Economia, mobilità, ambiente e vita delle persone. Comunità locali e grandi agglomerati urbani. L’ecosistema della città intelligente mette a sistema tecnologia, governo del territorio e società
Il futuro della smart city sta nel come disegneremo l’interfaccia utente e la sua user experience. In altre parole nelle varie modalità con cui il cittadino – nelle sue declinazioni di turista, residente o pendolare in trasferta lavorativa – potrà agire e interagire nella città. In quale modo, con quali tempi, in quali spazi. Con quale facilità potrà entrare in contatto con l’innovazione che la tecnologia gli mette a disposizione. In una delle ultime riunioni a cui ho partecipato ho rivisto la parola prosumer. Questa volta però invece di essere rivolta all’utente del web 2.0, descriveva il cittadino. Quando le persone pensano a una città intelligente, pensano automaticamente ai servizi forniti da agenzie municipali o alla funzione pubblica, come se il sindaco o i gestori di trasporto, parcheggi, acqua, illuminazione e così via fossero gli unici “decisori” incaricati di dare una direzione allo sviluppo della città. In realtà, ci sono altri tre attori importanti, allo stesso tempo utenti e fornitori di valore, che coesistono nella smart city: aziende e organizzazioni, comunità e residenti.
Le comunità locali sono di fatto “città intelligenti” in miniatura, con servizi simili ma esigenze molto localizzate. Alcuni esempi di potenziali comunità intelligenti includono campus universitari, parchi per uffici, aeroporti, porti mercantili, quartieri residenziali o commerciali, in alcuni casi perfino singoli edifici (come quegli enormi condomini nelle periferie delle nostre città: sapete che nel condominio “Arcobaleno” di Brescia abitano circa 600 persone?). Ma in questo momento anche residenti e singoli cittadini si trasformano in fornitori di servizi intelligenti: usano l’auto in certi orari invece che in altri, lavorano da casa secondo le procedure di smart working, usano le auto condivise invece che la propria. Posizionano telecamere, sensori, strumenti per la misurazione della qualità dell’aria sulle loro proprietà per monitorare la sicurezza locale, l’inquinamento e i livelli di polline in determinati periodi dell’anno, e possono rendere disponibili queste informazioni ad altri membri della comunità. Un po’ come uno status di Facebook, potremo condividere i nostri dati su piattaforme comuni, a cui potranno accedere tutti i componenti della community. Di vicinato. Come già accade per gli autisti di Uber, o i fattorini di Deliveroo, potremo scegliere di rendere i nostri servizi “smart” temporanei o permanenti, gratuiti o a pagamento.
Il sistema economico può creare servizi che utilizzano e creano informazioni: alcuni esempi tra i più noti, Uber per la mobilità personale, Waze o Google per la pianificazione del traffico e del pendolarismo. Ne consegue che anche le attese e le aspettative siano fondamentalmente diverse, per quanto calate sugli stessi servizi. I fornitori di soluzioni contano sulla diffusione della tecnologia. Gli amministratori delle città pensano a soluzioni per la gestione dei documenti, dell’archivio, per i permessi, gli appuntamenti. I residenti della città invece vorrebbero facilità di spostamento, o la riduzione del crimine. Tutti hanno ragione. Da qui l’importanza dell’interfaccia utente e della user experience. La smart city prende e offre soluzioni che forniscono un valore diverso ai diversi soggetti interessati. Che potrebbero non pensare alla loro città come a una città “intelligente” ma come un posto in cui vogliono vivere, lavorare, un luogo di cui far parte. Le modalità di interazione con la città e nella città – tra residenti, amministrazione e stakeholders economici – sono il fattore di successo delle operazioni tecnologiche.
L’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) immagina una città intelligente che riunisca tecnologia, governo e società per consentire le seguenti caratteristiche: economia intelligente, mobilità intelligente, ambiente intelligente, persone intelligenti, vita intelligente, governance intelligente. La tecnologia è un fattore abilitante fondamentale, ma come diciamo da sempre, è solo una delle tante capacità fondamentali che ogni città intelligente deve avere. Nessuna capability è più importante del resto, ma deve integrarsi e coordinarsi con tutte le altre per rendere efficace il proprio ruolo all’interno della struttura urbana.
Emanuela Donetti @urbanocreativo