Doppiata la boa dei vent’anni, Kaspersky Lab ingrana la marcia verso la nuova frontiera della protezione nell’era della iperconvergenza: infrastrutture critiche, fabbriche, motori. Senza abbassare di un millimetro la guardia sulle minacce che riguardano il business e le persone

Vent’anni di costante presidio dell’integrità delle informazioni custodite dai nostri dispositivi digitali. Vent’anni di ricerca nel campo delle migliori tecnologie di difesa. Ma soprattutto di instancabile indagine sulle tecniche utilizzate da chi diffonde il cosiddetto malware e sulle risposte più adeguate, sul piano tecnologico e comportamentale, che aziende e individui possono dare in veste di utilizzatori di informatica. Nel mercato della protezione degli endpoint – un termine che nell’era dell’IoT è quanto mai inclusivo – Kaspersky Lab è il numero uno nella capacità di trasmettere il messaggio di una cybersicurezza olistica. Ed è il primo, tra gli storici big del software antivirus, ad aver capito che oggi la battaglia della protezione si sta spostando dall’IT all’OT, ovvero verso l’operation technology nelle fabbriche 4.0 e nelle reti infrastrutturali, dove digitalizzazione e Internet delle cose galoppano. Nel 2017, secondo gli esperti del Cyber Emergency Response Team di Kaspersky, il 37,8% dei computer ICS (Industrial control systems) su scala globale ha subito una cyberminaccia. L’azienda fondata da Eugene Kaspersky si è schierata dal 1997 sul fronte della consapevolezza come efficace strumento di prevenzione. Tanto da aver messo in funzione, in questi vent’anni di attività – insieme ai suoi laboratori di sviluppo e accanto alla Kaspersky Security Network puntata come l’antenna di un radiotelescopio sull’oscuro universo degli hacker – una potente macchina di informazione, training e divulgazione. Coinvolgendo un pubblico sempre più vasto attraverso tutti i media a disposizione: persino gli informatici più in erba, i bambini delle elementari, partecipano grazie a Kaspersky Lab a giochi e spettacoli teatrali che insegnano loro a difendersi da fenomeni come il cyberbullismo.

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Morten Lehn general manager Italy Kaspersky Lab
Morten Lehn general manager Italy

ITALIA, 10 ANNI DI PROTEZIONE FIRMATA KASPERSKY LAB

«È anche per questo – riconosce Morten Lehn, general manager per l’Italia – che Kaspersky Lab riesce a crescere in un mercato in leggera sofferenza».

Specie nel comparto B2C – dove il caratteristico brand verde della protezione del PC vanta ormai secondo GFK il 53% del mercato – vendere sicurezza è complesso. Lo stesso vale nel B2B, dove è forte la spinta competitiva, e le aziende, che devono affrontare i presupposti nuovi della sicurezza di un business digitale e condizionato dalla mobilità dei consumatori, spesso sono disorientate. Sul successo dell’azienda russa, che sta trasferendo buona parte della infrastruttura a Zurigo – compresa la “catena di assemblaggio del software” e i server che immagazzinano e processano i dati di Kaspersky Security Network – incidono, insieme alla capacità di educare il suo pubblico, l’autorevolezza di uno dei pochi sviluppatori indipendenti con capitale privato, libero dai vincoli della quotazione in Borsa e focalizzato sulla cura e la qualità di prodotti. Uno sforzo al quale contribuiscono quasi quattromila dipendenti a livello globale in 35 uffici sparsi in 31 paesi, capaci di generare nel 2017 un fatturato che sfiora i 700 milioni di dollari. In autunno, sfumata l’eco delle celebrazioni del ventesimo compleanno della corporate, Lehn e i suoi collaboratori si preparano a festeggiare il decimo anno di presenza in Italia, dove nei due uffici di Milano e Roma lavorano ormai circa cinquanta collaboratori.

