Formarsi per competere

Svolta AICA e Comune di Bari hanno realizzato un modello di eccellenza nella formazione digitale dei dipendenti pubblici della PA. Lavori in corso

Secondo i dati Istat, l’Italia è in recessione tecnica e gli analisti prevedono nuvole nere anche nei prossimi mesi. Alcuni settori sono però in controtendenza. Tra gli altri, l’IT, dove gli investimenti (Assintel Report), dovrebbero crescere quest’anno del 2,3 per cento: merito del processo di trasformazione digitale avviato da molte aziende, che ha fatto registrare una crescita a due cifre di cloud (+25%), IoT (+18%), intelligenza artificiale (+31%), big data e analytics (+26%).

È un buon periodo anche per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione: il giro d’affari quest’anno dovrebbe mantenersi sui livelli record raggiunti lo scorso anno, con un +13,4% rispetto all’anno precedente, al termine di un quinquennio da incorniciare. Per le aziende manifatturiere italiane, è davvero indispensabile continuare a investire in innovazione, per contrastare l’attuale momento economico negativo, invertire la rotta e poter competere con successo nei mercati di oggi e del futuro. Adesso – però – viene la parte più difficile: dagli investimenti in nuove tecnologie bisogna passare agli investimenti in risorse umane. All’interno delle organizzazioni servono persone con le giuste competenze per far funzionare al meglio macchinari e impianti, analizzarne i dati ed estrarne informazioni con le quali rendere le aziende più efficienti, più produttive, e quindi più competitive. Sarà il capitale umano delle aziende – a tutti i livelli – che potrà fare la differenza: la tecnologia da sola non può certo fare nulla. Purtroppo, la questione della carenza di competenze digitali nelle aziende è annosa.

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Per l’Osservatorio del Politecnico di Milano è il principale elemento di freno allo sviluppo di progetti di big data analytics: il 77% delle grandi aziende segnala una carenza di risorse interne dedicate alla data science. Visto che il mercato è alla ricerca di forza lavoro con un adeguato sapere digitale, bisogna adeguare i percorsi formativi per i giovani, e sostenere un serio aggiornamento professionale digitale per i lavoratori. Per quanto riguarda i giovani, all’interno di Impresa 4.0 il Governo ha stanziato importanti risorse economiche, destinate in particolare agli istituti tecnici superiori (ITS), cioè le scuole per le tecnologie applicate al manifatturiero, partecipate da imprese, università, centri di ricerca, istituti secondari ed enti locali. Per i lavoratori, finalmente sono entrati in funzione i competence center, poli di eccellenza creati da università e centri di ricerca, connessi al mondo industriale, luoghi di innovazione e formazione intorno ai quali si svilupperà l’Industria 4.0.

La condivisione sistemica della conoscenza è indispensabile per innovare, quindi mondo del sapere e mondo dell’impresa devono collaborare strettamente. Serve anche una collaborazione all’interno delle aziende: va facilitato il confronto di competenze tra le diverse generazioni per combinare la conoscenza dettagliata del business con le conoscenze tecnologiche. È anche necessario riorganizzare il lavoro, utilizzando le potenzialità delle risorse umane per attività a maggior valore, bilanciandole al meglio con le attività automatizzate. Perché questo avvenga, anche i manager devono aggiornare le loro competenze: non basta più essere bravi direttori di stabilimento, o esperti di nuove tecnologie, ma occorre dotarsi di un mix di competenze tecniche e trasversali per sostenere il cambiamento.

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