L’AI inizia dai dati. Approccio open, analisi in tempo reale, self-service e gestione dei metadati abilitano le capability
I sistemi e le applicazioni di intelligenza artificiale attingono a tutto il patrimonio di informazioni dell’azienda, comprese conoscenze non strutturate, senso comune ed esperienze disponibili. Per Antongiulio Donà, vice president sales Italy di Talend, le applicazioni sono “intelligenti” perché riescono a gestire quantità di dati e informazioni di dimensioni non più gestibili con sistemi tradizionali. «Se il cloud applicativo è ancora oggetto di dibattito, il data warehouse in cloud è una necessità assoluta e improrogabile. Possiamo chiamarlo “data lake”, ma il senso non cambia. Le attività legate ai dati sono l’unico fattore differenziante rispetto alle scelte e alla competitività. I dati devono essere immediatamente accessibili. Il tempo reale non è più un “nice to have” ma un’esigenza di sistema».
Antongiulio Donà, olivettiano di formazione e con oltre trent’anni di esperienza come responsabile delle vendite per aziende che hanno spesso anticipato il mercato, osserva da sempre un atteggiamento di pressione, soprattutto da parte di quei vendor che lavorano sulla frontiera tecnologica. «AI o non AI – avverte Donà – il ROI e ancora più il TCO sono gli unici strumenti di valutazione coerente e accettabile. ll ruolo del vendor deve cambiare nel senso di una partnership non solo con il cliente finale, come tutti dichiarano, ma anche con l’ecosistema dei fornitori. La nostra esperienza – continua Donà – su diversi mercati e differenti modelli di implementazione può essere di grande aiuto a maggior ragione quando si è alla ricerca di innovazione, come nell’utilizzo di strumenti e tecniche di AI. Il raggiungimento del break-even deve essere dimostrabile indipendentemente dalla tecnologia utilizzata».
Quando parliamo di sistemi complessi che pretendono di mettere ordine o ridurre la complessità, dobbiamo sempre fare i conti con l’indeterminatezza, che è un po’ come la polvere che si nasconde sotto il tappeto. Il romanzo 1984 di George Orwell, il teorema di Kurt Gödel e perfino la GDPR di fresca attuazione hanno per Donà un punto in comune: «Un insieme di regole che rimandano ai principi del tipo di mondo che vogliamo contribuire a costruire. La cura di un modello etico è determinante quando inseriremo macchine veramente “intelligenti” all’interno del sistema. Noi uomini siamo già pressati da obbiettivi personali, di business, dal valore della quotazione della nostra azienda e quando le macchine saranno in grado di sostituirsi a noi, in molte attività a valore, dovremo garantire il mantenimento di un modello di scelte, cultura, esperienza e conoscenze, il cui dominio, in senso tecnico, deve restare umano».