Meno videogame per i bambini, siamo cinesi

Il governo vuole ridurre l’offerta videoludica sul mercato nazionale, a causa del peggioramento della vista dei bambini già in tenera età

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, insieme al Ministro per l’Educazione, ha annunciato la volontà di intraprendere un piano per ridurre il numero di videogame disponibili all’interno del paese. Il motivo? La grande offerta spinge il pubblico dei più giovani a consumare ore e ore davanti allo schermo, con la conseguenza di presentare problemi alla vista sin dalla tenera età. La lotta dunque è a malattie, indotte e non, come la miopia più che alla produzione ludica nazionale ma è evidente che le misure non colgano il beneplacito di fan e appassionati dei bit.

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Per questo, il ministero ha pubblicato un piano globale per affrontare le complicanze alla vista infantile, menzionando ambiti di assoluto interesse, come il miglioramento dell’istruzione degli optometristi ma, nel suo appello all’azione, ha parlato anche della necessità di regolare i giochi online e il numero di quelli nuovi che vengono pubblicati periodicamente.

Cosa succede

A conti fatti, quali saranno le conseguenze per i giocatori cinesi? Il comunicato stampa del Ministero è piuttosto vago, non specificando cosa dovranno fare esattamente gli editori per poter pubblicare i loro titoli ma, guardando indietro alla storia del paese, è plausibile che le norme renderanno più complicato ottenere i dovuti permessi per la messa in vendita, non tanto per motivi tecnici quanto numerici, di diffusione dilungata nel corso dell’anno.

C’è di sicuro una certa connessione tra problemi alla vista ed esposizione prolungata agli schermi. Secondo l’American Optometric Association (AOA), l’affaticamento degli occhi causato dai dispositivi si chiama “Computer Vision Syndrome” e può esacerbare patologie esistenti anche negli adulti. Gli studi suggeriscono che, nei bambini, sette o più ore di schermo a settimana possono triplicare il rischio di miopia.

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