Come il GIS diventa la “Scienza del Dove”

Emilio Misuriello, amministratore delegato di Esri Italia
Peculiare il lavoro che Esri sta svolgendo in cooperazione con le varie declinazioni del BIM

È dal 2017 che Esri, leader nel mercato delle soluzioni geospaziali, ha adottato il visual brand “The Science of Where” per un riposizionamento dell’azienda e del relativo core business. Lo studio del territorio, infatti, è oggi uno strumento essenziale in molteplici attività: un tempo mai avremmo pensato di sfruttare le informazioni dell’ambiente circostante per migliorare i servizi e dunque fornire al cliente/utente una conoscenza così completa.

Ma cosa vuol dire, esattamente, la Science of Where? Lo abbiamo chiesto a Emilio Misuriello, amministratore delegato di Esri Italia. «Il concetto di sistema informativo geografico non ha smesso di esistere, ma è evidente che l’era della digitalizzazione “of everything” ha cambiato le carte in tavola, richiedendo una classificazione più ampia di quello che fino a ieri ricadeva nell’ambito specifico del GIS. Lo studio dei dati territoriali è permeato da paradigmi innovativi – IoT, analytics, big data – con conseguenze applicative che valicano i confini tradizionali, per trovar sfogo in campi di intervento ulteriori, che grazie alla georeferenziazione portano nuovo business alle compagnie, anche in termini di collaborazione e sviluppo».

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Contenitore di innovazione

Bisogna considerare la Science of Where come un contenitore in cui vengono inglobate piattaforme diverse, in grado di sbloccare il vero potenziale dei dati in molteplici settori, come ad esempio, la sicurezza, la sostenibilità, il management e la ricerca. Come ci spiega Misuriello, ci riferiamo alla Science of Where quando parliamo di un elemento «abilitatore di opportunità». Soprattutto per macrocontesti – «quali la Senseable City, termine con cui intendiamo un luogo capace di leggere e usare i dati per finalità legate all’ambiente, alla mobilità urbana, alla sicurezza, alla vita comunitaria». In questo caso, il lavoro di Esri mira a contestualizzare quella mole di contenuti che oggi sono distribuiti sul territorio, non sempre con il dovuto livello di integrazione. «Ed è nella Senseable City che ci accorgiamo dell’immenso ruolo che la scienza dei dati georeferenziati può assumere in vista di tecnologie dirompenti: dalla guida autonoma, all’intelligenza artificiale, passando per l’estensione di sensori e oggetti connessi. Il mondo diventa sempre più interoperabile, un Senseable World in cui a vincere è un linguaggio comune, quello della mappa, che ha come scopo la conoscenza del dove».

Fuori dagli schemi

Peculiare il lavoro che Esri sta svolgendo in cooperazione con le varie declinazioni del BIM. Il Building Information Modeling è uno di quei settori che non può più fare a meno della Science of Where. Che si tratti di costruire e inserire edifici in una relazione funzionale con il territorio, riqualificare aree o creare percorsi di trasporto pubblico e privato, non è pensabile prescindere dall’utilizzo di GIS e BIM. Grazie a questa integrazione possiamo conoscere in tempo reale come tali interventi edili e infrastrutturali impatteranno con il mondo esterno, perché da essi deriveranno conseguenze, positive o negative, di implementazioni future.

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«Anche per questo proseguiamo sulla strada della open innovation, della possibilità di portare ovunque l’analisi geografica, beneficiando delle idee che ci arrivano dal GEOsmartcampus, l’acceleratore di impresa con il quale collaboriamo per individuare le startup impegnate a utilizzare concretamente la Science of Where. Basti pensare alle occasioni aperte da navigazione indoor, realtà immersiva, agricoltura di precisione, GNSS (Global Navigation Satellite System), geostatistica e analytics.