INFINIDAT, intelligenza artificiale e machine learning per lo storage del futuro

L’azienda di Moshe Yanai, pioniere israeliano dello storage, ha stravolto in pochi anni i paradigmi più consolidati grazie all’intelligenza artificiale. E oggi, offre il portafoglio di prodotti e servizi di data protection più performante, conveniente e aperto al cloud dell’intero mercato

Se il dato è il nuovo petrolio, la scelta di una architettura storage richiede un livello di attenzione speciale rispetto al passato. Il business digitale impone un diverso ordine di priorità che insieme alla velocità e al volume tenga conto dell’estrema importanza della continuità dei servizi, di problematiche come la mobilità delle informazioni, la loro accessibilità o la distribuzione anche geografica delle infrastrutture fisiche del cloud computing. Al tempo stesso, il mercato dello storage ha cercato di differenziarsi in questi anni soprattutto sul piano della performance, sicuramente importante, spingendo molto in favore di un paradigma, quello dei sistemi all-flash, che rischia però di oscurare l’aspetto, forse più determinante e in linea coi tempi, della necessità di conciliare prestazioni, alta affidabilità, scalabilità multi-petabyte e il tutto a costi contenuti. A maggior ragione, in un contesto come quello attuale dove l’adozione del GDPR porterà molte aziende a prediligere l’encryption del dato a livello applicativo, facendo decadere i vantaggi dovuti a compressione e deduplica nei sistemi all-flash.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

In uno scenario di mercato che da tempo non offriva particolari colpi di scena, sta acquistando sempre maggior visibilità e interesse l’offerta del provider israeliano INFINIDAT che si pone in un atteggiamento totalmente “disruptive” nei confronti di tutte le formule che si ripetono e che condizionano l’evoluzione del settore. Stiamo parlando di un’azienda il cui prodotto ammiraglio ha appena cinque anni di vita, ma che alle spalle ha tutta la sapienza e l’esperienza accumulata in quarant’anni di pionieristica carriera del suo leggendario fondatore. Nei due anni di incubazione del suo primo, innovativo sistema di storage (InfiniBox), INFINIDAT – fondata nel 2011 – ha depositato decine e decine di algoritmi software e brevetti, mettendo a punto una tecnologia cognitiva che permette di gestire, in modo fortemente automatizzato, pool di dati di qualsiasi natura e dimensione fino ai livelli prestazionali equivalenti (o addirittura superiori) a un sistema all-flash, utilizzando tuttavia tecnologia commodity. Un approccio del tutto innovativo, che garantisce ai clienti INFINIDAT un grado di affidabilità “7×9” (99,99999%), ai prezzi più convenienti del mercato.

Daniela Miranda, regional sales director South/East Europe

NON SOLO INFINIBOX

Cinque anni dopo, un insieme di recenti annunci allarga drasticamente l’impronta caratteristica di una azienda finora sostanzialmente monoprodotto, delineando una offerta alla quale si aggiungono un appliance dotato di avanzate funzionalità di backup e disaster recovery (anche in modalità DRaaS, Disaster recovery as a Service) e un nuovo servizio gestito di storage online, che consente di allocare i workload aziendali in modo completamente flessibile e istradarli di volta in volta verso le risorse IaaS acquisite presso uno o più dei tre principali operatori globali di cloud pubblico. Con la stessa flessibilità, agilità e velocità di uno storage gestito internamente. Il tutto basato sulla gestione e il controllo particolarmente intelligente della memoria cache, che – oltre a restare quasi sempre nei limiti dimensionali di poche decine di terabyte (ben al di sotto dei suoi limiti nominali), garantendo percentuali di cache-hit del 97% – viene supportata dall’uso di algoritmi che apprendono molto in fretta i comportamenti e le esigenze di qualsiasi tipo di carico, “ragionando” su piccoli chunk di 64 kilobyte: un livello di risoluzione che rende ancora più smart il “cervello” di InfiniBox. Come se non bastasse tutta questa capacità di innovazione tecnologica, INFINIDAT ha messo a punto un modello commerciale a tripla azione. Dal classico investimento Capex (l’acquisto di un certo volume di storage), fino a una formula mista Capex/Opex, con una modalità detta “pay as you grow” che si traduce nella possibilità di acquisire una certa dimensione di storage pagando solo per l’uso che ne è stato effettivamente fatto, sulla base di un rendiconto trimestrale. E una terza formula “utility” che trasforma lo storage in pura spesa operativa, con la tecnologia dei dischi che rimane di proprietà INFINIDAT. Benvenuti nel nuovo mondo dello storage frutto della vision di Moshe Yanai, il genio israeliano che trent’anni fa aveva apposto la sua firma sui prodotti della storica famiglia Symmetrix di EMC. Un’azienda, quest’ultima, che Yanai abbandona clamorosamente nel 2001 per creare in Israele una sua società, XIV, che verrà acquisita nel 2007 da una IBM (insieme a un’altra società, Diligent Technologies, anch’essa co-fondata da Yanai), affascinata dalla potenza delle architetture di “grid storage” e dei sistemi di “de-duplica” – fondamentali per aumentare l’efficienza dell’archiviazione – messi a punto dal creativo ingegnere elettrico del Technion di Tel Aviv.

