La cinese potrebbe lanciare un sistema operativo alternativo ad Android per seguire l’esempio di Apple
Non deve essere semplice guidare di questi tempi le operazioni di business di Huawei. La potenza cinese, con sede a Shenzen, vive un pesante embargo da parte degli Stati Uniti. Il governo di Washington ha prima invitato gli operatori mobili nazionali a escludere dai propri cataloghi il Mateo 10 Pro, per paura che servisse a spiare gli americani e poi ha avviato delle procedure sanzionatorie in merito alla violazione di alcuni accordi per l’esportazione di hardware prodotto negli USA verso paesi ostili, come l’Iran. A fare da cornice a tutto ciò. il coinvolgimento di ZTE, che con Huawei condivide solo il paese di origine, la Cina appunto.
Cosa succede
A seguito di questi eventi, pare che il gruppo stia pensando di licenziare diverse migliaia di dipendenti sul suolo statunitense e di concentrare il proprio lavoro altrove. Non sembrerà strano dunque che dalla madrepatria giungano alcune voci interessanti su come la compagnia deciderà di proseguire le operazioni commerciali all’estero. Pare infatti, che tra gli obiettivi ci sia anche lo sviluppo di un sistema operativo casalingo, così da essere meno dipendenti dall’americanissimo Android e di decidere senza condizionamenti esterni le strategie mobili.
A conti fatti, si tratta più o meno della stessa strada seguita da Apple sin dall’inizio della sua storia quando, sul primo iPhone, ha piazzato un OS fatto in casa, di cui oggi controlla praticamente tutto, dalle API allo store. In questo modo Huawei non solo riporterebbe dentro molti dei ricavi che ora vanno a finire nelle casse di Google, per via dell’utilizzo del software e delle app, ma potrebbe contare anche su un ecosistema più ampio, con cui popolare molti altri oggetti hi-tech, dai wearable a set-top-box audiovisivi, ponendosi così come la Mela dell’Oriente.