Samsung brevetta un tablet pieghevole in diverse configurazioni

galaxy x samsung display pieghevole smartphone

Samsung ha brevettato un tablet pieghevole in più punti che potrebbe anche integrare una tastiera fisica

Negli ultimi tempi l’interesse per i tablet è andato scemando soprattutto per la comodità offerta dai notebook convertibili. Anche iPad, il prodotto più apprezzato sul mercato, ha visto scendere il numero di unità vendute anno su anno. Samsung deve quindi pensare a qualcosa di innovativo e distintivo per la sua linea Note e questo giovedì ha depositato un nuovo brevetto relativo a un tablet pieghevole. Rispetto ad altre tecnologie sviluppate in passato questo dispositivo presenta un display in grado di piegarsi non solo a metà ma anche in più punti.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Nelle immagini allegate al brevetto si può vedere un terminale che consente di ripiegare le due parti laterali su quella centrale in modo da ridurre sensibilmente la superficie e facilitarne così il trasporto. Non solo, l’utente avrà la possibilità di adottare diverse configurazioni e si può notare come Samsung, che sta preparando il lancio del suo Galaxy S9 Mini, abbia pensato anche all’integrazione di una tastiera fisica all’interno della parte posteriore di una delle sezioni pieghevoli.

Samsung ultimamente è piuttosto attiva nel campo dei brevetti. L’azienda coreana ha da poco depositato i documenti relativi a uno smartwatch dallo schermo fuori misura che copre anche buona parte del polso ed entro l’anno potrebbe stupire tutti con il suo Galaxy X, il primo smartphone con schermo davvero flessibile. In realtà si tratta di una soluzione a cui stanno lavorando anche altre aziende come Huawei, Oppo e Apple. Quest’ultima si dice possa lanciare il suo iPhone pieghevole nel 2019.

[amazon_link asins=’B078KSJ7XV,B01CT6Q628,B01LQE4ZS6,B00Z8X34QG,B01IT6LFT6′ template=’ProductCarousel’ store=’dmo0e-21′ marketplace=’IT’ link_id=’72ec88d4-4185-11e8-95b8-9918e3ead608′]

Leggi anche:  I data center: buoni vicini di casa?