Facebook: condizioni lavorative pessime per i suoi moderatori

Il controverso abbonamento di Meta sottoposto al controllo dell’UE

I moderatori di Facebook sarebbero sottoposti a orari massacranti a fronte di una retribuzione poco superiore al limite legale. Inoltre, a causa della costante esposizione a contenuti violenti, molti soffrono di disturbi mentali

Facebook è tra le aziende più impegnate nella lotta alla diffusione online di fake news, bufale e contenuti violenti, offensivi, misogeni e razzisti. Il social network a tale scopo ha allestito un team di 15mila persone che 24 ore su 24 in 20 diverse sedi sparse nel mondo si occupano di moderare ciò che viene pubblicato sulla piattaforma per identificare ed eliminare ciò che viola le policy dell’azienda. Stando a quanto emerge da una inchiesta di The Verge, le condizioni di lavoro di questi moderatori non sono proprio ottimali. Il sito di tecnologia in particolare è riuscito a scoprire cosa avviene all’interno di Cognizant, azienda di Phoenix a cui  Facebook appalta una parte di questa attività di monitoraggio.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Alcuni dipendenti ed ex lavoratori di Cognizant hanno raccontato di turni stressanti e con orari stringenti e del fatto che la costante visione di contenuti violenti ne abbia messo a rischio l’equilibrio psicofisico. Diverse delle persone intervistate, il cui guadagno medio è inferiore ai 30mila dollari all’anno contro i 240mila dei dipendenti di Facebook, hanno lasciato l’azienda dopo appena un anno lamentando problemi di salute mentale. Ad alcuni sono stati diagnosticati disturbi post-traumatici da stress e ansia mentre altri sono arrivati a convincersi che le teorie complottiste sono reali. Anche l’organizzazione del lavoro non è delle migliori. I dipendenti hanno due pause di 15 minuti, che per la maggior parte trascorrono in coda ai servizi igienici, più mezz’ora per il pranzo. I moderatori poi sottolineano che in media hanno 30 secondi per decidere se un contenuto debba essere rimosso o meno e lamentano un grande stato di confusione in quanto le policy in merito cambiano costantemente.

Leggi anche:  LinkedIn punta sulla tab video: contenuti selezionati per approfondimenti di qualità