PETABYTE DI VALORE

Yanai lascerà anche IBM, portando con sé le idee, le conoscenze e le interfacce utente sviluppate con XIV, ma a differenza di tanti startupper di successo che amano ritirarsi presto a vita privata, questo giovane nato un anno dopo l’indipendenza di Israele, riparte subito con una nuova azienda, INFINIDAT. È il 2011, e Yanai riscrive ancora una volta i suoi algoritmi di Software Defined Storage puntando ad un preciso obiettivo: sbaragliare i concorrenti e diventare leader assoluto nello storage basato sull’intelligenza artificiale. «Nel 2015 – racconta Daniela Miranda, regional sales director South/East Europe di INFINIDAT – l’azienda viene valutata 1,2 miliardi di dollari e ottiene un finanziamento da 150 milioni di dollari da TPG Growth Capital per alimentare la propria internazionalizzazione. Oggi, abbiamo una presenza diretta in 17 paesi e operiamo attraverso i due Head Quarter di Herzliya in Israele e di Waltham nei dintorni di Boston, con circa 550 dipendenti su scala globale». Nell’arco della sua esistenza, INFINIDAT ha registrato diciotto trimestrali positive, accumulando un volume di tremila petabyte equivalenti di sistemi venduti. Uno dei clienti europei più importanti è l’operatore britannico BT, che ha acquisito nel complesso più di 88 sistemi per 100 petabyte complessivi, sia per uso interno – in otto dei suoi data center europei – sia per la rivendita alla clientela enterprise, un ambito che vede già moltissimi utilizzatori di soluzioni INFINIDAT.

Leggi anche:  Nutanix, la forza dell’IA è nell’integrazione

L’apertura della filiale italiana risale al 2015 e qui – sottolinea Daniela Miranda – il successo è a dir poco clamoroso. «Da poco, abbiamo ricevuto il riconoscimento di country a più forte crescita subito dopo Israele. Il volume sfiora già una quarantina di sistemi in circa quindici clienti enterprise tra i quali nomi come CEDACRI, ENGINEERING D.HUB e TAS Group. Una cifra che, letta nella prospettiva di un vendor abituato a dialogare quasi esclusivamente con realtà di dimensioni medio-grandi, rappresenta un risultato importante. Stiamo parlando dei maggiori operatori cloud e delle principali telco, delle società di servizi outsourcing per le banche e/o di sistemi di pagamento, dei retailer, dei system integrator e delle pubbliche amministrazioni centrali. In molti, hanno creduto alla visione di Yanai e hanno supportato l’approccio suggerito da INFINIDAT. «I prossimi obiettivi di crescita continuano a essere molto ambiziosi» – conferma Daniela Miranda. «E come staff, puntiamo ad avere entro l’anno un organico di una decina di persone, con un ulteriore 50 per cento in più previsto nel 2019».

SISTEMA DI MEMORIZZAZIONE UNIVERSALE

Quali sono le ragioni di una diffusione così immediata? Oltre ad aver messo a punto un mix equilibrato e allettante di tecnologie “bleeding edge” e formule commerciali in linea coi tempi, INFINIDAT mette sul piatto la carta vincente dell’universalità, in un comparto dove per ogni carico di lavoro bisogna spesso studiare una soluzione ad hoc. «Con INFINIDAT, nessuna specificità, nessun vertical privilegiato» – spiega Daniela Miranda. «Siamo la soluzione giusta sia per i clienti che hanno necessità di fare grossi consolidamenti sia per chi è interessato ai risparmi resi possibili grazie al basso consumo e allo spazio ridotto occupato dai nostri sistemi. Parliamo di soli 8kWh per più di 10PB di spazio memorizzato in un rack standard da 42U. Clienti che hanno necessità di avere tre, quattro petabyte in un unico box, con rendimenti all-flash e esigenze di gestire ogni tipo di workload, da VMware a SAP HANA, da Oracle Applications alla posta e a Openstack – oppure – che vogliono consolidare in un InfiniBox tutti i protocolli, SAN, NAS, iSCSI. è disponibile anche un sistema INFINIDAT, identificato con la lettera M, capace di gestire le applicazioni in ambienti mainframe. Al momento, ci appoggiamo a “terze parti tecnologiche” per lo storage basato su oggetti, ma in futuro anche questa modalità sarà nativamente integrata a bordo della nostra architettura». E con la funzionalità Quality of Service si riescono a definire i range entro i quali tutte le applicazioni devono funzionare.

