Dopo gli USA, ZTE vietata (quasi) anche nel Regno Unito

ZTE Italia a Smau Milano 2019

Il centro nazionale per la cyber security ha sollevato numerosi dubbi circa le implicazioni di privacy per la presenza delle infrastrutture di rete del gruppo cinese

Ci risiamo, dopo la batosta inflitta dal governo USA a Huawei e ZTE questa volta tocca all’alleato anglosassone seguire una simile linea. Il National Cyber Security Centre (NCSC) di Londra ha infatti sollevato ufficialmente dei dubbi in merito ai rischi per la privacy per chi si affida ai network di ZTE, sia in quanto cittadino privato che dipendente pubblico, per viaggiare su internet. Ian Levy, direttore tecnico dell’organo, ha invitato le telco del paese a pensarci bene prima di sfruttare le infrastrutture di rete che l’azienda ha installato nel Regno Unito oramai da tempo. Non ci sono riferimenti a prodotti consumer in catalogo, come il più recente e innovativo Axon M che monta due schermi touch, ma non è detto che non si ritorni sulla questione successivamente, per considerare anche tale aspetto. “L’utilizzo di dispositivi di ZTE e di servizi connessi al marchio rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale – ha detto Levy – che sarebbe molto difficile mitigare una volta attivati”.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Cosa succede

Poco dopo il ban inglese, il Dipartimento statunitense per il commercio ha vietato alle compagnie manifatturiere degli USA di vendere componenti a ZTE. La decisione arriva in seguito all’interdizione temporanea di sette anni che gli Stati Uniti hanno messo in pratica dopo che la cinese ha violato un recente accordo che le impediva di spedire tecnologia americana all’estero, mentre ciò sarebbe avvenuto con la distribuzione di hardware a Iran e Corea del Nord. Secondo la Reuters, le aziende produttrici stanziate negli States forniscono a ZTE circa un terzo degli elementi necessari a costruire reti e smartphone col marchio del gruppo, dunque il divieto potrebbe tagliare definitivamente le gambe alla multinazionale, che in Europa stava ottenendo ottimi risultati di vendita.

Leggi anche:  Per un italiano su due il carovita è il tema più rilevante

Sul proprio sito web la compagnia ha scritto: “Siamo a conoscenza dell’ordine di diniego arrivato dal Dipartimento e attualmente stiamo valutando le implicazioni che ciò avrebbe sulla società, interpellando tutte le parti interessate al fine di rispondere di conseguenza”.

[amazon_link asins=’B01D0I0N3C,B00UJUVGP4,B01M0GDDV1′ template=’ProductCarousel’ store=’dmo0e-21′ marketplace=’IT’ link_id=’f4b5f21b-43e0-11e8-8cf1-594692a617a4′]