La mano bionica è in grado di piegare le dita e afferrare oggetti
La protesi robotica sviluppata in Italia nel Rehab Technologies Lab è un gioiello hi-tech, capace di restituire le funzionalità di una vera mano con una precisione del 90%.
Il laboratorio, nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione tra l’Inail e l’Istituto italiano di tecnologia (Iit), ha creato una mano hi-tech che piega le dita e afferra oggetti con una naturalezza senza precedenti e che è stata presentata a Roma durante l’incontro organizzato da Inail e Iit.
Una protesi indossabile
“Posso piegare le dita con la forza voluta e cominciare a dimenticare di dover usare sempre la mano sinistra”, ha detto Marzo Zambelli, che nel 2015 aveva sperimentato la mano con tre dita, la prova di fattibilità di una protesi hi-tech a costi più accessibili.
La mano si chiama Hannes in onore di Hannes Schmidl, il primo direttore tecnico del centro protesi dell’Inail e autore nel 1965 della prima mano controllata dagli impulsi nervosi trasmessi dai muscoli (mioelettrica). La protesi viene controllata attraverso elettrodi e può essere indossata senza che sia necessario un intervento chirurgico di inserimento, inoltre è dotata di guanti color pelle in versione sia maschile che femminile.
A gennaio era stata invece impiantata al Policlinico Gemelli di Roma la prima mano bionica dotata di tatto, dallo stesso team che aveva prodotto nel 2014 la prima mano bionica ‘sensibile’, con il limite però che l’attrezzatura informatica a cui era collegato l’arto era troppo grande.
Pronta a partire dal 2019
“Abbiamo uno strumento prezioso”, ha commentato il presidente dell’Inail, Massimo De Felice. La mano “è pronta per la commercializzazione a partire dal 2019”, ha aggiunto il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello.
Il risultato, frutto di oltre 10 anni di lavoro, “è una dimostrazione di come la tecnologia possa aprire grandi opportunità a livello sociale”, ha aggiunto il presidente dell’Iit, Gabriele Galateri di Genola. La mano presentata oggi è alle soglie del mercato, è stato infatti il robot umanoide iCub costruito nel 2010 dall’Iit: “una straordinaria palestra per sviluppare componenti al servizio dell’uomo”, ha concluso il direttore scientifico dell’Iit, Roberto Cingolani. “La mano è solo il primo esempio, ma sulla stessa base stiamo sviluppando esoscheletri e protesi di braccia e gambe”.