Ormai è chiaro che a livello infrastrutturale nelle aziende è in atto un cambiamento inarrestabile. Sempre più società esternalizzano servizi e applicazioni adottando soluzioni ospitate nel Cloud. Una migrazione che non riguarda esclusivamente strumenti di office automation, marketing e CRM ma anche i sistemi per le Comunicazioni Unificate che comprendono anche i tradizionali centralini telefonici, oggetto di una progressiva conversione verso la “nuvola”
Secondo le analisi effettuate da Namertes Research, negli Stati Uniti il passaggio al Cloud coinvolgerebbe il 44% circa delle aziende con un tasso di crescita del 20% previsto entro fine 2018. Sebbene in Italia i dati si attestino su valori assoluti inferiori del 30% circa rispetto al tasso registrato oltreoceano, la percentuale delle aziende che migra al Cloud risulta addirittura maggiore. Un dato che si spiega con il fatto che la banda larga e ultralarga, pur scontando una ritardata diffusione nel nostro Paese, negli ultimi mesi ha registrato un incremento superiore alla media, dando adito a prospettive più che positive in termini di espansione dei servizi in Cloud, con tassi di crescita anche superiori alla media USA. Ciò comporterà di conseguenza una maggiore diffusione e fruibilità dei servizi di comunicazione unificata in Cloud, con particolare riferimento ai servizi di video conferenza web.
Il passaggio al Cloud influenza in modo significativo l’organizzazione e le strategie del personale IT aziendale
Sorprendentemente, le aziende che passano al Cloud vedono aumenti nel proprio organico IT piuttosto che diminuzioni, sempre secondo i dati di Nemertes. Per alcune aziende, questa tendenza è temporanea, in quanto le organizzazioni inseriscono nuovo personale per gestire la transizione al Cloud mentre continuano a supportare l’infrastruttura legacy. Tuttavia, per la maggior parte delle aziende, lo staff aggiuntivo coinvolto per gestire le relazioni con i fornitori, le implementazioni e la formazione è spesso riassegnato ai ruoli aziendali esistenti. Si vengono quindi a creare nuove figure professionali specializzate, le cui specifiche competenze vengono maturate e acquisite – generalmente ad opera di formatori esterni – nella fase di migrazione dai sistemi legacy a quelli in Cloud.
Le organizzazioni che si spostano verso il Cloud hanno visto, al termine del processo, una riduzione degli impiegati dedicati a tempo pieno all’assistenza tecnica. Riduzioni più che compensate dagli aumenti del personale (+6%) responsabile della gestione delle relazioni con i fornitori di tecnologia, della formazione tecnica e dello sviluppo ed integrazione nell’ambito del comparto IT.
La più vasta area di crescita del personale riguarda i ruoli di promozione, formazione e responsabilizzazione nell’utilizzo dei nuovi e innovativi strumenti di produttività offerti dalla migrazione verso il Cloud, specie nell’ambito delle telecomunicazioni. Le soluzioni UC di nuova generazione cambiano infatti anche le metriche di successo delle aziende determinando un aumento rilevante della produttività e del tasso di ritorno degli investimenti. Solo un quarto dei partecipanti allo studio di Nemertes ha semplicemente migrato le applicazioni locali esistenti sul Cloud senza aggiungere nuove funzionalità. Ciò significa che i rimanenti 3/4 delle aziende hanno saputo cogliere l’occasione per rivoluzionare, anche radicalmente, i processi aziendali attraverso le nuove tecnologie.
Ecco che finalmente le aziende pensano sempre più al personale IT non come centro di costo, ma come mezzo per raggiungere gli obiettivi aziendali. Il personale IT, esterno o interno, deve essere però in grado di garantire che il processo in atto consenta concretamente di adottare nuove funzionalità che aggiungano valore alla conduzione delle attività quotidiane.
La buona riuscita di una strategia di digitalizzazione e transizione al cloud dipende quindi, in primo luogo, dalla volontà e dalla consapevolezza della dirigenza di voler migliorare o addirittura rivoluzionare i propri processi comunicativi e produttivi. La seconda variabile, assolutamente determinante per il successo di questo tipo di strategia, è legata alle competenze dei consulenti IT. Per le piccole e medie imprese il ruolo dell’UC Manager sarà, quasi sicuramente, esternalizzato nella fase iniziale. Successivamente, in base al grado di competenza dell’UC Manager, sarà possibile trasmettere tali competenze direttamente degli impiegati interni.
In questa rivoluzione epocale del modo di fare business una cosa è certa: Le Comunicazioni Unificate rappresentano una grandissima opportunità di crescita aziendale. Con una strategia di migrazione ben studiata e implementata è possibile aumentare la produttività e i profitti in maniera considerevole, differenziandosi dalla concorrenza per la qualità ed affidabilità del servizio erogato alla clientela.