A ottobre scorso, Annalisa Pastore è diventata la prima donna professore ordinario di Scienze alla Scuola Normale di Pisa, il prestigioso istituto nato nel 1810 per decreto napoleonico, sul modello dell’École Normale Supérieure di Parigi per formare i futuri insegnanti dell’Impero, e con essi una nuova élite intellettuale europea basata esclusivamente sul merito e sul talento individuali.
Ci sono voluti oltre 200 anni. Difficile non notarlo. Gli stereotipi di genere resistono e si perpetuano, nelle pieghe della nostra società, in famiglia e in azienda, in modo sottile e impercettibile, perché spesso agiscono in maniera inconsapevole. Basta osservare uno scaffale di giochi per l’infanzia in un negozio, oppure le bambine di fronte alla scelta delle attività del tempo libero e del percorso di studi, o le donne alle prese tra famiglia e carriera. Il mercato del lavoro in Italia è caratterizzato da una persistente bassa occupazione femminile, specialmente al Sud; da divario retributivo tra uomini e donne, tanto più marcato quanto più alto è il ruolo ricoperto (dati Eurostat); da difficoltà all’accesso a posizioni di alto livello, il cosiddetto, “soffitto di cristallo”.
IL COSTO DELLA DISCRIMINAZIONE – A fare le spese della discriminazione sono soprattutto le donne di età compresa tra i 40 e i 49 anni, strette tra cura dei figli e dei familiari anziani, la cui scelta obbligatoria spesso è il part-time, per cui opta ben il 32,4% delle donne, complice anche una condivisione ineguale nelle attività di cura, scarsa cultura della conciliazione e carenza di servizi di welfare. Carriere interrotte e lavori precari e temporanei a basso reddito acuiscono poi il divario salariale e pensionistico e fanno sì che in Italia ad alto rischio di povertà siano soprattutto le madri single con figli minori e le donne a capo di famiglie con componenti complessi.
UN OSTACOLO PER LA SMART ECONOMY – La maternità in Italia è scoraggiata ed è, nei fatti, uno dei principali ostacoli per l’accesso a un posto di lavoro, uno svantaggio quindi anziché un valore sociale, come confermano alcuni dati. La spesa per famiglie e figli è ferma all’1,5% del PIL secondo l’ultimo bollettino di Eurostat, contro il 2,4 della vicina Francia. Il 51,4% dei bambini sotto i due anni è oggi curato e cresciuto dai nonni. In Italia si fanno sempre meno figli (1,35 per donna), le nascite del 2017 sono state 464mila, il 2% in meno rispetto al 2016: abbiamo raggiunto dunque un nuovo minimo storico. Creare un contesto che promuova l’uguaglianza di genere non è solo una faccenda che riguarda i diritti umani, ma è anche un obiettivo per lo sviluppo della smart economy, i cui pilastri sono la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
RESPONSABILITÀ DELLE HR – In una situazione resa più acuta dalla contrazione del welfare state e dalla velocità dei mutamenti nel mercato del lavoro e nella società, si richiede oggi a tutti gli attori che operano nelle delicate fasi di transizione – dell’educazione, della formazione e del lavoro – una maggior consapevolezza e l’impegno fermo a operare con responsabilità e professionalità per costruire e garantire pari diritti e pari opportunità, ciascuno nei propri ambiti. A questa sfida, l’Associazione Italiana per la Direzione del Personale (AIDP) ha risposto, insieme ad altri 7 partner europei, con un grande progetto – Get Up – che abbraccia due anni, e che vogliamo raccontare con Claudia Tondelli, referente AIDP Diversity e senior manager HR & Stewardship di Kohler Company.
IL PROGETTO – “Get Up – Gender Equality Training to overcome Unfair discrimination Practices in education and labour market” – prende avvio a inizio 2017 grazie al finanziamento della Direzione Generale Giustizia della Commissione Europea, nell’ambito del programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza. Il progetto è realizzato da un consorzio internazionale, composto da 8 organizzazioni: UIL, la copofila, insieme ai partner AIDP, LETU (Lithuanian Education Trade Union), ALDA (European Association for Local Democracy), DIESIS (European research and development service for the social economy), l’associazione FORMA.Azione, WETCO (Bulgarian Workers Education and Training College) e MUT (Malta Union of Teachers).
RISORSE OPEN PER TUTTI – Il progetto Get Up mette a fattor comune azioni positive e strumenti utili e liberamente accessibili a tutti gli operatori della filiera scuola-formazione-lavoro. Promuove campagne di sensibilizzazione sui tre temi chiave #wasteoftalent #genderpaygap #worklifebalance attraverso un photo contest, affissioni pubblicitarie nei luoghi di cultura e traffico delle principali città europee, video e immagini per dare viralità ai contenuti e serious games, giochi di ruolo per i ragazzi delle scuole medie e superiori per contrastare gli stereotipi di genere. Inoltre, Get Up rende fruibili, in modalità open, una considerevole quantità di risorse sul tema come bibliografie, materiali didattici e di approfondimento, ricerche e confronti internazionali, notizie, eventi, casi esemplari di aziende e operatori, tutti accessibili dalla piattaforma www.getupproject.eu.
PER LE AZIENDE – Get Up offre un percorso formativo transnazionale rivolto a tutti i professionisti che operano nelle fasi di transizione scuola-formazione-lavoro (orientatori/trici, insegnanti con funzione orientativa, selezionatori/trici, operatori/trici dei centri per l’impiego, manager delle risorse umane) per l’adozione dell’European Minimum Standard of Competences (EMSC) on Gender Equality. Se i pregiudizi familiari e sociali agiscono in modo rilevante sui comportamenti dei singoli e diventano spesso prescrittivi e profetici (imitazione, modellamento, rinforzo), gli stereotipi e la discriminazione di genere hanno un costo economico in azienda, misurabile, e anche alto. Segregazione settoriale e verticale, spreco dei talenti, differenziazione salariale, soffitto di cristallo sono esempi di esiti discriminatori che rendono le nostre aziende rigide, poco meritocratiche e competitive, meno attrezzate quindi ad affrontare contesti internazionali e in forte cambiamento dove il motore dell’innovazione è spinto sempre più dalle possibilità espressive della propria forza lavoro.
PER LA GESTIONE DELLE HR – Capita troppe volte che nelle aziende italiane molto sia affidato alla pancia o alle inclinazioni del manager di turno. Ma le politiche di attrazione dei talenti, le proposte di conciliazione vita-lavoro e di welfare aziendale devono partire oltre che dalla conoscenza della propria organizzazione (affidata sempre a metriche e analytics) anche da un approccio professionale al tema di genere. Uno dei meriti del progetto è proprio l’aver sancito, in maniera chiara e integrata, l’importanza delle pari opportunità di genere come ambito di professionalizzazione e non più, semplicemente, come ambito di rilevanza etico-sociale.
Sonia Rausa – AIDP
L’energia delle persone
AIDP– Associazione Italiana per la Direzione del Personale – è il network italiano dei
manager e professionisti HR. Una community di oltre 17.000 membri, 3000 soci attivi, 16 gruppi regionali, una rete internazionale. Dal 1960 AIDP promuove uno sviluppo serio e responsabile della cultura manageriale in ambito risorse umane. Attraverso eventi, pubblicazioni, progetti e studi sul mondo del lavoro sostiene il successo delle organizzazioni e la crescita delle persone che vi lavorano.