Dieci anni in cui Kaspersky ha percorso tappe importanti, affrontando una concorrenza spietata nel segmento consumer e SoHo e sorprendendo gli osservatori con la sua efficace azione sul mercato enterprise. «Sì, oggi andiamo davvero forte nel cosiddetto public sector, nella PA centrale, ma anche nel finance, nel fashion. C’è ancora molta strada da fare, perché la consapevolezza della gravità delle minacce è insufficiente, tra il grande pubblico ma anche nelle aziende. Senza una corretta percezione del rischio, nessuno investe seriamente in sicurezza» – riconosce Lehn. Il rischio, prosegue il responsabile di Kaspersky Lab in Italia, è molto elevato perché l’industria del cybercrime ha sviluppato in questi anni una vera e propria “gamma di soluzioni” vendute sul mercato nero del Deep Web, dove per pochi soldi si può reperire tutto quello che serve per condurre attacchi sempre più mirati, efficaci e remunerativi. Ormai anche negli ambiti finora ritenuti immuni, come i sistemi di controllo di impianti e fabbriche. «Sono almeno due o tre anni che discutiamo di questa problematica e cominciamo a notare una certa attenzione da parte del mondo industriale» – afferma Lehn, anticipando il collega Fabio Sammartino, che coordina le attività dei tecnici del pre-sales, sulle ultime novità di Kaspersky Industrial CyberSecurity. Il 2017 è stato del resto un anno record per prodotti come KATA (Kaspersky Anti Targeted Attack), focalizzato sulla protezione dalle minacce APT, persistenti e avanzate. La soluzione contro gli attacchi mirati si avvale di quella miscela di tecnologia e intelligence che Kaspersky Lab ha coltivato attraverso la Security Network, la squadra di Incident Response e soprattutto il Global Research & Analysis Team (GReAT), la macchina analitica che Kaspersky Lab utilizza nei suoi prodotti per dare la caccia ai malware ancora sconosciuti e nella sua estesa gamma di servizi a supporto della clientela aziendale.

LE TRUFFE IN BITCOIN E COME EVITARLE

«La squadra di Incident Response di Kaspersky Lab è costituita dai membri del Global Emergency Response Team (GERT), distribuiti su scala globale e coordinati centralmente dal nostro quartier generale, anche se ogni membro gode di ampia autonomia locale di azione» – risponde Francesco Figurelli, componente italiano del team. Le principali attività – prosegue il tecnico – vertono su tre domini. «L’Incident Response, inteso come supporto ai nostri clienti in tutte le fasi di gestione di un incidente di cyber security. La Digital Forensic per l’acquisizione di evidenze digitali e il Malware Reverse Engineering, cioè la caratterizzazione tecnica dei tool maligni, che serve a estrapolare indicatori tecnici e comportamentali per una più completa gestione degli eventi». Il supporto offerto ai clienti vale in fase operativa (rilevazione di un incidente in corso, sua caratterizzazione e definizione di una strategia di remediation/eradication) ma anche in via preventiva, con attività mirate di scoperta e valutazione tecnica di contromisure. Composto da quaranta ricercatori di venti nazioni diverse, il Global Research & Analysis Team (GReAT) può essere considerato l’unità di élite di Kaspersky Lab – come racconta Giampaolo Dedola, l’unico componente italiano del gruppo.

«Ciascuno di noi ha il compito di svolgere attività di ricerca per identificare e analizzare i malware più avanzati, trovare nuove soluzioni che consentano di combattere al meglio le nuove minacce informatiche e mantenere la leadership di Kaspersky Lab nel mondo della cybersecurity».

