Red Hat, una delle aziende leader nel software Open Source, dove ha raggiunto livelli di eccellenza con la propria community, accoglie partner e clienti per celebrare i risultati e annunciare l’acquisizione da parte di Big Blue
Il benvenuto, affidato a Gianni Anguilletti, Regional Director Italia, Turchia, Israele e Grecia di Red Hat, fa da introduzione a una giornata che resterà negli annali dell’azienda. Tanto per cominciare, l’affluenza: più di 1.600 partecipanti, da confrontare con i già interessanti 1.000 di un anno fa. Con ogni probabilità, una presenza catalizzata anche dalla notizia dell’acquisizione, effettuata da IBM, che ha assorbito Red Hat con un esborso di circa 34 miliardi di dollari, la cifra più elevata mai spesa per un’operazione di questo genere nel mondo del software, praticamente l’ammontare di una manovra economica Italiana.
Tornando all’evento, Open Source Day 2018 di Milano ha visto la partecipazione di 47 partner (da IBM a Cisco, da HPE a Intel, da Lenovo a Microsoft solo per citarne alcuni) e si è sviluppato, oltre che sugli interventi nella sala principale, su 48 sessioni parallele dedicate ad argomenti specifici. «I valori fondanti di Red Hat sono quattro: libertà, coraggio, impegno e responsabilità – ha commentato Anguilletti -. Questo perché libertà senza impegno porta anarchia, mentre coraggio senza responsabilità è follia». Su queste basi, Red Hat, nata nel 1993, ha costruito una storia di successo, costellata di realizzazioni importanti e dedicata al software open source e a Linux, che l’azienda ha portato a livello Enterprise. Tra le altre, l’ottavo maggiore incremento del valore del titolo nello stesso giorno della quotazione al Nasdaq, l’11 agosto 1999. «Oggi in Italia siamo 150 persone, di cui 1/3 sono ingegneri sviluppatori di software», ha aggiunto Anguilletti.
Partner ottimale per la Digital Transformation
«Sta cambiando la natura del lavoro in sé -, ha commentato Michel Isnard, Vice President Regional Sales EMEA di Red Hat – e questo è l’essenza della Digital Transformation. Noi siamo in grado di offrire un set di funzioni che consentono ai nostri clienti di implementare la trasformazione digitale». Il mercato è caratterizzato da una dicotomia importante, ha aggiunto Isnard: da una parte le banche, che hanno denaro da investire ma non sanno utilizzare i dati che possiedono, dall’altro le industrie, che hanno la capacità di gestire i dati ma non hanno il denaro. «Il 90% delle aziende sono impegnate in progetti di digitalizzazione, ma solo il 16% sono convinte che la loro strategia sia corretta».
La strada è allora quella della disruption, un cambiamento fondamentale che Red Hat ha portato sul mercato fin dalla sua fondazione e che ha convinto molti leader ICT a passare da scettici a credenti nell’ambito dell’Open Source, ha proseguito Isnard. «Il futuro è nel cloud, che sarà ibrido e multicloud. Non ci si deve legare a un solo fornitore o a un solo cloud provider. Occorre premiare sempre la versatilità, nell’approccio al cloud». La pianificazione è morta: mentre le aziende perdono tempo a pianificare, il mondo è già cambiato e tutto quello che si implementa è già obsoleto. «Occorre essere liberi, come gli impiegati di Red Hat, che sono abituati a pensare da imprenditori – ha concluso Isnard -. Red Hat ha portato l’Open Hybrid Cloud alle aziende Enterprise e, con l’acquisizione, IBM è oggi il maggiore fornitore di soluzioni di cloud ibrido al mondo.