Le autorità della Papua Nuova Guinea hanno bloccato Facebook per un mese per effettuare delle indagini sulla protezione della privacy degli utenti locali
Il caso Cambridge Analytica ha avuto strascichi in tutto il mondo, anche nei Paesi più impensabili. La Papua Nuova Guinea infatti ha deciso di bloccare per un mese il social network in modo da permettere alle autorità di valutare l’impatto del servizio sulla privacy dei cittadini. La conferma è arrivata dal Ministro delle Comunicazioni locale, Sam Basil: “Il tempo consentirà di raccogliere informazioni per identificare gli utenti che nascondono dietro account falsi, quelli che caricano immagini pornografiche, e quelli che pubblicano informazioni fasulle e fuorvianti su Facebook, in modo da essere filtrati e rimossi – ha detto al Post Courier – Ciò consentirà alle persone autentiche, con identità reali, di utilizzare il social network in modo responsabile”.
Il governo dello Stato indipendente dell’Oceania ritiene che il social network, i cui post presto si potranno condividere via WhatsApp, sia diventato un veicolo per la diffusione di fake news e contenuti pornografici. Questa non è la prima volta che Facebook viene bloccato al di fuori degli USA (in Cina l’accesso è limitato da anni) ma solitamente il ban non ha una durata predefinita. Ora ci si chiede come le autorità della Papua Nuova Guinea decideranno di svolgere le loro indagini e se non si tratti di un tentativo di imporre la censura. Basil inoltre lascia aperta la porta alla nascita di un social network interno. “Possiamo anche considerare la possibilità di creare un nuovo social network per i cittadini del nostro paese, da utilizzare anche con profili reali. Se è necessario, possiamo riunire i nostri sviluppatori di applicazioni locali per creare un sito che sia più favorevole per i Papua Nuova Guineani, sia per comunicare all’interno del Paese che all’estero”, ha detto il ministro. Anche in questo caso non è chiaro come le autorità gestiranno i dati degli utenti.