Si possono distinguere due grandi categorie di attaccanti – prosegue Dedola: «Alcuni sono dotati di strumenti abbastanza convenzionali. Altri cercano di affinare le loro metodologie, spesso escogitandone di nuove. Il primo gruppo di attaccanti preferisce “il volume”, colpendo il maggior numero di utenti possibile per ottenere un vantaggio economico» – spiega Dedola. Spam, phishing, ma anche i ransomware e i trojan per il furto di dati bancari fanno parte di questa categoria che ultimamente registra un aumento degli attacchi finalizzati al furto di criptovalute o all’installazione di miner, programmi sfruttati per generare le criptovalute con il mining. Il numero di utenti che hanno subito un attacco di questo tipo è cresciuto, passando da 1,9 a 2,7 milioni in un solo anno, e Dedola consiglia a chi effettua transazioni in criptovaluta di verificare sempre i portafogli digitali delle controparti. Un modo per farlo è quello di consultare siti che si occupano di blockchain, come etherscan.io e blockchain.info, che permettono agli utenti di prendere visione di informazioni dettagliate su qualunque tipo di transazione in criptomoneta e di capire se un portafoglio possa essere pericoloso o meno. Le aziende, afferma infine l’esperto del GReAT, stanno prendendo sempre più coscienza delle problematiche di sicurezza e percepiscono l’importanza di misure atte alla protezione dei dati. «Meno chiaro è come organizzare la sicurezza della propria infrastruttura e su questo punto cerchiamo di offrire tutte le nostre competenze» – conclude Dedola, enfatizzando il ruolo del GReAT come parte dell’apparato di R&D di Kaspersky. «Tutte le attività svolte da me o dal mio team sono finalizzate al miglioramento dei prodotti o delle competenze interne».

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Giampaolo Dedola security researcher Global Research & Analysis Team (GReAT) – Fabio Sammartino head of presales – Francesco Figurelli senior incident response specialist Global Emergence Response Team (GERT)

TRASPARENZA VUOL DIRE FIDUCIA

A proposito di “intelligence”, Lehn esprime un blando scetticismo nei confronti dell’intelligenza artificiale vista di per sé come possibile protezione da attacchi molto complessi. «Eugene Kaspersky ha detto che l’intelligenza artificiale non esiste» – risponde sorridendo il manager. Crediamo piuttosto nella “HuMachine Intelligence”, nella capacità cioè di incrociare machine learning, big data e fattore umano».  Alla base di questo duplice approccio tecnologico e analitico c’è un’azienda che sta rafforzando la propria neutralità e indipendenza attraverso una politica di assoluta trasparenza. La Global Transparency Initiative, annunciata nell’ottobre del 2017, è stata la risposta diretta ai “rumors” di fantomatici coinvolgimenti di Kaspersky Lab in attività spionistiche negli Stati Uniti.  Dando la massima priorità alla fiducia che deve caratterizzare il rapporto tra un fornitore di cybersecurity e i suoi clienti, Kaspersky Lab ha deciso di spostare la propria infrastruttura core da Mosca a Zurigo, in Svizzera, dove nascerà il primo Transparency Center. Il data center di Zurigo, precisa Lehn, verrà inaugurato entro la fine del 2018 e reso operativo entro il 2019. «In questa struttura verranno archiviate ed elaborate tutte le informazioni degli utenti dell’Europa e, a seguire, di Nord America, Singapore, Australia, Giappone, Corea del Sud e di molte altre nazioni» – spiega ancora Lehn. Kaspersky Lab trasferirà a Zurigo il suo “software build conveyer”, una serie di strumenti di programmazione utilizzati per assemblare il software finale, ready-to-use, a partire dal codice sorgente. Entro la fine del 2018, i prodotti Kaspersky Lab e i database delle regole di rilevamento delle minacce (database AV) inizieranno a essere assemblati e siglati con firma digitale direttamente in Svizzera, prima di essere distribuiti agli endpoint dei clienti in tutto il mondo. Questo trasferimento garantirà la possibilità di verifica da parte di un’organizzazione indipendente per tutti i software appena assemblati e dimostrerà anche che i software costruiti e gli aggiornamenti ricevuti dai clienti corrispondono effettivamente al codice sorgente sottoposto al controllo.

