Le nuove policy del Play Store contro le app crypto-miner

Google mostrerà i dati sulla privacy richiesti dalle app del Play Store

Il team del negozio digitale per Android dice basta ai software per minare criptovalute dal telefonino e ai giochi per bambini che imitano il comportamento degli adulti

Google ha pubblicato un aggiornamento della sua policy per la pubblicazione di app da parte degli sviluppatori sul Play Store, vietando software molto popolari sinora. Tra i tanti i cosiddetti crypto-miner, per ottenere critpomonete e aggiungerle a vari portafogli personali, poi i tutorial con cui costruire armi ed esplosivi e, curiosamente, un gioco della Disney, “Ice Queen Give Birth To A Baby”. Il motivo? Le politiche del gruppo ora bloccano i videogame e le applicazioni per bambini ma che mimano comportamenti da adulti, come ad esempio le fasi gestatorie di una donna incinta e i momenti del parto. Google è stata criticata molto in passato dalle associazioni di genitori in merito a contenuti del genere, dunque aspettiamoci una più larga presa di posizione sia sullo store mobile che sulle altre piattaforme gestite da Big G (tra tutte, YouTube).

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Mai più miner

Tornando alle crypto-miner, c’è da dire che Google ha messo nel mirino le app che effettuano il mining direttamente dai dispositivi mobili ma ha lasciato online quelle che permettono di controllare il processo da remoto, mentre è attivo su computer o server terzi. Probabilmente qui il rischio è di uno sforzo troppo estremo richiesto allo smartphone anche se Big G ha lasciato in catalogo applicazioni come Electroneum, che effettivamente servono per minare proprio dal telefono.

Oltre a ciò, il team al lavoro sul Play Store ha deciso di penalizzare quei programmi che, partendo dal nome, cercano di attirare gli utenti con una sorta di clickbait applicato ai download. Per questo, ha messo al bando le app generate con algoritmi che accumulano una strana combinazione di parole chiave per agganciare un pubblico più vasto, un problema che il negozio ha in comune con YouTube.

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