Felma ha organizzato un seminario dedicato alle nuove regole della privacy in margine alla recente introduzione della sua tecnologia di video analisi neurale
La videosorveglianza intelligente di Felma è una delle novità più interessanti nel settore delle applicazioni IT per la sicurezza del mondo fisico e la concomitanza con la data di entrata in vigore della normativa europea sulla privacy ha indotto il vendor milanese a organizzare un seminario per analizzare gli aspetti della compliance GDPR a beneficio dei titolari di questo tipo di impianti.
Pur nello stato di incertezza determinato dai ritardi accumulati nell’approvazione del decreto di adeguamento della legge 196 sulla privacy, ha precisato nel suo intervento iniziale Domenico Tarantino di DE Consult, è lecito supporre che il regolamento – che cerca di armonizzare le varie normative vigenti nei paesi dell’Unione senza però sostituirle completamente – non tolga nulla delle prescrizioni attualmente in vigore a tutela della privacy delle persone. Prescrizioni, ha poi ricordato Tarantino, che prevedono anche quanto stipulato sulla videosorveglianza dallo stesso Garante della privacy e dal cosiddetto Jobs act. «Dopo il 25 maggio – ha detto Tarantino – alle regole già note della 196 si aggiungeranno le sanzioni e i modelli documentali fissati dal GDPR. Non si prevedono cambiamenti sostanziali e non occorrono in linea di principio nuove autorizzazioni, con una unica avvertenza: per impianti di sicurezza che prevedono la raccolta di dati personali o biometrici sarà opportuno contattare il Garante, avendo cura di farlo prima di ogni nuova installazione, non dopo, perché questa omissione potrebbe essere sanzionabile».
Tarantino ha poi passato in rassegna i fondamentali requisiti che l’uso di un apparato di videosorveglianza comporta sul posto di lavoro e in alcune tipologie di residenza privata, ricordando i margini di intervento che la legge 151 del 2015, il famoso Jobs Act, ha aperto rispetto al divieto assoluto che il vecchio Statuto dei Lavoratori opponeva al videocontrollo, soffermandosi su aspetti come la durata della conservazione dei contenuti registrati e la segnaletica che per legge deve informare le persone che transitano nel campo inquadrato dalle telecamere.
Insieme al consulente tecnico-legale, al seminario è intervenuto Felice Mattacchione, contitolare di Felma, allestendo una breve prova su strada del nuovo tool di video analisi NOD, Neural Object Detection. «Il nostro concetto di videosorveglianza analitica attiva – ha ricordato Mattacchione – è assolutamente innovativo e trasforma ogni telecamera in un elemento di analisi e allarme completamente automatizzato». A differenza di analoghe soluzioni, Felma NOD porta a un livello di definizione incredibilmente approfondito, agendo sulla base di un sofisticato campionamento delle immagini generate da un normale impianto di ripresa.
Come funziona questo approccio? «Il sistema software controlla un modulo di Input/Output che da un lato acquisisce i flussi digitali che arrivano dai punti di ripresa e dall’altro genera un insieme di informazioni qualitative, analogiche che possono a loro volta pilotare un attuatore programmabile». L’utente ha in altre parole il controllo su una serie di algoritmi che in funzione dei risultati ottenuti dalla videoanalisi permettono di implementare azioni specifiche, dall’accensione dell’impianto di illuminazione alla segnalazione remota di una situazione di allarme.
Il riconoscimento neurale di Felma non si limita a individuare specifiche forme su basi puramente volumetriche, ma distingue con estrema precisione un certo numero di specifici “soggetti”: persone, autoveicoli, furgoni, autobus, motociclette, biciclette. Il riconoscimento è in grado anche di segnalare soggetti compositi, distinguendo per esempio un autoveicolo dal guidatore a bordo. Per ciascuna telecamera collegata, è possibile inoltre definire fino a 8 regole di intervento sulla base dell’analisi effettuata. «Uno strumento di controllo e gestione degli allarmi molto efficace – ha detto Stefano Barbieri, altro contitolare di Felma, che può essere aggiunto a impianti di videosorveglianza, ovviamente se già conformi alle regole della privacy».