Secondo Fabio Sammartino, head of presales, la manovra di avvicinamento di Kaspersky Lab alla cybersicurezza di tipo OT inizia almeno 15 anni fa, con i primi studi relativi a un sistema operativo specializzato per il controllo industriale che fosse intrinsecamente sicuro. «Il primo prodotto candidato alla commercializzazione è arrivato nel 2015 e oggi è finalmente inserito nel nostro portafoglio». Fabbriche, reti infrastrutturali, macchine a controllo numerico rappresentavano fino a poco tempo fa un ambiente completamente separato e molto diversificato, ma la convergenza tra IT e OT, della “iperconnessione”, è ormai avviata in termini tecnologici e logici. «Con essa, nel mondo OT stanno rapidamente arrivando i rischi» – spiega Sammartino, che non nasconde i tanti problemi che possono rallentare l’azione di un fornitore di sicurezza come Kaspersky Lab.

«Primo tra tutti, quello di una sicurezza che deve rispettare i tempi della produzione, che in fabbrica non sono gli stessi».

LA FABBRICA 4.0 NUOVA FRONTIERA DELL’HACKER

L’allarme nei confronti di un intero sistema produttivo entrato nel mirino del cybercrimine è più che giustificato, prosegue Sammartino. La “botola” più rischiosa sembra essere proprio l’IoT come possibile interfaccia tra information e operation technology. Secondo il recente “State of Industrial Cybersecurity Report 2018”, il rapporto commissionato da Kaspersky Lab sulla sicurezza ICS, oltre il 77% delle aziende ritiene che le rispettive reti di controllo industriale possano essere bersaglio di un attacco informatico. Purtroppo, rileva il report, la maggiore consapevolezza non si è ancora tradotta nella messa in atto di “giuste pratiche di sicurezza” a protezione delle reti operative. Per cui, sulla percentuale pari al 51% di aziende industriali che sostengono di non essere state colpite, peserebbe il fatto che in genere la risposta viene dai manager IT, che potrebbero non essere a conoscenza di eventi legati al malware, semplicemente perché non dispongono di strumenti e di approcci integrati alla protezione.

In gioco, avverte Sammartino, ci sono compromissioni che non hanno implicazioni solo digitali: «Subire un attacco informatico su una macchina di produzione comporta il rischio di ritrovarsi con una produzione di pezzi sbagliati». Oggi, conclude il responsabile, tutta la divisione di pre-sales di Kaspersky Lab Italia è chiamata ad agevolare il cliente industriale nel raggiungere l’obiettivo della sicurezza by default anche in ambiente operation. Questo significa intervenire con prodotti come KICS for networks e KICS for nodes, le due soluzioni per la cybersecurity OT, con una competenza in grado di calarsi in una specifica realtà di processo, personalizzando l’arsenale di tool che facilitano l’inventario e dunque la visibilità delle risorse da proteggere, e il monitoraggio del comportamento degli impianti per dare la caccia alle eventuali anomalie dietro cui possono celarsi gli attacchi.

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Una metodologia di ingaggio, quella descritta da Sammartino, che ricalca le regole di intervento descritte dal suo collega Salvatore Gervasi, head of enterprise sales. «Il mio team entra in contatto con i decisori delle strategie di sicurezza dell’azienda, il CIO, il CISO. Ma sempre più, si interfacciano anche con le altre Line of business» – spiega Gervasi. «In tutte le conversazioni, emergono argomenti come gli APT, o l’importanza di un buon lavoro di intelligence. I temi sono condivisi, ma nessun cliente è uguale all’altro: saperlo ascoltare è una parte importante della nostra proposta». Da questo ascolto – precisa Gervasi – arrivano molti contributi diretti allo sviluppo di prodotti di sicurezza in linea con le aspettative reali del mercato. «Una corretta valutazione del rischio deve precedere ogni successivo intervento “su misura” e questo allineamento è sempre più importante, specie nei casi in cui l’azienda vuole assicurarsi contro le conseguenze degli attacchi. Le compagnie di assicurazione valutano ormai anche l’efficacia della protezione informatica».