Riccardo Facciotti, tech sales director South/East Europe

«È un vantaggio significativo rispetto ad un mercato che in molti casi costringe le aziende ad acquistare una specifica appliance per soddisfare determinate necessità applicative» – aggiunge Riccardo Facciotti, tech sales director South/East Europe. Premiata dai suoi clienti, INFINIDAT è pronta a consolidarsi ulteriormente sul mercato, puntando alla quotazione in Borsa entro il 2020, anche qui in forte controtendenza in un clima finanziario poco favorevole ai suoi concorrenti. «L’arrivo di un nuovo investimento, 95 milioni di dollari collocati da un fondo di venture capital targato Goldman Sachs, ha spinto la nostra valutazione a 1,6 miliardi di dollari» – precisa Daniela Miranda. «Ma ancora più importante, è l’annuncio di quattro nuove soluzioni pensate per le aziende che intendono premere sull’acceleratore della loro trasformazione digitale, addirittura riducendo i costi infrastrutturali dell’IT». Accanto alla linea InfiniBox, che continua a essere la punta di diamante dell’offerta INFINIDAT e che da oggi aggiunge il modello F6212 fino a 4,2 petabyte di spazio fisico netto e una capacità utile superiore agli 8 petabyte, il nuovo portafoglio prodotti INFINIDAT include due appliance, InfiniGuard e InfiniSync, e il servizio Neutrix Cloud, una nuvola di storage pubblica in grado di gestire ad altissime prestazioni volumi di dati multi-petabyte, in forma di blocchi o file, fornendo un accesso simultaneo dai nodi computazionali di Amazon, Google e Microsoft Azure.

LA SAETTA DEL RESTORE

Sulla stessa lunghezza d’onda, InfiniGuard è una appliance che poggia sulla medesima tecnologia di InfiniBox ma è dedicata espressamente al backup. «Con questo annuncio, INFINIDAT entra ufficialmente nel mercato delle soluzioni di backup, con un sistema in grado di proteggere fino a 20 petabyte di dati gestibili come VTL (Virtual Tape Library), con compressione, deduplica e con tutti i protocolli conosciuti» – spiega Facciotti. Con una differenza importante rispetto agli altri: InfiniGuard è dieci volte più veloce della media nel restore, un parametro che non tutti i costruttori sono soliti dichiarare. Sfruttando la stessa architettura software di InfiniBox – Neural Cache – il nostro sistema lavora al ritmo di 74 TB all’ora per dati non deduplicati, 48 TB all’ora per quelli deduplicati e garantisce il restore di 24 TB all’ora». Anche a livello applicativo, il sistema supporta lo stesso ricco ecosistema sofware di InfiniBox, compresi Commvault Systems, Veritas, Veeam, IBM Spectrum Protect, SAP, EMC Networker, Oracle RMAN, VMware e Microsoft Exchange. L’altro elemento che va a completare la nuova offerta di gestione delle informazioni di INFINIDAT si chiama InfiniSync, una soluzione di data mirroring progettata per garantire RPO pari a zero e nessuna perdita di dati anche in casi di incendi, alluvioni o crolli improvvisi del DataCenter principale, ancor più importante nelle situazioni in cui il sito di disaster recovery si trovi a una distanza tale da richiedere repliche asincrone. «Anche nel suo aspetto esteriore InfiniSync è una blackbox molto robusta, pesante, a prova di proiettile» – spiega Facciotti. Ed è una esclusiva INFINIDAT perché è la prima soluzione al mondo in grado di garantire un mirroring sincrono su distanze virtualmente infinite, con zero RPO e latenza zero».

