Le autorità della Nuova Zelanda hanno confermato la possibilità che l’ideatore di Megaupload venga trasferito negli Stati Uniti per affrontare le accuse a suo carico
Ricorderete la curiosa storia di Kim Dotcom, ideatore di quello che fu Megaupload, primo vero e proprio servizio globale di p2p fuorilegge. Dopo varie vicissitudini, il ragazzo aveva fondato Mega, client simile ma con una più spiccata vocazione alla privacy dei contenuti, del tipo “scambiate quello che vi pare, Mega non può saperlo”. Al di là del tentativo di scappatoia burocratica tentata dalla piattaforma, Kim si è ritrovato la polizia neozelandese in casa quando le accuse di riciclaggio e soprattutto violazione del copyright sono divenute pesanti.
Da quel momento, gli Stati Uniti, mittenti delle denunce, hanno cercato di portare Dotcom nel paese, per processarlo e giudicarlo con le leggi interne. Le autorità della Nuova Zelanda hanno deciso che l’estradizione può esservi, seppur non avverrà così facilmente, a detta dei difensori dell’imprenditore del web.
Cosa succede
Il team di legali di Dotcom ha affermato che non ci sono prove sufficienti per dimostrare che l’assistito ha commesso un crimine: “Abbiamo risposto a tre tribunali, ottenendo tre diverse analisi, una di queste ha chiaramente definito che non vi è stata alcuna violazione del copyright”. Come se non bastasse, Dotcom ha citato in giudizio il governo neozelandese per 6,7 miliardi di dollari e, secondo quanto riferito, avrebbe già ricevuto una proposta di accordo economico.
Per il momento però Kim è preoccupato che, se estradato negli Stati Uniti, dovrà affrontare tribunali ben poco amichevoli vista la pressione, probabilmente giusta, dei titolari di copyright e gli autori di contenuti che si sono sentiti lesi dalla diffusione dei loro lavori in maniera gratuita in rete. Non a caso, i pubblici ministeri statunitensi hanno perseguito aggressivamente, e con successo, siti di condivisione come Kick Ass Torrents e The Pirate Bay.