La Russia ha deciso: fuori Telegram dal paese

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Il servizio di chat continua a non voler concedere le chiavi crittografiche al governo, che ora è a un passo dall’attivare il ban

Il governo russo ha avviato l’iter burocratico per bloccare l’accesso all’app di messaggistica Telegram nel paese dopo che questa si è rifiutata di consegnare le chiavi di crittografia ai tecnici federali. A marzo, la società aveva perso un appello con il quale la Corte Suprema sentenziava l’obbligo di fornire all’agenzia FSB i dati degli utenti, per prevenire azioni terroristiche coordinate online. Mosca aveva indicato il 4 aprile come ultimo giorno utile per la consegna delle chiavi; cosa che non è mai avvenuta visto che, per ammissione della stessa Telegram, nessuno tranne gli iscritti può ottenere le tanto desiderate stringhe, perché il servizio si basa proprio su un assunto del genere: sicurezza a ogni costo.

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Cosa succede ora

Inoltre, Telegram appella la sua scelta non solo a motivi tecnici ma anche etici, considerando le key come elementi strettamente collegati al profilo degli individui, quindi ad alto tasso di invasione della privacy. Da parte sua il governo nega tale posizione ed è per questo che Pavel Chikov, avvocato di Telegram, ha detto: “Affermare che chiavi e privacy siano due cose distinte è assurdo. Un po’ come dire ho la password della tua casella di posta ma questo non vuol dire che io controlli la tua email, solo che potrei farlo.

La posizione del team resta dunque la stessa: “I requisiti chiesti dall’FSB per avere l’accesso alla corrispondenza privata degli utenti sono incostituzionali, non basati sulla legge, tecnicamente e giuridicamente non attuabili, quindi anche la probabile conseguenza del ban è irragionevole”. Intanto le critiche intorno alla piattaforma non si fermano. I recenti movimenti di protesta scoppiati in Iran sarebbero stati organizzati su Telegram e ora c’è da capire cosa intende fare il governo del paese.

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