Leggi anche:  AI, l’alleata delle imprese

Nelle situazioni in cui la perdita di informazioni può avere pesanti conseguenze operative ed economiche, come nel settore finanziario, InfiniSync può diventare una sorta di assicurazione sulla vita dei dati. Vantaggi analoghi in termini di sicurezza e disponibilità, osserva Donato Ceccomancini, sales manager Italy, derivano anche dal nuovo servizio INFINIDAT Neutrix Cloud, già operativo negli Stati Uniti e presto disponibile anche in Europa e in Italia. «INFINIDAT Neutrix Cloud è un servizio innovativo che mette a disposizione dei clienti dello spazio dati in modalità utility permettendone l’accessibilità da capacità elaborativa (CPU) presente sui tre principali cloud pubblici. Il vantaggio è che in questo modo il cliente potrà passare, bilanciando i suoi carichi computazionali, da un cloud pubblico all’altro, mantenendo però il pieno controllo sul dato, che risiede nello spazio messo a disposizione da INFINIDAT, in formula completamente Opex attraverso il pagamento di un canone/mese a TB». Ma esiste anche un altro vantaggio, fa notare il responsabile sales. «Il servizio di storage on demand offerto da INFINIDAT incorpora tutte le caratteristiche di un sistema InfiniBox utilizzato on premise: snapshot (punti di ripristino) illimitati, e scalabilità infinita senza perdita di performance. Normalmente – sottolinea Ceccomancini – in base alle contrattualistiche più diffuse, portare i propri dati in cloud comporta un livello di prestazioni e affidabilità abbastanza limitati. In questo caso no, perché dietro Neutrix, c’è InfiniBox». Secondo Daniela Miranda, il nuovo servizio consente a INFINIDAT di approcciare i suoi clienti con una soluzione che rende possibile diversi “disegni di cloud ibrido”. Pensiamo per esempio a chi cerca di implementare convenienti strategie di disaster recovery, oppure a chi – disponendo di applicativi e dati su cloud pubblici come Amazon o Azure – vuole comunque poter contare su un cloud privato – gestendo in prima persona il dato – senza rinunciare alle potenzialità del cloud pubblico. «Il vero disaster recovery as a Service» – interviene Ceccomancini. «A un costo per gigabyte assolutamente competitivo».

Donato Ceccomancini, sales manager Italy

FLESSIBILITÀ ANCHE NEGLI INVESTIMENTI

Tuttavia, non è solo una questione di pricing conveniente. INFINIDAT propone anche un modello di business che si sposa alla scalabilità delle sue soluzioni e aiuta a risolvere la problematica dei costi imprevedibili, che si nasconde anche dietro offerte formalmente “a consumo”. «Accanto alla tradizionale vendita con tutta la capacità “upfront” – precisa Donato Ceccomancini – il vero spunto innovativo viene dal nostro modello di capacity on demand. Presso il cliente viene resa disponibile tutta la capacità che si prevede di utilizzare in un determinato arco di tempo. All’inizio – però – il cliente paga a INFINIDAT solo quanto estremamente necessario, a partire da un minimo di 150 TB. A mano a mano che le esigenze aumentano, il cliente può utilizzare tutta la capacità aggiuntiva necessaria senza nessuna chiave di attivazione, in modo semplice e attraverso l’interfaccia di gestione e pagherà solo per il surplus di capacità impegnata, sulla base di una rendicontazione trimestrale. Ceccomancini entra nei dettagli di questa proposta commerciale che consente a chi acquista capacità di storage INFINIDAT di usufruire di tre formule: full capex, capex/opex e full opex o utility. «Accanto all’acquisto puro e semplice di una certa capacità, il cliente INFINIDAT può in definitiva contare su due modalità di investimento “pay as you grow” e “pay as you use”. Nel primo caso, la macchina viene installata con tutta la capacità possibile già a bordo: spazio che verrà liberato direttamente dall’utente, in funzione delle proprie necessità. Nell’altra modalità, totalmente on demand, il cliente paga mensilmente ciò che utilizza, potendo usufruire un mese di 500 TB, il mese successivo di 120 TB e quello dopo di 200 TB; tutto questo su sistemi che vengono installati on premise ma che restano a tutti gli effetti asset di INFINIDAT. Entrambe queste modalità prevedono per il cliente la possibilità di impegnarsi o meno ad acquisire una determinata capacità aggiuntiva in un determinato arco di tempo. Si tratta in altre parole di un investimento committed o non-committed».

Leggi anche:  Come mai si parla tanto di apprendimento adattivo nell’e-learning?

