La piattaforma che ha introdotto il social network nel mondo dei pagamenti digitali verrà chiusa a metà giugno per vari motivi
Aveva debuttato negli Stati Uniti a fine del 2015 e in parte dell’Europa due anni dopo. Ora il servizio di pagamenti P2P a bordo di Messenger chiuderà, per vari motivi. In cima a tutti potrebbe esservi la questione privacy, con il gigante dei social che, per utilizzare la piattaforma, chiedeva ai richiedenti di registrare i propri dati personali e le informazioni sensibili, comprese quelle sui metodi di pagamento, un particolare che di questi tempi lascia più di un dubbio circa la riservatezza di credenziali e contenuti strettamente individuali.
Inoltre, poiché il servizio non è un’offerta diretta da banca a banca, non permette di ottenere quei benefici del fintech odierno, richiedendo persino due o tre giorni per il trasferimento del denaro; insomma P2P solo in teoria.
Cosa succede adesso
Mentre per alcuni la notizia è che un tale servizio esisteva fino a ieri (effettivamente quanti ne erano all’oscuro?), altri che hanno affidato al social network i loro dettagli di pagamento, potrebbero aver qualche risentimento in più per aver scommesso su un progetto che è destinato a morire. In una e-mail inviata a INQ, Facebook ha confermato: “Ti stiamo contattando perché hai utilizzato il nostro servizio Peer-to-Peer (P2P) per inviare e ricevere denaro con amici e familiari su Messenger”.
“Desideriamo informarti in anticipo che stiamo interrompendo la funzionalità, che verrà dismessa a partire dal 15 giugno 2019. Tieni presente che sebbene non sarai in grado di inviare e ricevere denaro con amici e parenti dopo tale orario, potrai comunque completare altre transazioni su Facebook, come le donazioni alle organizzazioni no profit. Grazie per averci affidato le tue esigenze di pagamento. Siamo spiacenti per l’inconveniente che ciò potrebbe aver causato”.
Non è ben chiaro perché il progetto andrà incontro ad una fine prematura ma è evidente che la multinazionale ha un bel po’ di problemi da risolvere prima di tuffarsi nuovamente a capofitto nella gestione di una così vasta mole di dati personali. La sensazione è che Zuck abbia capito che è meglio lasciar fare il loro lavoro a chi è concentrato solo sul finance, espandendosi altrove, su campi più prettamente di intrattenimento e meno gravosi per l’identità degli utenti.