Il CEO di Uber ha confermato che l’azienda intende quotarsi a Wall Street entro la seconda metà del prossimo anno. L’azienda è valutata 72 miliardi di dollari
Uber sembra aver superato i problemi che hanno caratterizzato gli ultimi anni della gestione dell’ex CEO e fondatore, Travis Kalanick. L’app di ride sharing è passata dalle proteste dei tassisti alle accuse di sorveglianza illecita degli utenti e concorrenti fino alla scoperta di un sistema altamente tecnologico per eludere le indagini delle autorità. Poi sono arrivate le denunce di molestie sessuali e violenze ai danni dei riders. Il nuovo CEO Dara Khosrowshahi ha riportato la situazione alla normalità e come ha confermato a CNBC l’azienda è “a buon punto per quanto riguarda il suo profilo aziendale, i profitti e il miglioramento dei margini”. Tutto questo le consentirà di quotarsi in Borsa entro la seconda metà del 2019.
Uber, che aprirà in Francia un centro per lo sviluppo dei futuri taxi volanti, si sta preparando per la sua IPO (Offerta Pubblica di Acquisto) ma al momento non ha ancora avviato i contatti con le banche per avviare i processi preliminari necessari a presentare la propria domanda di quotazione. Quella dell’app di ride sharing non sarà un debutto in Borsa da record come quello di Facebook ma l’azienda suscita ancora l’interesse degli investitori. Al momento il valore della società, che ha dovuto sospendere i suoi test sulle auto a guida autonoma dopo la morte di un pedone, è stato stimato attorno ai 72 miliardi di dollari. Anche un’altra importante azienda si prepara a sbarcare in Borsa anche se non a Wall Street. Xiaomi intende quotarsi ad Hong Kong con una IPO che potrebbe superare i 100 miliardi di dollari.