Continua, seppur a rilento, la crescita dell’ultima versione del sistema operativo di Google, che potrebbe sparire con Fuchsia OS
Sono passati dieci mesi dall’arrivo sul mercato di Oreo 8 che, dopo tutto questo tempo, giunge a un’adozione globale del 10,1%. Sembrerà poco ma, nell’ordine dei milioni di dispositivi Android attivati al mondo, la cifra è di una certa importanza, seppur minima rispetto alla fetta totale delle versioni attualmente disponibili del robottino verde (insieme a Oreo 8.1 giunge al 12,1%).
Il problema è sempre lo stesso: l’estrema frammentazione dell’ecosistema che oggi vede in cima alla lista ancora Nougat, rilasciato ben due anni fa e installato sul 30,8% degli smartphone e tablet a livello internazionale. Dopo di lui Marshmallow, al 23,5 e Lollipop, al 20,4%. Proprio quest’ultimo è vecchio oramai di quattro anni ma dimostra di poter dire ancora la sua, soprattutto a bordo dei terminali più vecchi, per i quali non ci sono più update rilasciati dai produttori.
Rischio crescente
E il rischio è quello di popolare il mondo di dispositivi non aggiornati. In quel caso, è molto più semplice per gli hacker approfittare di falle e bug del sistema per lanciare attacchi e intrufolarsi nei profili personali. Risolvere la questione non è semplice perché nemmeno le big, dopo anni dalla vendita di modelli precedenti, hanno più interesse nel ricevere i firmware da Google e personalizzarli per i loro prodotti, a scapito dei nuovi esemplari sul mercato.
Una risposta a tale frammentazione potrebbe arrivare proprio da Google, che pare intenzionata a sviluppare un sistema operativo proprietario, Fuchsia, capace di rimpiazzare Android nel giro di cinque anni. A quel punto, la strada da seguire sarebbe quella di Apple, cioè di un solo OS da aggiornare per tutti i device compatibili, lasciando che gli altri cadano, a poco a poco, in un’obsolescenza programmata e, in un certo senso, inevitabile.