Giampiero Cannavò head of channel Europe – Salvatore Gervasi head of enterprise sales – Matteo Bosis head of Tangible

UNA NUOVA SOLUZIONE INTEGRATA PER L’IMPRESA

La divisione Enterprise di Kaspersky Lab deve puntare sulla competenza del suo personale per non farsi sfuggire queste specificità, ma anche per individuare punti deboli spesso trascurati. «A volte, ci sentiamo come i dentisti che scoprono un nervo scoperto» – scherza il responsabile del team. Le funzioni di assessment di prodotti come KATA, consentono di mettere in luce queste vulnerabilità nascoste e, non a caso, la nuova soluzione integrata per la endpoint protection in azienda che Kaspersky Lab propone da quest’anno, New Kaspersky Threat Management and Defense, include, insieme ad Anti Targeted Attack, l’accesso ai Kaspersky Cybersecurity Services e un modulo nuovo di zecca, Kaspersky EDR (Endpoint Detection and Response), pensato per accelerare il processo di risposta e migliorare la qualità delle indagini sugli incidenti di sicurezza informatica. EDR offre una maggiore visibilità attraverso l’aggregazione e la visualizzazione dei principali dati forensi digitali raccolti dagli endpoint, garantendo ai responsabili della sicurezza le informazioni necessarie a capire esattamente cosa sta accadendo e in che modo la minaccia può essere mitigata. Infine, la divisione dei prodotti professionali partecipa alla strategia di awareness e formazione degli utenti, che oggi prevede addirittura una piattaforma ad hoc: Kaspersky Security Awareness (KSA). Erogata come servizio anche attraverso moduli interattivi (Kaspersky Interactive Protection Simulation, KIPS), KSA insegna ad acquisire le conoscenze per un “cyber comportamento” più prudente. Attraverso le simulazioni ludiche di KIPS, per esempio, gli stessi addetti alla sicurezza possono apprendere i trucchi di una configurazione di sicurezza ideale. La Regione Emilia Romagna ha recentemente acquisito i servizi di KSA per fornire al suo personale l’addestramento richiesto dalla conformità GDPR, che tiene in debito conto anche il fattore umano.

Anche lo spazio consumer in Italia, dove Kaspersky Lab è riuscita addirittura a superare le percentuali di penetrazione del più maturo mercato tedesco, rappresenta per Matteo Bosis, head of Tangible (i prodotti venduti attraverso i canali fisici), un’ottima palestra di sperimentazione. Come per il B2B, i messaggi per la diffusione di una nuova cultura della cybersicurezza lanciati già da tempo, cominciano a tradursi in una maggiore sensibilità anche da parte del pubblico. «Con un numero di nuovi smartphone Android che sfiora i 18 milioni di unità, nelle grandi catene commerciali, i consumatori iniziano a informarsi e acquistare la protezione Kaspersky Lab per il mobile. Tanto che le stesse insegne specializzate in telefonia, propongono l’antivirus come accessorio importante insieme agli auricolari» – sottolinea Bosis. L’offerta più tradizionale continua a evolversi anche tecnologicamente. L’edizione 2019 di tre cavalli di battaglia come Kaspersky Antivirus, Internet Security e Total Security aggiungono nuove features; il prodotto è più leggero del 15%, mentre l’installazione e l’aggiornamento sono più veloci del 50%.

