Identity Blockchain. Nuovo approccio all’identità digitale

Identity Blockchain. Nuovo approccio all’identità digitale

L’idea che le informazioni che compongono la nostra identità possano essere raccolte, spostate e gestite senza quasi alcun costo, se non quelli puramente tecnologici, è destinata a tramontare

Negli ultimi anni, l’evoluzione di Internet ha reso il concetto di interconnessione strettamente legato alla nostra vita quotidiana. Siamo interconnessi ogni volta che inviamo un tweet, acquistiamo un biglietto aereo, prenotiamo un ristorante o semplicemente ordiniamo un pasto. L’enorme vantaggio è poter fare tutto ciò senza la necessità di lunghe file e senza lasciare le nostre case, poiché la nostra identità – che pure è condizione necessaria per poter usufruire di tali opportunità – non è più legata a un documento cartaceo o a un riconoscimento fisico, ma più semplicemente a un account digitale. Ci stiamo spostando da un’identità fisica a una digitale senza tuttavia coglierne tutti i reali benefici.

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D’altronde l’attuale framework di gestione dell’identità digitale si è spesso mostrato inefficiente e poco sicuro. Siamo costretti a dare informazioni sensibili – numeri di telefono, email, risposte a domande segrete – a società che spesso neanche conosciamo bene. Per ogni servizio digitale al quale vogliamo accedere, dobbiamo ripetere esattamente lo stesso processo e in cambio otteniamo una miriade di credenziali di accesso, impossibili da ricordare. In molti casi, una possibile alternativa è la cosiddetta social registration, ma il prezzo da pagare è una delega ancora più consistente e incondizionata dei nostri dati a società che possono contare gratuitamente su asset digitali molto remunerativi.

Non trascurabile è il fatto che tale processo sia inefficiente e costoso anche per le società che offrono servizi. Non ultimo, questi dati (quindi la nostra identità) associati alle attività che facciamo online (quindi la nostra vita) sono conservati in sistemi centralizzati, spesso vulnerabili ad attacchi informatici, e che – proprio per la loro natura centralizzata – rimangono un obiettivo privilegiato di attacchi hacker. Non vi è dubbio che sia necessario un nuovo approccio in grado di posizionare l’individuo al centro della propria identità digitale, e al contempo garantire privacy e sicurezza senza erigere enormi barriere a protezione delle informazioni che riteniamo sensibili, ma adottando sin dall’origine concetti quali privacy by design sostenuti da adeguate tecnologie.

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La Blockchain offre concretamente tale possibilità. Si tratta di un database distribuito basato su affidabili algoritmi crittografici in grado di contenere tutti gli elementi necessari a comporre l’identità digitale di ognuno di noi. Nessuno è proprietario esclusivo dei dati e tutti possono verificare e utilizzare tali dati nel rispetto di determinate condizioni. Ognuno di noi potrebbe essere in grado di decidere quali dati mettere a disposizione per usufruire di un determinato servizio e per quanto tempo. Non saremo più costretti ad aggiornare decine di profili ogni volta che cambiamo banca, indirizzo o numero di telefono. Non dovremo più allegare o fare upload di copie del nostro passaporto. Registriamo già in diversi paesi del mondo soluzioni di Blockchain Identity Management come per esempio sta accadendo in Canada, oppure interessanti proposte internazionali quali quella del consorzio ID2020, che ha costruito un modello in grado di fornire un’identità digitale a milioni di persone che oggi non hanno neanche un’identità tradizionale. Tuttavia, esistono ancora molte difficoltà da superare, alcune legate alla gestione della Blockchain in senso lato, quali scalabilità, interoperabilità e contesto legislativo; altre invece legate proprio al tema di un’identità distribuita e non più in possesso esclusivo dei governi o delle grandi multinazionali. Non sarà semplice sciogliere questi nodi, poiché mettono in discussione posizioni consolidate e modelli di business ultra redditizi. Ma come già successo in passato in situazioni simili, i casi d’uso, le necessità del mercato, nonché le nuove tecnologie, saranno determinanti nel consolidare questo nuovo approccio all’identità digitale.

Guido Sandonà membro del direttivo CLUSIT con delega sul tema Blockchain