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I ransomware ancora la minaccia informatica più terribile, tuona il Data Breach Investigations Report 2018 di Verizon

Gli attacchi ransomware rimangono tra le più temibili minacce informatiche per le organizzazioni a livello mondiale, avverte il Data Breach Investigations Report 2018 (DBIR) di Verizon. Sono di gran lunga il tipo di malware più diffuso, responsabili del 39% delle violazioni dovute ai malware – il doppio rispetto a quanto segnalato dal DBIR lo scorso anno, protagonisti di più di 700 attacchi. E come se non bastasse, l’analisi di Verizon dimostra che adesso questi attacchi vengono sferrati anche contro gli asset più critici delle aziende, crittografando server o database, causando quindi danni maggiori, e, di conseguenza, condannando le vittime a riscatti più elevati.

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I dati del DBIR mettono in guardia anche riguardo il cambiamento nelle dinamiche di utilizzo degli attacchi di phishing e pretexting a scopo pecuniario. Infatti, questo tipo di attacchi, che, attraverso i dipendenti, continuano ad insidiare le organizzazioni, stanno coinvolgendo ora interi reparti. Dal report emerge che le risorse umane (HR), tra i diversi settori analizzati, sono nell’occhio del ciclone, perché i criminali possono così ottenere informazioni come lo stipendio dei dipendenti oppure informazioni relative alle tasse, ed escogitare quindi frodi, cercando di dirottare le somme dei rimborsi.

“Le aziende faticano a tenere il passo delle minacce, e, dato che non adottano strategie di sicurezza informatica dinamiche e proattive, sono perennemente a rischio,” afferma George Fischer, Presidente di Verizon Enterprise Solutions. “Verizon fornisce un quadro realistico e basato sui dati del panorama delle minacce informatiche, e questo non solo grazie al DBIR, ma anche attraverso una linea di soluzioni e servizi di sicurezza intelligente estremamente completa. L’undicesima edizione del DBIR fornisce informazioni dettagliate e un’analisi puntuale sulla reale situazione riguardo i crimini informatici, supportando le organizzazioni nel prendere decisioni efficaci e nel difendersi al meglio.”

Un riassunto dei dati più scottanti

L’undicesima edizione del DBIR offre un’analisi esaustiva e basata sui dati del panorama delle minacce informatiche. Tra i dati più scottanti del report 2018:

·         I ransomware sono il software malevolo più diffuso: responsabili del 39 per cento dei casi legati ad attacchi malware analizzati quest’anno, e sono cresciuti molto rispetto alla quarta posizione, che detenevano nel DBIR 2017 (erano alla ventiduesima nel 2014). E, soprattutto, secondo i dati elaborati da Verizon, iniziano a insidiare gli asset più critici delle aziende, non più soltanto i pc. Per questo, le cifre richieste per i riscatti sono in aumento, e i cybercriminali, di fatto, traggono profitti ancora maggiori, con meno fatica.

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·         Il fattore umano è ancora tra le debolezze principali: gli attacchi di social engineering mietono ancora vittime tra i dipendenti. Il pretexting ed il phishing per l’estorsione di denaro rappresentano il 98 per cento di questi attacchi, e il 93 per cento di tutte le violazioni su cui il report ha indagato – e l’anello debole continuano ad essere le email (nel 96 per cento dei casi). Le aziende corrono un rischio tre volte più elevato di essere colpite da un attacco di social engineering che da una vera e propria vulnerabilità, rendendo inequivocabile la necessità di programmi di formazione continua in ambito cybersecurity, per tutti i dipendenti.

·         Il pretexting a scopo pecuniario mira alle HR: il pretexting è quintuplicato rispetto a quanto rilevato dal DBIR 2017, quest’anno sono stati infatti analizzati 170 attacchi (rispetto ai 61 dell’edizione 2017). Di questi, 88 hanno mirato specificamente a dipendenti del settore HR al fine di sottrarre dati personali con i quali completare moduli per false richieste di rimborso tasse.

·         Anche gli attacchi phishing non passano inosservati: se, in media, il 78 per cento degli utenti l’anno scorso non è caduto nella rete del phishing, per ogni singola campagna di questo tipo il 4 per cento degli utenti cade invece nel tranello. E ad un cybercriminale serve una sola vittima per riuscire ad avere accesso ad un’intera organizzazione.

·         Gli attacchi DDoS prosperano: gli attacchi di tipo DDoS possono colpire chiunque, e spesso sono un trucco messo in atto, sospeso e poi rimesso in funzione per mascherare altre violazioni che agiscono sullo sfondo. Sono attacchi molto potenti, ma possono essere affrontati e gestiti con la tecnica di difesa giusta.