UNA NUVOLA DI SICUREZZA INTORNO ALL’UTENTE

Kaspersky Lab lancia, inoltre, un prodotto innovativo come Kaspersky Security Cloud, che per la prima volta sposta l’attenzione dal dispositivo all’utente, attraverso una soluzione in grado di adattarsi agli ambienti digitali in cui si trova ad operare, adatta a tutti e utile per tutti i tipi di esigenze. «Nella fase di lancio KSC si potrà acquistare solo online – spiega Bosis. Una volta effettuato il download, l’acquirente accede al sito My Kaspersky e gestisce direttamente i dispositivi fissi e mobili da tutelare». Una sfida interessante, anche perché con KSC la sicurezza informatica individuale fa un salto concettuale e di pricing. Bosis dice che questa partita si giocherà molto sull’informazione e sugli accordi, sia con le tradizionali reti GDO sia con circuiti alternativi come l’educational. «Per le scuole, può essere un’offerta molto interessante» – rileva Bosis, non senza citare un altro appuntamento per l’autunno: quello con la sesta edizione di Kaspersky Small Office Security, la sicurezza per il mercato SoHo e la microimpresa, resa anch’essa più potente e più snella. In base al modello di go-to-market rigorosamente indiretto di Kaspersky Lab, il cardine dell’attuazione delle strategie verso le aziende passa per il canale della distribuzione e i numerosi partner che affiancano il provider di sicurezza nella personalizzazione delle soluzioni. Le novità a questo livello sono molto significative, a partire dal nuovo ruolo assunto da Giampiero Cannavò, head of channel Europe. «Ho già iniziato a lavorare con i colleghi europei per rilanciare il nostro approccio di canale in un continente dove possiamo contare su circa cinquecento partner Gold e Platinum e un elevato numero di altre società partner tra quelle gestite da Kaspersky Lab» – spiega Cannavò, specificando che il nuovo partner program verrà inaugurato già nel 2019, mentre la filiale italiana sta sperimentando, fin dall’autunno di quest’anno, una prima fase pilota del piano. L’obiettivo del nuovo programma, denominato United e rivolto alle due fasce Gold e Platinum, è quello di incrementare ulteriormente le competenze e il valore che Kaspersky Lab con i suoi partner deve essere in grado di trasferire ai clienti a fronte di una sempre maggiore complessità delle minacce e del costante spostamento da prodotti forniti in licenza a soluzioni erogate in modalità gestita. «È un piano di formazione e certificazione molto focalizzato sulle soluzioni ammiraglie, KATA e KICS, ma anche sulla Threat Intelligence e i servizi. Un programma che avrà forti connotazioni per i vertical di settore a noi più familiari, come l’Industry 4.0, il finance, la PA e verrà premiato con sconti e incentivi» – precisa Cannavò, aggiungendo che sono appositamente previsti dei certificati di specializzazione Threat/Fraud prevention, Industrial e Hybrid cloud.

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CANALE CULTURALE, KASPERSKY E I SUOI PARTNER

L’adeguamento nasce anche dalla nuova situazione di Kaspersky Lab come provider equamente posizionato tra i mercati professionali e consumer. «Plasmeremo la nuova strategia sulle esigenze dei rivenditori a valore, sull’evoluzione tecnologica e sulla domanda, anch’essa suddivisa tra prodotti tradizionali e servizi gestiti. A integrazione del canale come veicolo primario per la delivery delle sue soluzioni, Kaspersky Lab cura a livello internazionale e locale una serie di sponsorizzazioni e collaborazioni, sia con partner sia con aziende, istituzioni e manifestazioni di settore. Da una parte la visibilità ottenuta serve a rafforzare il brand sul piano commerciale, ma una motivazione non meno importante è la responsabilità che Kaspersky Lab sente di rivestire in campo sociale attraverso la sua missione di promotore e divulgatore della sicurezza delle infrastrutture informatiche.

L’impegno nel campo degli sport motoristici, con la Formula 1 in testa, si sono estese alla Formula E elettrica e alla Formula 4. Qui è approdata, con Kaspersky Lab, Amna Al Qubaisi, prima donna araba a competere in questa categoria. È una bellissima storia, una giovane ragazza, nata a Dubai e capace di gareggiare in un mondo tipicamente maschile, senza rinunciare alla propria cultura: “Quando indosso il casco, nessuno vede che sono donna” – racconta di lei Maura Frusone, head of marketing. «A livello locale siamo costantemente impegnati a supporto del business, della rete dei rivenditori e dei consumatori, per portare alle aziende la cultura della cybersecurity» – prosegue la Frusone. Nell’ambito delle campagne di Security Awareness, si inserisce anche la campagna con Francesco Pannofino, attore e doppiatore italiano, e una selezione di influencer, tra cui Giancarlo Fisichella nella veste di DJ. Il pay-off della campagna è “Quello che faccio online non sono affari tuoi”, a richiamare l’attenzione su un atteggiamento di maggiore protezione dei propri dati personali come password, foto, immagini e ciò che conta di più, e ad adottare i prodotti Kaspersky Lab di Internet Security. La pianificazione media sarà tutta in chiave digital e social con tre video, di cui un teaser in cui l’eroe buono, Francesco Pannofino, non viene svelato, per chiudere poi con la pianificazione in concomitanza del Black Friday, periodo in cui gli acquisti online e l’utilizzo delle carte di credito la fa da padrone.

