Una nuova cultura del dato e una nuova architettura ripensata in chiave di container e microservices per garantire più autonomia e agilità alle soglie della rivoluzione dell’informatica serverless
Un pomeriggio al Museo Alfa Romeo di Arese per fare il punto – tra i cimeli dell’automobilismo che rappresenta ancora oggi una delle aree più blasonate del Made in Italy – sulle novità della piattaforma per la data integration e la data governance di Talend e sulla progettualità delle aziende “data driven”. Antongiulio Donà, country manager, ha ripercorso brevemente le tappe di questo protagonista del software open source. «In virtù di alcune esclusive prerogative, Talend ha un impatto positivo sui potenziali di crescita e sulle casse del cliente» – ha spiegato Donà. Le licenze d’uso non sono in alcun modo legate al numero di processori o nodi di calcolo coinvolti, ma solo al numero di persone che accedono ai tool di sviluppo. Investire oggi in una soluzione Talend non implica costi aggiuntivi in caso di forte scalabilità delle implementazioni. Il middleware genera esclusivamente codice nativo, che resta di proprietà di chi sviluppa e non richiede compilatori o ambienti aggiuntivi, azzerando ogni effetto di “vendor lock-in” sul cliente. «Dal punto di vista di chi investe in data integration, è l’unica piattaforma che può assicurare controllo e prevedibilità sul TCO e piena misurabilità del ROI» – ha detto Donà.
PIÙ AUTONOMIA E VELOCITÀ
Ma è soprattutto a livello di completezza e integrazione che Talend mostra di essere una soluzione abilitante per l’appetito di applicazioni dati e business analytics di nuova generazione, come ha poi ricordato Felice Bellanti, senior pre-sales consultant. «In questo proliferare di sorgenti dati più o meno strutturate e di utenti che devono estrarre valore da questi flussi, l’aspetto dell’integrazione è fondamentale» – ha sottolineato Bellanti. Talend, che ha sfiorato i 150 milioni di dollari di fatturato nel 2017, investe la maggior parte dei ricavi in R&D e cinque anni fa ha intrapreso un percorso verso la totale “cloudizzazione” di un ambiente di sviluppo concepito per la data integration e data quality alle soglie della rivoluzione dell’informatica “serverless”. «Si aprono continuamente nuove tematiche legate ai dati, ma i budget riservati all’IT rimangono piatti» – ha ammesso Bellanti. «Noi cerchiamo di colmare questo gap rispondendo, a parità di spesa, alla forte richiesta di big data. Offriamo una piattaforma unica, che risolve ogni problema relativo alla gestione del dato e oltre 800 connettori verso le fonti più disparate».
UNIFICARE DATI E BUSINESS
Dopo un approfondimento dedicato all’architettura della imminente nuova release di Talend, ripensata in chiave di container e microservices, il pomeriggio si è concluso con una tavola rotonda con quattro dei maggiori system integrator che affiancano i clienti Talend in una fase che molte aziende considerano ancora di sperimentazione e prototipizzazione. Dalla breve discussione emergono i primi segnali di maturazione e consolidamento dei trend verso una nuova cultura del dato. Piero Geraci, executive VP e CTO di Isiway è intervenuto insieme a Dario Mangani, senior manager di Target Reply, su un progetto big data portato avanti da un grande aeroporto italiano. «I clienti cominciano a capire che lavorare manualmente, senza un tool automatizzato, anche utilizzando linguaggi moderni come Python o Scala, può essere molto più oneroso» – ha detto Geraci. In progetti di questo tipo, la data governance è prioritaria. «Utilizzare Talend è utile perché l’ambiente genera automaticamente una documentazione che spesso manca quando si programma manualmente. Oltre ad aumentare l’autonomia rispetto ai vendor, si osserva anche un forte incremento della velocità di implementazione. Fino al 30% in meno sulle tempistiche tradizionali» – ha spiegato Mangani. Anche per Francesco Gianni, direttore commerciale di Genie, seguendo un approccio big data tradizionale, le logiche del dato e del business prendono strade diverse. «Talend è la leva ideale per tornare a integrare le due anime». Infine, Francesco Gianferrari Pini, founder di Quantyca, ha sottolineato il ruolo abilitante della piattaforma – «non solo in progetti di trasferimento e acquisizione di dati, ma anche nello sviluppo di servizi basati sui dati. Un lavoro che stiamo portando avanti con diversi clienti consiste proprio nello sfruttare il concetto di “continous integration” della suite Talend per avvicinarsi alle buone pratiche del DevOps».