Il 2017 è stato un anno decisivo per lo smart working: con la legge n.81 del 22/05/17 il “lavoro agile” viene disciplinato come una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti…”. E l’Italia si è dotata di una chiara cornice normativa che ne promuove l’introduzione anche nel pubblico impiego. A giugno, la direttiva della legge Madia pone l’obiettivo ad almeno il 10% dei dipendenti della PA di potersi avvalere, entro tre anni, dello smart working, definendo le linee guida inerenti l’organizzazione del lavoro e la gestione del personale.
A cura di Sonia Rausa – AIDP
IL CONTESTO
Il blocco delle assunzioni e il patto di stabilità, una popolazione sempre più anziana, con età media superiore ai 50 anni e dal profilo professionalmente “datato”, hanno spinto talvolta la dirigenza degli enti pubblici a sperimentare nuove strade nelle aree del benessere organizzativo, della cura dell’utenza, della flessibilità e dell’aggiornamento delle competenze professionali. E così, pur nella difficile congiuntura che rende difficile il ricorso agli incentivi economici e rischia di far perdere di vista la centralità della persona nel rilancio degli obiettivi aziendali, si assiste al fiorire di iniziative lodevoli e coraggiose affidate a un management indomito e responsabile il cui entusiasmo, insieme a una buona dose di realismo, è capace di trasformare i vincoli finanziari in nuove proposte.
LA SFIDA
ACI ha trasformato l’impulso normativo in una scossa culturale, avviando un processo di profondo ripensamento dell’organizzazione, delle relazioni industriali e della cultura del lavoro. ACI, Automobile Club d’Italia, è un ente pubblico non economico, a base associativa, autonomo e non gravante sul bilancio dello Stato. Con poco meno di tremila dipendenti, ACI è una federazione che offre servizi pubblici ai cittadini attraverso la gestione delegata del PRA e delle tasse automobilistiche, e servizi di assistenza globale ai soci e agli utenti della mobilità tramite i propri Automobile Club. La capillarità e la presenza sul territorio costituiscono uno dei suoi elementi di forza. «Lo smart working – spiega Alessandra Zinno, direttore HR e Affari Generali – nasce in ACI come progetto sperimentale biennale nel 2017, grazie a un team di lavoro formato da funzionari e dirigenti della Direzione Risorse Umane e Affari Generali, della Direzione Segreteria Organi Collegiali Pianificazione e Coordinamento e della Direzione Sistemi Informativi e Innovazione».
LO SMART WORKING IN ACI
L’obiettivo è promuovere una modalità lavorativa innovativa e flessibile, rendendo autonomi e responsabili i dipendenti nella scelta di spazi, orari e strumenti da utilizzare, per meglio conciliare i tempi di vita e lavoro, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. «L’amministrazione, con tale progetto – continua Alessandra Zinno – vuole creare un ambiente lavorativo sempre più vivibile e condivisibile, basato sulla crescita e il benessere delle persone, sulla valorizzazione delle performance, sullo sviluppo delle competenze e delle potenzialità dei collaboratori, sulla misurazione delle prestazioni e sulla pianificazione delle attività. Si è partiti dall’analisi dell’organizzazione sia in termini di macrostruttura (direzioni, servizi, uffici) che di attività e processi, individuando le strutture adatte all’avvio della sperimentazione. Dopo la mappatura del personale, con la rilevazione dei bisogni (con riferimento ai carichi di cura familiare, ai ritmi di vita e di lavoro) e delle attitudini e competenze digitali, è partita la formazione che ha riguardato tre aspetti: sensibilizzazione alle nuove modalità organizzative (change management), addestramento all’utilizzo delle piattaforme (social enterprise) e formazione alla sicurezza sul lavoro».
IL PROGETTO
I driver d’innovazione del progetto sono: «Social collaboration, con strumenti che supportano i flussi di comunicazione creando nuove opportunità di relazione e condivisione della conoscenza e, insieme, accelerano lo sviluppo di nuove competenze digitali. Accessibilità e sicurezza, attraverso tecnologie che garantiscono flessibilità, semplicità e immediatezza. Mobile device, con dispositivi che permettono di accedere ai servizi e strumenti professionali ovunque e in ogni momento, liberando dalla postazione fissa. Workspace technology, con tecnologie che permettono un utilizzo efficace e flessibile degli ambienti fisici, agevolando la fruibilità degli spazi e supportando il lavoro e la qualità della vita delle persone». Per Alessandra Zinno, la sfida maggiore resta quella di «promuovere una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia (capacità auto-organizzative e di empowerment) a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati, per un’organizzazione fondata sulla conoscenza, quale deve essere ogni amministrazione pubblica che eroga servizi ai cittadini».
LA PA SI FA SMART
Il lavoro agile, favorendo forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, offre alla PA, l’imperdibile occasione di introdurre «logiche basate sulla misurazione e sulla valutazione delle performance, aumentando la propria attrattività verso nuovi profili professionali, e di adottare interventi di innovazione tecnologica, dematerializzazione dei documenti, oltre a misure in tema di sicurezza/salute incentrate sulla prevenzione». Uno strumento quindi di engagement e retention, che migliora il benessere interno grazie al credito di fiducia e ai rilevanti benefici personali che si possono cogliere in termini di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
RISULTATI ATTESI E SVILUPPI
Secondo Alessandra Zinno, adottando strumenti di “flessibilità buona”, che rispondono contemporaneamente all’interesse del datore di lavoro e del lavoratore, è possibile avere effetti positivi sulla qualità del lavoro, riducendo l’assenteismo e il ricorso al part-time, con guadagni in termini di produttività e anche per i conti pubblici. Non solo. «È possibile razionalizzare le risorse immobiliari, riducendo gli spazi lavorativi che si condividono a rotazione risparmiando costi» – continua Alessandra Zinno. «Abbiamo un patrimonio immobiliare e vorremmo provare a gestire gli spazi non pienamente utilizzati, magari offrendoli in co-working, in termini gratuiti o onerosi a seconda degli interlocutori. Immaginiamo anche di incentivare alcuni servizi ad hoc che il lavoro agile, unito alla nostra struttura territoriale e federativa, consente, come quelli per le categorie più deboli. Da anni, ACI ha progetti di formalità PRA a domicilio, in aiuto delle categorie in difficoltà. Il dipendente, dotato di un apposito kit di lavoro, lavora in modalità agile, senza dover passare in ufficio a timbrare».
La posta in gioco è alta: il lavoro agile rappresenta l’opportunità di creare una PA più produttiva e intelligente, lavoratori pubblici più motivati e capaci di esprimere e sviluppare le proprie professionalità, una società più giusta, sostenibile e inclusiva. E soprattutto, un Paese più smart in cui tutti vogliamo vivere.
L’energia delle persone
AIDP – Associazione Italiana per la Direzione del Personale – è il network italiano dei
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