Morten Lehn general manager Italy – Maura Frusone head of marketing – Alessandra Venneri head of corporate communications Italy& South East Europe

EDUCATIONAL E SICUREZZA PER I GIOVANI

Particolarmente intensi sono i rapporti con le istituzioni e il mondo accademico. Se all’università di Genova Kaspersky Lab sostiene attivamente i corsi per il Master in Sicurezza delle Infrastrutture Critiche, attraverso la Kaspersky Academy l’azienda coinvolge gli studenti in tutto il mondo in concorsi come la Secur’IT CUP, una gara aperta ai giovani inventori di strategie di protezione in ambito della Connected Health, dell’IoT e della Personal Security. «L’obiettivo: segnalare il gap tra l’attuale formazione dei professionisti del domani e i bisogni delle aziende e mostrare ai giovani studenti tutte le possibilità professionali e formative nel mondo della cybersecurity» – racconta Alessandra Venneri, head of corporate communications Italy & South East Europe, che lavora intorno a una miriade di progetti, mediatici e non, capaci di coinvolgere un ampio pubblico sulle tematiche della sicurezza e del lifestyle digitale. Senza trascurare i preparativi per la grande festa dei dieci anni di Kaspersky Lab Italia, con l’immancabile partecipazione del fondatore in persona. «Da poco abbiamo concluso insieme alla Polizia Postale gli incontri della campagna itinerante “Una vita da social”, contro il cyberbullismo nelle scuole. Abbiamo incontrato duecentoventimila studenti in cinquantatré città» – spiega Alessandra Venneri. Quest’anno, tra le iniziative educational per una fascia d’età compresa tra gli 8 e i 10 anni, compaiono gli spettacoli di “Kasper, Sky e l’Orso Verde”, una favola teatrale che racconta le avventure di un bambino, Kasper, alle prese con una serie di insidie ispirate alle problematiche di sicurezza incontrate online.

«Ogni volta, interviene la sua amica Sky con un orso magico che diventa verde quando Kasper sceglie il comportamento digitale giusto» – spiega Alessandra Venneri, reduce da una rappresentazione dello show predisposta appositamente per il Giffoni Film Festival, lo scorso luglio. La proficua collaborazione con Telefono Azzurro è una delle tante testimonianze dell’attenzione che Kaspersky Lab riserva alla sicurezza online delle giovani generazioni. Un obiettivo perseguito anche sul versante analitico, con i dati anonimi raccolti a livello globale dalle soluzioni consumer di Kaspersky Lab con il modulo “Parental Control” acceso, e di Kaspersky Safe Kids, la soluzione stand-alone predisposta anche per i dispositivi mobili. La cybersecurity investe tutti gli aspetti della quotidianità e del business e Kaspersky Lab vuole diventare, per tutti, il primo punto di riferimento – tecnologico e conoscitivo – di una protezione puntuale e costantemente aggiornata.

Foto di Gabriele Sandrini


Il set fotografico della Cover è stato realizzato nella hall “MeetinG” del complesso Torri Garibaldi, presso l’omonima stazione, dove si trova la sede di Milano di Kaspersky Lab, per gentile concessione del Gruppo Maire Tecnimont, che ha nelle Torri il proprio quartier generale.