Il direttore dei servizi IT Maurizio Bonomi svela il piano di rifondazione tecnologica del più vincente club italiano al mondo
Nell’aprile del 2017, Fininvest ha ceduto ufficialmente l’A.C Milan alla Rossoneri Sport Investment Lux, società creata ad-hoc dall’investitore cinese Li Yonghong. Da quel momento, l’ex proprietario ha messo in piedi un passaggio funzionale di tutti gli asset aziendali al manager orientale, comprese le infrastrutture IT. Ed è proprio nella primavera dello scorso anno che Maurizio Bonomi, attuale direttore dei sistemi informativi dell’A.C. Milan e consulente di DXC Technology, ha preso in mano le redini della situazione. Una situazione non complessa dal punto di vista del parco macchine ma varia ed eterogenea perché figlia di un trentennio in cui lo sparuto gruppo di tecnici al servizio della squadra ha adottato tecnologie, piattaforme e applicazioni differenti, non ottimali per l’interoperabilità e l’adeguamento ai paradigmi IT che si sono succeduti negli anni.
«Quando sono entrato in contatto con il Milan» ci spiega Bonomi «sono partito con l’analizzare lo stato di fatto degli strumenti fino a quel momento utilizzati. La vecchia proprietà, a guida Fininvest, aveva dato un anno di tempo per migrare dai sistemi esistenti ad altri, esterni all’azienda. Un’operazione assolutamente comprensibile, visto il trasferimento di consegne a Li Yonghong ma non così facile ad attuarsi».
Come spesso accade, l’organizzazione ha sfruttato le necessità portate dalla cessione per rivedere tutte le principali dinamiche IT e rafforzarle, dove opportuno. Un compito che è spettato ovviamente all’allora neo-nominato “CIO as-a-service”. «Durante gli anni con Fininvest di rado si era sentita l’urgenza di dedicare un team specializzato alla gestione informatica del Milan» prosegue. «Il legame tra il business di una società di calcio e le mire di un reparto IT, grande o piccolo che sia, ancora oggi appare sfumato, non così evidente e concreto. Si pensi allora a cosa doveva essere 15 o 20 anni fa, quando l’informatica muoveva i primi passi fuori dagli uffici di aziende specializzate per popolare ambiti differenti ancora non del tutto chiari».
«La migrazione da Fininvest a Rossoneri Sport Investment Lux è arrivata in un momento di forte ripensamento tecnologico delle realtà sportive, ma allo stesso tempo ha subìto inevitabili rallentamenti dovuti alla burocrazia del trasloco e alle altre vicende che hanno interessato il club. Non nascondo le difficoltà di mettere in primo piano la questione di una netta rifondazione della divisione deputata alla conduzione dei processi digitali, essenziali per la costruzione di un ambiente che si sappia muovere in armonia, su più livelli e contesti».
I macro-obiettivi del Milan possono essere sintetizzati in tre passaggi: separazione IT dalla struttura precedente, implementazione di nuovi servizi, attivazione di una serie di funzionalità tali da rendere la società un vero digital team di caratura internazionale. Il modello da seguire? I principali club europei, quali Real Madrid, FC Barcellona, Bayern Monaco, Juventus, che negli anni hanno fondato i loro successi anche sull’eccellenza della digitalizzazione a 360 gradi, sia internamente che verso l’esterno.
Per seguire una simile strada di miglioramento, il Milan ha scelto DCX Technology, fornitore capace di modernizzare i sistemi di organizzazioni di qualsiasi dimensione, incanalandoli verso tematiche già pronte per affrontare le sfide del futuro. «Attualmente le varie tecnologie scelte dal Milan girano sui server di DXC nell’area milanese e, nonostante il flusso debba ancora essere ottimizzato, la migrazione ci permette di guardare favorevolmente a ulteriori integrazioni, che saranno un vantaggio per chiunque gravita intorno al mondo dei rossoneri». In che modo? Poggiandosi su fondamenta IT solide, la società potrà mettere in fila una serie di risultati utili anche alle prestazioni sportive. Ad esempio? pensiamo al patrimonio informativo di Milan Lab, un impianto di prestigio tra i club nostrani e forse esteri, che deve essere valorizzato, proprio grazie agli aggiornamenti delle dorsali hardware e software a cui accinge lo staff tecnico. «A quel punto – sottolinea il direttore IT – sarà più semplice declinare le applicazioni attuali in utilizzi diversi, che traggono beneficio da alcuni trend. L’intelligenza artificiale è tra questi; uno strumento che può rivoluzionare l’approccio al calcio, alle tattiche, agli allenamenti».
Il seguito verrà da sé: dal sito web alla gestione del ticketing, dall’outsourcing di certe attività allo stadio interattivo. Insomma, il Milan ha tutto da guadagnare dalla figura di Maurizio Bonomi e del gruppo che ha saputo costruire e che sta costruendo. «Quella è stata la parte più bella. Dover incrementare le risorse, scegliendo professionalità affini e differenti, ha voluto dire confrontarsi sul passato per ripartire dal presente e disegnare il Milan di domani. Adesso sentiamo più presente il compito di dover portare avanti un’identità IT che prima non c’era o non veniva avvertita come reale. L’importante è avere dinanzi obiettivi ben precisi e una visione di insieme chiara su cosa serve per raggiungerli. In tale ottica non possiamo che apprezzare il lavoro svolto dalla Juventus e dai big europei, che forse prima di noi hanno carpito le potenzialità del digitale in tante aree di interesse per un’azienda calcistica, l’italiana più vincente fuori dai confini nazionali».
Del resto lo insegna la storia stessa del Milan che fu: negli anni ’90, la squadra che ha vinto tutto, a livello continentale e oltre, aveva capito la valenza scientifica dell’analisi dei dati, seppur con tool che oggi definiremmo “preistorici”. «Da lì bisogna ricominciare, applicando modelli avanzati a teorie esistenti. Lo scopo di un’entità come il Milan è lo stesso di qualsiasi altra multinazionale: fare profitto. Ed è solo capendo che ricavi e guadagni vanno di pari passo con le prestazioni sportive che si può arrivare soddisfatti al traguardo».