Il Governo del cambiamento, almeno nelle parole. Cambio di passo e cambio di strategie. L’innovazione però non può essere uno slogan. La community dell’ICT e dei manager dei dati giudicherà nel tempo esecuzione e contenuti
Cambio di passo
Certo. Cambio di linguaggio. Anche. Pragmatica e grammatica. Il Senato e la Camera hanno accordato la fiducia al Governo. Nelle dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la parola “cambiamento” compare (19 volte), sopravanzata dalla parola “cittadini” (27 volte). Undici i riferimenti al “lavoro”. Otto quelli all’impresa. Parole che aspettiamo di vedere confermate dai fatti, insieme alle nomine che saranno il prossimo banco di prova del Governo.
Trasformazione, tecnica e linguaggio
La trasformazione della politica è anticipata dalla trasformazione del linguaggio. Un mondo che non siamo capaci di immaginare e di descrivere con le parole è un mondo che difficilmente riusciremo a costruire né tantomeno a cambiare. I limiti del linguaggio sono i limiti del mondo, diceva il filosofo viennese Ludwig Wittgenstein. Per la prima volta però nel lessico di un discorso ufficiale – ci piace sottolineare – che la parola “innovazione” (citata solo 3 volte a pari merito con “tecnologia”) non viene usata in modo generico (perché – diciamolo – tutto è innovazione almeno quanto tutto è cultura), svuotandola di senso, come quando si ripete in continuazione la stessa parola.
Intelligenza artificiale e Big Data
Ci ha sorpreso il riferimento chiaro e preciso all’intelligenza artificiale e ai Big Data. Peraltro, passato completamente sotto il silenzio della comunicazione mainstream. «Ci impegniamo a governare questi processi aperti all’innovazione tecnologica nel segno dello sviluppo al servizio dell’uomo» – ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «Vogliamo rivendicare, anche in questo campo, un ruolo alto della politica, che sia capace di orientare e governare i cambiamenti della realtà sociale, economica e culturale. Non siamo disponibili a sacrificare l’ambiente e il progetto di una blue economy per scopi altri. Dobbiamo misurarci da subito con i dilemmi dell’intelligenza artificiale e utilizzare big data per cogliere tutte le opportunità della sharing economy».
La società del domani
Non secondario anche il riferimento al filosofo Hans Jonas su Tecnologia, Etica e Responsabilità. La diffusione di «nuove tecnologie e dell’economia della condivisione crea nuove opportunità imprenditoriali e rende disponibili servizi innovativi per i cittadini, ma apre anche a rischi di marginalizzazione, a nuove forme di sfruttamento» – ha detto Giuseppe Conte. «Dobbiamo farci carico di tali trasformazioni non per combattere uno sviluppo per molti versi irreversibile, ma per assicurare, in ogni caso, il rispetto dei diritti essenziali dei lavoratori e per garantire che il lavoro sia sempre strumento di realizzazione personale e umana».
E In tema di Internet – il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – si è soffermato su quella che ha definito la «società del domani» – che sarà sempre più caratterizzata dalle «reti infotelematiche, da Internet, uno spazio pubblico infinito che facilita la produzione, l’accesso alla conoscenza, crea opportunità e innovazione, riduce la distanza tra i cittadini e i luoghi della democrazia, aumenta la trasparenza dei processi decisionali».
La tecnica non è neutra
La tecnica però non è neutra: cambia, trasforma, cancella, mescola, crea e distrugge. «Dobbiamo far sì – ha continuato Giuseppe Conte – che la direzione di sviluppo sia pienamente compatibile con la tutela dei diritti fondamentali della persona e con le esigenze della collettività. Questa è una sfida determinante. Dobbiamo rafforzare alcune garanzie giuridiche e istituzionali, in modo da consentire la definitiva affermazione della cittadinanza digitale. L’accesso a Internet va assicurato a tutti i cittadini, in quanto diritto fondamentale e precondizione dell’effettivo esercizio dei diritti democratici, ai sensi ancora una volta del secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione. Occorre assicurare un elevato livello di protezione dei dati personali, in quanto sussiste un circolo virtuoso tra tutela dei diritti, uso della rete, inclusione sociale e crescita economica».
Innovazione nella PA
In conclusione, il Governo ha dichiarato massima attenzione al tema «della semplificazione, deburocratizzazione e digitalizzazione». E qui ci saremmo aspettati un esplicito riferimento all’Agenda Digitale e all’Industry 4.0. Riferimento che però è mancato completamente. E non vogliamo credere che sia stato per una semplice svista. Ci piacerebbe – invece – che il lavoro fatto sugli investimenti e sulle infrastrutture non venisse dissipato. E che una volta tanto, il Paese assistesse a una staffetta virtuosa (e inedita) tra governi che si avvicendano per riuscire a tagliare il traguardo. Ci auguriamo che il team per la trasformazione digitale del Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Diego Piacentini possa continuare a lavorare per rendere il Paese più moderno.
Team per la trasformazione digitale
L’aggiornamento del codice per l’Amministrazione digitale del 26 agosto 2016 ha previsto la creazione della figura del Commissario. Ruolo e prerogative sono state fissate dal precedente Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ne ha disposto anche i tempi.
Il termine massimo fissato è di tre anni dalla nomina (28 settembre 2016). Dopo il secondo anno – periodo di disponibilità accordato dall’attuale Commissario e che scadrà il 28 settembre 2018 – però è necessaria una estensione per decreto da parte del nuovo Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Arriverà? Noi ci auguriamo che possa arrivare il prima possibile per assicurare continuità ed evoluzione al lavoro fatto nel quadro dell’innovazione della governance, delle competenze e dei finanziamenti per accelerare la trasformazione digitale del Paese. Sarebbe un segnale veramente forte nel segno dell’innovazione della politica – di quel «ruolo alto della politica» – capace di guardare agli obiettivi e non ai regolamenti di conti.