sul successo lavorativo, contro il 38,1% che invece ammettono una influenza determinante per la propria crescita professionale. Comprensibilmente, dovendo scegliere tra il competitor e la cheerleader come figure motivanti, il 70,8% dei rispondenti al questionario afferma di preferire una figura di cheerleader che influenzi con energia positiva l’ambiente professionale e solo l’11,1% preferirebbe la presenza di un competitor, a dimostrazione del fatto che gli italiani preferiscono comunque un ambiente di lavoro rilassato e collaborativo rispetto alla competitività esasperata.
Work bestie
Un’altra figura chiave all’interno dell’ambiente di lavoro è sicuramente il/la collega del cuore (work “bestie”), ovvero quella persona in ufficio più solidale, con la quale ci confrontiamo nei momenti di difficoltà, festeggiamo insieme i successi lavorativi, e con il/la quale può capitare di uscire per un caffè o un aperitivo. Relativamente a questo tipo di figura, dando per scontata l’impatto positivo che ha sul nostro percorso professionale, la ricerca si è concentrata anche sugli aspetti intrinsecamente relazionali: il 32,3% degli intervistati afferma di estendere i propri rapporti al di fuori dell’ambiente lavorativo, per il 20,6% il rapporto si limita alle ore di ufficio, mentre il 44% dei lavoratori italiani non riesce ad identificare in maniera precisa un/a reale collega preferito/a. Comprensibilmente, il work bestie ha una influenza positiva per la propria vita lavorativa: per esempio, il 48% degli intervistati affermano che un’amicizia sul posto di lavora aiuta a gestire meglio lo stress; il 47,7% dei rispondenti sostengono che la presenza di questa figura li aiuti ad affrontare meglio gli impegni della giornata di lavoro; per il 41% l’amico in ufficio aiuta a sentirsi più sicuri di sé stessi; il 36% afferma che un migliore amico in ufficio possa contribuire al successo e alla crescita professionale; il 30,6%, infine, ritiene che una delle motivazioni per cui non vedono l’ora di andare al lavoro è legata proprio alla possibilità di poter incontrare il/la proprio/a amico/a di lavoro.
“La nostra ultima ricerca fa emergere diversi dati interessi in relazione alle scelte professionali, sia all’inizio che in una fase più avanzata della nostra carriera. Risulta evidente che, per i lavoratori italiani, l’influenza dei familiari sia preponderante all’inizio del percorso professionale, mentre man mano nel tempo emergono figure sempre più legate all’ambiente lavorativo. In questo contesto, che può essere al contempo l’ambito dell’azienda, così come i contesti lavorativi extra ufficio, e le piattaforme di lavoro online, i professionisti del nostro paese dimostrano chiaramente come qualsiasi tipo di personaggio legato al lavoro possa risultare determinante e utile nel nostro percorso di crescita. Come LinkedIn, pensiamo che tutte le figure siano fondamentali per la nostra formazione professionale, perché tutte fanno parte della comunità di persone con le quali ci confrontiamo, collaboriamo e dialoghiamo ogni giorno; e la nostra rete di contatti rappresenta, insieme alla formazione e all’esperienza, uno degli elementi chiave che può portarci al successo nel tempo.” ha commentato Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia.
La Community Research di LinkedIn, è parte della nuova campagna internazionale “#InItTogether”, che arriva in Italia con il nome di “#SogniamoInGrande”. Un’iniziativa che negli ultimi mesi ha visto il coinvolgimento di alcuni utenti e influencer italiani presenti sulla piattaforma, che hanno deciso di raccontare la loro storia di successo, per permettere a tutta la community di trarne ispirazione.