Il nuovo country manager prosegue la linea di Gianluca Busco Arré. Focus sulla crescita del canale e l’apertura di nuove partnership strategiche
Nuovo logo, nuovo posizionamento e nuova proposition ma lo stesso spirito di prima, che prosegue in una continuità strategica. Panda Security è oggi una realtà consolidata nel nostro Paese, in grado di rispondere a tutte le varie esigenze di un reparto IT costantemente alla ricerca dell’ottimizzazione, dello switch tecnologico e della difesa delle piattaforme. L’azienda punta sempre di più al mercato enterprise e ha scelto Lara Del Pin alla guida di Italia e Svizzera per seguire tale strategia.
Il nuovo country manager ha fatto il suo ingresso in azienda in concomitanza della chiusura del primo quarter, prendendo il posto di Gianluca Busco Arrè, che a sua volta ha assunto il ruolo di VP sales and operations Nord America, Italia e Svizzera. «Panda Security gode di una salute di ferro e cresce a ritmi del 43% anno su anno, nel nostro Paese» – esordisce Lara Del Pin. Merito di quanto fatto di buono sinora e del nuovo corso che ci porta ad assumere un ruolo di primo piano al fianco di realtà IT di vario genere, dalla piccola impresa a quella di livello enterprise. La volontà di consolidarsi maggiormente è apparsa chiara già nel 2015, quando la proprietà globale ha deciso di centralizzare la gestione delle country, che sono diventate filiali dirette e non più appannaggio dei distributori locali».
LA CRESCITA DEL GRUPPO
Oggi, sono 17 le persone che, tra Roma e Milano, lavorano per Panda Security, in pratica una startup che però vede all’orizzonte trend di crescita evidenti. «Siamo alla costante ricerca di professionalità, in vari settori, ma anche di partner da includere nel nostro programma. Del resto, rimaniamo un’azienda totalmente operante sul canale, quindi non possiamo che puntare a valorizzare la rete che già vantiamo sul territorio, il modo privilegiato che abbiamo per farci conoscere e ampliare il raggio d’azione. Vediamo grandi opportunità di intervento, dalle telco, al finance, fino al banking e pubblica amministrazione, dovunque insomma ci sia bisogno di tecnologia a 360 gradi, che non si tratti solo di una soluzione di protection».
E infatti, la “nuova” Panda Security è un soggetto capace di realizzare diversi progetti IT. Un focus resta sicuramente quello della cybersecurity ma non è più il solo. Pensiamo al cloud, alle possibilità di connettere cose e persone su network intelligenti e proattivi, sicuri e versatili. La base è una piattaforma avanzata che prende il meglio del cloud per offrire applicazioni di threat hunting, early warning ma anche compliance in termini di GDPR. In quest’ultimo caso, l’interesse è intorno a Panda Data Control, un servizio che si inserisce perfettamente nei vincoli della normativa. Può identificare i dati personali, tracciarli in ingresso e in uscita dalla rete ed è, inoltre, una fotografia interattiva di ciò che accade al dato nelle maglie aziendali, considerando sia gli eventuali attacchi dall’esterno che quelli provenienti dal cuore dell’organizzazione, per bad practice, incongruenze e azioni lesive. L’anello debole è ancora questo.
NUOVO APPROCCIO
Restano i prodotti per l’end user, sia chiaro, ma non più come core business. Senza nascondersi, Panda Security guarda ai system integrator che si affacciano al mondo della sicurezza così da proporre servizi completi ai clienti. Tutto ciò con i vantaggi che arrivano dall’intelligenza artificiale. «In questo modo, possiamo automatizzare la maggior parte delle operazioni, soprattutto in ambito difesa» – afferma Lara Del Pin. «Parliamo di Panda Adaptive Defense quando analizziamo non solo il traffico di malware ma anche goodware. In questo modo, il singolo add-on da controllare è solo una porzione ridottissima dell’archivio di cui siamo in possesso, classificato e in continuo aggiornamento». La formula è semplice. «Se non è noto non viene eseguito – così riduciamo le problematiche ma anche i tempi di risposta, grazie al monitoraggio continuo e fornito su un’interfaccia semplice e mobile friendly, come è necessario che sia nell’era dello smart working e dell’iperconnettività».