Sospeso, almeno temporaneamente, il ban voluto dal Dipartimento del commercio ai danni della cinese, che ora spera
Sull’orlo di un disastro epocale, ZTE può tornare a sperare. Il governo di Washington ha infatti sospeso il ban che pendeva sulla testa della compagnia hi-tech cinese, obbligata a fermare le collaborazioni con i fornitori di hardware statunitensi, a seguito di alcune violazioni al codice di comportamento del Dipartimento del commercio USA. Dopo un paio di settimane di stallo, i regolatori del paese avevano concordato in oltre 1 milione di dollari la multa che ZTE avrebbe dovuto pagare per ricominciare a operare sul territorio nazionale, comunque con analisi successive a cui sarebbe stata soggetta l’attività sul lungo periodo. Dopo aver sborsato l’importante somma, l’azienda ha beneficiato di un rialzo del 17% in Borsa, una bocca d’ossigeno necessaria, anzi vitale.
Cosa succede
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha revocato il divieto alle società statunitensi che vendono hardware a ZTE, consentendo al secondo produttore di apparecchiature per telecomunicazioni della Cina di riprendere gli affari. “Il dipartimento rimarrà vigile nel monitorare le attività di ZTE così da garantire la conformità con tutte le leggi e i regolamenti nazionali” – ha detto il ministro del commercio Wilbur Ross, in una dichiarazione che descrive l’andamento della vicenda, che non si può ancora dire del tutto chiusa.
Anche perché di recente il presidente Trump ha annunciato rigidi tassi di importazione sull’elettronica cinese, il che è volto a incentivare il consumo di hi-tech autoctono, almeno nei marchi finali (Apple?). Del resto, la manodopera del settore arriva tutta dall’Oriente, così come le componenti internet dei device, realizzate dai partner commerciali oltreoceano.
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