È il primo stato a firmare una norma ad-hoc che ristabilisce la net neutrality come fondamento basilare della società connessa
Solo qualche settimana fa, la Federal Communication Commission spazzava via la net neutrality come voluta da Barack Obama (e non solo) durante il suo ultimo mandato. Il presidente aveva infatti facilitato il passaggio della norma per stabilire internet come diritto fondamentale e indivisibile, all’interno della società connessa; qualcosa di comparabile a beni quali elettricità e gas. In poche parole, nessuno, telco o provider, avrebbe potuto spacchettare i servizi web o rallentare/velocizzare quantità e qualità del collegamento, a fronte di canoni e accordi diversi per tipologia di utente. Un assunto del genere è stato abrogato dalla nuova FCC, a maggioranza repubblicana.
Cosa succede
Diverse le critiche da parte degli esperti negli USA, contrarie a una sorta di liberalizzazione del traffico online. Da parte sua, un imprenditore come il presidente Donald Trump, ha basato la decisione di abrogare la norma per consentire uno sviluppo maggiore della tecnologia, tramite la sperimentazione di servizi e offerte eterogenee. Alcuni stati degli USA avevano lasciato intendere la possibilità di agire per conto proprio per rispondere alla questione, legiferando da sé sul tema. Ed ecco la prima conseguenza: Washington è il primo a varare il ritorno della net neutrality.
Il governatore Jay Inslee ha infatti firmato il piano bipartisan con cui ristabilisce il diritto alla connessione. In realtà, si tratta più di un atto pubblicitario che altro, visto che i singoli stati non possono sovrascrivere le leggi di organi federali, come la FCC. Washington sembra fregarsene, proseguendo sulla sua strada. Ora la palla passa alla Corte, dove probabilmente Inslee verrà chiamato in causa per aver contestato la Commissione.
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