In collaborazione con IDC, il roadshow “Non solo cloud” tocca tre città italiane per analizzare gli sviluppi futuri di un’infrastruttura flessibile e sicura
Il cloud non è più solo nuvola. Il paradigma che per anni ha permesso alle aziende di trasformare i propri processi di business, ospita oramai tecnologie volte all’abilitazione di servizi di hosting e accesso dati ma anche di protezione preventiva, business continuity e disaster recovery. Insomma, non si tratta di scegliere un’unica piattaforma ma un ecosistema completo e versatile, che faccia da supporto a ulteriori opportunità di business.
Per analizzare cos’è oggi il cloud ma soprattutto cosa diventerà, Aruba, player di primissimo piano nel mondo dei servizi di web hosting, e-mail e registrazione di nomi di dominio, ha organizzato, in collaborazione con IDC Italia, un roadshow che ha già toccato due città italiane, Bari e Firenze, e arriverà a Torino il 25 settembre. Durante la tappa toscana di “Non solo cloud”, analisti e tecnici hanno parlato di soluzioni ma anche, più in generale, di come la nuvola sappia rispondere a vari quesiti che interessano la produttività su larga scala: cosa fare in caso di incidente, come garantire un’efficiente disaster recovery, dove risiedono i dati, quando rivolgersi a un partner esterno, perché il cloud è un’alternativa ma non la risposta a tutte le esigenze di trasformazione.
A dare il benvenuto è Sergio Patano, Senior Research & Consulting Manager di IDC Italia: “Quello che abbiamo notato, nel corso degli ultimi anni, è che la digital transformation mette continuamente sotto pressione alcuni aspetti del business, come le attività dei data center. Ed è uno dei motivi che hanno spinto, e spingono ancora, le organizzazioni a dirigersi sul cloud, anche senza un chiaro obiettivo. Ed è questa la pecca maggiore, l’assenza di una guida che consigli, praticamente, quale strada intraprendere, con che rischi e benefici. Urge disegnare una roadmap che valorizzi e integri legacy e innovazione, servizi IT tradizionali e cloud based, per creare un ambiente ibrido agile, flessibile e sicuro”.
Il ruolo di Aruba
Ma come si pone il fornitore cloud nel mezzo di un tale cambiamento di prospettiva rispetto a un modello classico? In un panorama in cui le tecnologie si stratificano, le esigenze di innovazione cambiano e le minacce, interne ed esterne, aumentano, Aruba si orienta verso l’offerta di strumenti che ottimizzano l’infrastruttura, sia in termini di efficienza produttiva che di rapida risposta alle criticità. “Il cloud ha rivoluzionato l’approccio IT delle aziende – afferma Simone Braccagni, Direttore Commerciale, Aruba – flessibilità e versatilità sono state le parole d’ordine che hanno spinto al suo uso su larga scala. La nuvola tuttavia non deve essere vista come uno scopo ultimo ma un vettore utile a raggiungere altre finalità. Per questo, non può non rispondere ad ogni esigenza e necessita di governo e controllo”.
Con @Arubait e @IDCItaly per raccontare come il cloud punterà sempre più a fornire una piattaforma sicura, flessibile e interoperabile #NonSoloCloud pic.twitter.com/dLjKqyMAPC
— Data Manager Online (@datamanager_it) 26 giugno 2018
È Lorenzo Giuntini, Head of Engineering di Aruba ad andare più nello specifico: “La politica di Aruba è quella di offrire tool e soluzioni che puntino a un’estesa protezione del dato. Ciò è reso possibile da tre pillar essenziali: le competenze interne, un’infrastruttura al massimo livello, una serie di servizi flessibili e costruiti intorno al cliente. L’idea non è quella di donare una sola piattaforma, che mal si adatta ad affrontare molteplici sfide, ma vari strumenti complementari, capaci di integrarsi a scopo sicurezza, sia che si tratti di software generici o personalizzati, fruiti in remoto o locale. Non crediamo in un’adozione univoca ma nell’incrocio di scelte diverse: public cloud, private, on-premise; alternative non dicotomiche ma funzionali alle necessità degli utenti, che cambiano nel tempo. Ciò comporta una sforzo non tanto tecnico ma anche di governance, volto a gestire, senza incertezze, il vasto patrimonio di dati che un’azienda conserva. Con 20 anni di esperienza nella progettazione e gestione di infrastrutture IT, Aruba può rispondere a tale esigenza, sempre più professionale ed enterprise-based”.
Videointervista a Lorenzo Giuntini, Head of Engineering di Aruba
Il cloud esteso
Un case history che fa capire quanto conti considerare il cloud come ecosistema e non solo tecnologia fissa e immutabile è quello raccontato da Why The Best Hotels, che con il cloud integrator Ergon, ha scelto Aruba per fornire agli end user la connettività lungo otto strutture ricettive in tre città, per un totale di 70 utenti periodici e 1.200 connessioni Wi-Fi giornaliere. “Il percorso con Aruba ci ha dato valore perché ha permesso di dare valore finale agli utenti – spiega Giovanni Roccaro, IT Manager di Why The Best Hotels – tutto tramite il lavoro di un unico server installato presso un hotel, che supporta le attività digitali dell’azienda, dalla fatturazione al check-in e check-out, fino alla connettività per gli ospiti. Ma la svolta più importante è stata potersi affidare a un soggetto con la necessaria esperienza per approcciare problematiche che, prima o poi, possono accadere e rischiano di bloccare l’operatività generale. In una sola notte, con Aruba, abbiamo risolto il 90% dei disservizi dovuti a un fault dei server. Una rapidità che prima non avremmo potuto mettere in atto”.
“Come cloud provider sentiamo una certa responsabilità nel guidare i clienti verso la migliore strada possibile nell’adozione di un cloud davvero intelligente e funzionale, così come è stato per Wtb con Aruba – sono le parole di Stefano Zingoni, Founder e Sales Manager di Ergon – al di là del contribuito all’IT, quello che ci da maggior soddisfazione è il rapporto umano che guida ancora Aruba, disposta sempre ad ascoltare le esigenze di chi si trova dinanzi, con un modus operandi da sartoria che è un extra value di successo”.