Fermate il mercato delle console retro

Dopo Nintendo e Sega anche Sony starebbe pensando a un remake storico: la PS One da lanciare col suffisso Classic

Un trend che non si appresta a fermarsi e che sta dando una valvola di sfogo altro che marginale alle compagnie videoludiche. Dal lancio della Nes Classic, Nintendo ha portato a casa introiti niente male, tanto da convincerla a riproporre anche una S Nes Classic con tutta la pletora dei migliori giochi retro del passato. A seguire c’è stata la mossa di Sega, con il Mega Drive Mini (Genesis oltreoceano), Commodore con il C64 Mini e Ataribox, di cui però si attende ancora un lancio ufficiale. Prima di queste, Microsoft aveva aperto il catalogo della Xbox 360 ai possessori di One e One X, mentre la strada retrogaming di Sony prende il nome di Now, un servizio di streaming per giocare con vecchi titoli anche su PS4.

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C’è anche Sony

Ma proprio Sony vorrebbe andare più a fondo nella tendenza nostalgia, portando sul mercato una console dedicata, col nome di PS One Classic. Nel corso di un’intervista a Mantan Web, il presidente di Sony Interactive Entertainment, Takeshi Kodera, non ha chiuso alla possibilità di seguire la stessa strategia di Nes Classic, un modo ulteriore per consolidare il brand in un panorama dove già regna da decenni. Il punto è: serve davvero riempire gli scaffali di aggeggi del genere? Simili operazioni, è evidente, hanno solo lo scopo di ottenere profitti di massa con bassi costi di produzione e nessun esborso di sviluppo software.

I giochi degli anni ’80 e ’90 sono già lì, a disposizione, basta comprimerli e inserirli in uno storage interno le cui dimensioni, oggi, potrebbero ospitare qualsiasi archivio a 8 e 16 bit. Il fatto è che di emulatori capaci di riprodurre tali programmi ne esistono a bizzeffe e nessuno se li è mai filati perché, ovvio, uno chassis che rimanda alla giovinezza restituisce un senso di appartenenza maggiore. La fortuna di tali prodotti è allora la generazione odierna di 40enni, che ha ancora memoria dell’intrattenimento che fu. Tra venti o trent’anni probabilmente non ci sarà più spazio per un’offerta così o meglio, sarà declinata ad altre macchine, quelle che nel 2018 chiamiamo next-gen.

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