·         La maggior parte degli hacker sono esterni alle organizzazioni: una singola violazione può essere opera di molti hacker, e abbiamo scoperto che – il 72 per cento degli attacchi vengono perpetrati ad opera di criminali esterni, il 27 per cento è stato causato invece da soggetti interni, mentre il 2 per cento ha visto il coinvolgimento di un partner, e un ulteriore 2 per cento coinvolgeva invece diversi partner. La criminalità organizzata è ancora responsabile del 50 per cento degli attacchi analizzati.

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“I ransomware sono ancora la minaccia più concreta per le aziende di qualsiasi dimensione,” ha dichiarato Bryan Sartin, executive director security professional services di Verizon. “Ad oggi sono infatti la forma di malware più frequente, e quella largamente più utilizzata negli ultimi anni. Ciò che è particolare rilevare, è che le aziende ancora non investano in strategie di sicurezza appropriate per combattere queste minacce, e questo significa che si ritroveranno costrette a pagare un riscatto – in una situazione come questa, l’unico che ci guadagna è il criminale! Il nostro settore ha l’obbligo di spingere i propri clienti ad adottare una strategia più proattiva in termini di sicurezza. Il primo passo per applicare soluzioni che li difendano, infatti, è proprio aiutarli a capire la natura dei pericoli a cui devono far fronte.”

Sartin aggiunge: “Le aziende, tra l’altro, devono continuare ad investire nella formazione dei dipendenti, che devono conoscere le minacce informatiche e l’effetto negativo che hanno sul brand, la reputazione e il fatturato. I dipendenti, infatti, dovrebbero costituire la prima linea difensiva di un’azienda, non l’anello debole della catena della sicurezza. Formazione e training continui sono essenziali, perché per esporre a questi pericoli un’intera organizzazione, è sufficiente che una sola persona apra una mail di phishing.”

I rischi più temibili, analizzati settore per settore

Il report di quest’anno rivela le più temibili minacce che le aziende, settore per settore, si ritrovano a dover affrontare, e propone alcune linee guida per arginare questi rischi. I dati principali, relativi ai diversi settori, includono:

·         Istruzione – Gli attacchi basati sul social engineering che mirano all’estorsione di dati personali sono molto frequenti, e questo bottino viene poi utilizzato per furti d’identità. Anche le ricerche più delicate sono a rischio, e lo spionaggio è alla base del 20 per cento di questi attacchi. L’11 per cento, invece, viene sferrato a scopo ludico, non finanziario.

·         Finanza e assicurazioni – I sistemi per la clonazione di carte di credito installati presso gli sportelli bancomat sono ancora un ottimo affare. Tuttavia, è in crescita anche la tecnica del “bancomat jackpotting”, secondo la quale un software o un hardware installato in modo illecito dà comandi al bancomat, perché emetta grandi quantitativi di denaro contante. Un’altra minaccia da non sottovalutare sono gli attacchi DDoS.

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·         Sanità – Si tratta dell’unico settore in cui le minacce interne sono maggiori di quelle provenienti dall’esterno. E l’errore umano è tra i fattori di rischio più comuni.

·         Informazione – Gli attacchi DDoS sono responsabili di più della metà (56 per cento) di quelli che colpiscono l’intero settore.

·         Settore pubblico – Il cyberspionaggio è decisamente tra le preoccupazioni più gravi, dato che il 43 per cento delle violazioni hanno questo scopo. Nonostante questo, non sono unicamente i segreti di stato ad essere nel mirino, ma anche i dati personali.

Tra gli altri settori presi in esame dal report figurano: il settore alberghiero e della ristorazione, quello dei professionisti, della scienza e della tecnica, del settore manifatturiero e del retail.

E’ necessario agire ADESSO

Nel sessantotto per cento dei casi, per scoprire una violazione sono serviti mesi di tempo o anche più, nonostante l’87 per cento di quelle analizzate abbiano di fatto compromesso i dati nel giro di pochi minuti, o ancora più velocemente. Anche se la certezza matematica di essere al sicuro è impossibile, esistono alcuni suggerimenti proattivi che possono impedire alle organizzazioni di diventare vittime di questi criminali, come ad esempio:

1.    Siate sempre vigili – I registri dello storico dei dati, così come i cambiamenti dei sistemi gestionali possono essere sentinelle in caso di violazioni in corso.

2.    I dipendenti devono diventare la vostra prima linea difensiva – formate il vostro staff perché sia in grado di intercettare eventuali segnali d’allarme.

3.    Gestite i dati secondo la logica “need to know” – I dipendenti devono avere accesso unicamente ai sistemi necessari per svolgere le proprie mansioni.

4.    Applicate immediatamente le patch – questa abitudine vi terrà alla larga da molti attacchi.

5.    Crittografate i dati sensibili – in caso subiate un furto di dati, fate in modo che siano pressoché inutili.

6.    Utilizzate l’autenticazione a due fattori – in questo modo, limiterete i danni che possono essere causati attraverso credenziali smarrite o rubate.

7.    Non tralasciate la sicurezza fisica – non tutti i furti di dati si svolgono online.