Qual è il fattore abilitante di tutta questa flessibilità offerta al cliente, anche sul piano dell’investimento? Come è possibile per INFINIDAT offrire livelli prestazionali mai visti con dischi economici che altri vendor ritengono del tutto inadeguati? «Abbiamo escogitato un approccio completamente diverso, che ci permette di gestire i dati caldi in memoria DRAM, mille volte più veloce della memoria flash, e i dati freddi in cache, con algoritmi adattativi e cognitivi che permettono livelli di cache-hit fino al 97%» – risponde Facciotti. L’azienda fondata da Yanai ha posto una cura maniacale nella riscrittura di tutti gli algoritmi e i protocolli di accesso ai dischi e alle memorie, rivedendo addirittura il protocollo SCSI per consentire l’accesso parallelo e sincronizzato a tutte le meccaniche dei dischi. Gli algoritmi di machine learning permettono al sistema di adattarsi alla variabilità dei workload. La velocità di accesso offre tanti altri vantaggi, come la possibilità di creare un numero pressoché illimitato di Snapshot. «Questo e altri brevetti danno facoltà di affrontare con meno paure problemi come il ransomware, di accelerare enormemente il tempo di ricostruzione di un’immagine disco eventualmente danneggiata, anche a dischi che lavorano a piena capacità. Tutto questo ci permette di affermare con orgoglio che InfiniBox è l’unico storage enterprise sul mercato che può perdere fino a 98 dischi senza compromettere l’integrità del dato e le prestazioni. I clienti si sentono sicuri utilizzando la nostra tecnologia – conclude Facciotti – perché il periodo di rischio generato dalla rottura di due dischi simultaneamente si riduce da 48/50 ore a soli 15 minuti».

TUTTI INSIEME PER IMPARARE

Analoga attenzione viene rivolta alla facilità d’uso e alla facilità di apprendimento per il controllo e la gestione della tecnologia INFINIDAT, in modo da offrire sistemi che – afferma Ceccomancini – si installano e si imparano a usare in poche ore. «Sappiamo bene che per le aziende che adottano le soluzioni di nuovi vendor, le competenze da acquisire sono un inibitore. Noi risolviamo questo problema combinando sistemi con una estrema facilità d’uso con partner qualificati e certificati che affiancano il cliente fin dalla fase del proof of concept, e con servizi professionali e di training on the job che seguiranno i prodotti per il loro intero ciclo di vita». Ogni offerta include sempre – gratuitamente – un Technical Advisor che rappresenta il punto di contatto tecnico tra il cliente e il “Centro di Supporto”, assistendo il team storage per qualsiasi tipologia di attività di configurazione/upgrade e gestione dello storage e garanendo la migliore operatività dell’infrastruttura e l’immediato intervento per qualsiasi casistica di incidente. A questi, si aggiungono la rete corporate dei professional services di INFINIDAT, con un centinaio di specialisti basati nel suo quartier generale, e quella dei partner nei singoli paesi.

INFINIDAT in Italia, il team di lavoro

«INFINIDAT non sviluppa prodotti hardware, ma è a tutti gli effetti una software company» – sottolinea infine Daniela Miranda.  «L’azienda mette a disposizione un patrimonio di API che consentono di realizzare script per creare automatismi e sviluppare integrazioni con le applicazioni più disparate. Oltre al gruppo di professionisti già citato, da qualche tempo abbiamo dato vita a una nuova iniziativa, una community allargata di “customers, developers and friends” – raggiungibile su code.infinidat.com – che non solo possono ricevere aiuto in caso di esigenze specifiche ma possono anche contribuire con i loro mattoncini di codice e le loro soluzioni». Secondo Facciotti, questa comunità sta rafforzando molto il ruolo di INFINIDAT nell’ambito delle infrastrutture per il cloud, con attività di integrazione in piattaforme come OpenStack, Containers, Kubernetes e altri sviluppi nell’ambito dei protocolli del software defined storage. In una fase storica che vede ogni tipo di organizzazione affrontare un percorso di trasformazione tecnologica e operativa, davanti al fenomeno dell’esplosione dei dati, della loro destrutturazione, spesso con l’incapacità di prevedere in modo attendibile le dimensioni di questa crescita, il mercato enterprise si sta interrogando sulla complessità nella gestione di questo scenario, sulle opportunità di scelte infrastrutturali in chiave cloud, sull’impatto che certe decisioni possono avere a livello di operatività e business. La gestione dell’informazione digitale, il nostro nuovo petrolio, richiede un approccio completamente nuovo, fuori dal coro. INFINIDAT, diversa da tutti gli altri, sa di aver trovato la risposta giusta. Nel software defined e nell’intelligenza artificiale.

Foto di Gabriele Sandrini