Al momento le operazioni maggiori sono ferme ma non è detta l’ultima parola per il gigante cinese
Trump, dopo essere presidente degli Stati Uniti è un imprenditore. Da tale sa benissimo che conseguenza può avere chiudere il business di una multinazionale al mercato a stelle e strisce. Eppure nel giro di poco tempo, qualche settimana, ZTE è passata da compagnia dirompente con forti mire nel market share USA a organizzazione sull’orlo del fallimento. Il motivo? Le sanzioni imposte dal Dipartimento del commercio a seguito di alcune violazioni sugli accordi di fornitura internazionali.
Nel concreto, ZTE avrebbe venduto a paesi ostili, come l’Iran, hardware prodotto in America, operazione vietatissima per ovvie ragioni politiche. Per questo, l’azienda ha dovuto fermare le principali attività negli States, licenziando diversi lavoratori anche in Cina. Come se non bastasse, ora rischia pure le licenze Android, detenute dal colosso americano Google, che difficilmente andrà contro le decisioni del governo.
Cosa succede
Eppure non sarebbe detta l’ultima parola per la compagnia che detiene il brand Nubia e che ha introdotto, per prima negli Stati Uniti, l’Axon M, smartphone con doppio schermo pieghevole. Il presidente Trump, tramite Twitter, ha scritto: “Sono al colloquio col presidente cinese per capire in che modo ZTE possa riprendere le operazioni in America. Sono stati persi troppi posti di lavoro, per questo il Dipartimento del commercio ha ricevuto istruzioni sul da farsi”. Il tycoon non ha condiviso ulteriori dettagli ma sarà importante capire in che misura ZTE potrà tornare a svolgere il proprio business negli States, anche a livello di infrastruttura, che con l’affacciarsi all’orizzonte del 5G si pone come tassello determinante per le revenue future.
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