Uno studio sulle imprese italiane ha voluto comprendere il grado di maturità tecnologica raggiunto in un’ottica di trasformazione digitale dei processi aziendali
Come è possibile oggi fare impresa in modo intelligente? Condizione necessaria per le imprese che vogliono restare competitive è la capacità di analizzare i trend di mercato, capire le preferenze dei clienti e usare i dati per essere più efficienti e innovative. È una dote fondamentale nell’era della Experience Economy, l’economia della percezione che porta i clienti a cambiare partner tecnologico o servizio a causa di un disallineamento della loro percezione con i valori dell’azienda fornitrice, che oltre a fornir loro la tecnologia o i servizi deve in qualche modo rassicurarli e soddisfarli sempre.
Da qui nasce la ricerca che SAP Italia ha commissionato a IDC e che ha coinvolto da marzo in poi 224 aziende italiane – nell’intero spettro nazionale, dal manifatturiero ai servizi, con dimensioni che vanno da 50 a 5000 addetti – per conoscere il livello di intelligenza raggiunto rispetto a cinque scenari ben definiti: Piattaforme Tecnologiche, Customer Experience, Smart Manufacturing, Smart HR e Smart Procurement.
Il punto fondamentale è il merge virtuoso tra il mondo operazionale (dati oggettivi provenienti dalle operazioni commerciali e produttive) e il mondo esperienziale (la percezione dei clienti verso il valore ricevuto) arriva il valore complessivo di come un’azienda opera sul mercato.
Ecco allora alcune considerazioni scaturite dalla ricerca.
Rispetto alle dinamiche della trasformazione digitale già delineate in passato, oggi è importante la capacità di utilizzare i dati sempre meglio, per comprendere le esigenze dei propri clienti e gestire in modo nuovo i valori intangibili e le percezioni, mixando poi il tutto con i dati solidi provenienti da produzione e vendita, da cui far scaturire un’analisi puntuale dello scenario competitivo.
Cosa significa dunque trasformazione digitale per queste aziende? Essenzialmente far evolvere quattro cose ben precise: canali di relazione, modelli di business, prodotti intelligenti e relazioni interne.
Tra le priorità evidenziate dalla ricerca c’è la capacità di ridurre i costi, di migliorare la soddisfazione dei clienti e di riuscire a entrare in nuovi segmenti di mercato.
Come migliorare allora i processi IT per trasformarsi? Automatizzando od ottimizzando i processi, riducendo e controllando i costi tecnologici, sostenendo l’innovazione del core business aziendale, migrando i propri servizi verso il cloud.
Lo si nota dalle risposte alla domanda su “quali tecnologie investire per migliorare l’azienda”che vedono il cloud al primo posto e a seguire la big data analysis e l’Internet of Things e quindi, a seguire ma ben distaccati la realtà virtuale e aumentata, la data warehouse, il machine learning e il blockchain.
Il cloud senza dubbi può far fare un balzo competitivo importante alle aziende perché abilita la mobilità e la flessibilità aziendale. Importantissima anche la customer experience in tutte le sue declinazioni.
Per lo smart manufacturing c’è una viva sensibilità da parte delle aziende a partecipare ai bandi di finanziamento ma c’è meno percezione di come poter utilizzare bene queste tecnologie al proprio interno.
Sullo smart procurement l’attenzione è altissima in tutte le componenti in cui la dimensione era stata segmentata da IDC.
Infine c’è il settore delle risorse umane, nel quale l’IT deve ancora crescere molto (smart working a parte che viene ormai ampiamente accettato).
Qual è quindi il quadro finale della propensione delle aziende italiane verso la trasformazione digitale? Tutto sommato positiva perché se è vero che il 22% del campione afferma di non volerne sapere, il 56% è interessato ma preoccupato di trovare partner competenti e validi mentre il 21% delle nostre aziende è già attivamente impegnato.