Quale sarà il futuro della mobilità urbana?

Lo smart working non è una possibilità
città sempre più smart ma la banca smart è ancora indietro

Autonoma, elettrica e condivisa, così sarà l’automobile che guideremo nei prossimi anni. La questione del design non sarà solo estetica e funzionale ma riguarderà la programmazione degli algoritmi e dei dispositivi di controllo e sicurezza

Quanti di noi salirebbero su un’auto a guida autonoma, si accomoderebbero sul sedile (e poi dove? davanti? senza il volante? o dietro, come se alla guida ci fosse un autista virtuale e invisibile?) e senza fare un plissé affronterebbero l’A1, Milano-Napoli, in un giorno di pioggia?

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I sondaggi confermano che ancora oggi, e nonostante tutta l’opera di marketing di Google e Tesla, ancora il 75 per cento degli americani ha paura di essere trasportato da automobili che si guidano da sole. Se il sondaggio fosse stato fatto in Italia, dove è ancora diffuso il detto “donna al volante…”, chi lo sa cosa ne sarebbe stato della credibilità di Android o di Apple, dopo la prima manovra di parcheggio a raso in centro storico in un giorno di mercato. Intel, che nel 2015 ha comprato per 15 miliardi di dollari la startup israeliana Mobileye, che si occupa di sistemi di guida autonoma, sta scommettendo con decisione sulle nuove frontiere del settore auto, giocando le proprie carte nell’ambito del computing, dei data center, del cloud, nel machine learning, del deep learning e dell’intelligenza artificiale. Chi ha fatto parte del gruppo che ha potuto sperimentare il brivido di un viaggio a bordo di auto senza autista non si è lamentato. Ma nel resto del pubblico rimane la paura per quelle che vengono vissute come “auto-robot”, che potrebbero ribellarsi agli esseri umani e quindi portare scompiglio, incidenti, o essere comandate a distanza da persone con cattive intenzioni.

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La grande curiosità invece è per quello che ci aspetta nel design di questi automezzi. Avranno ancora una configurazione 2+3 o saranno piuttosto dei salottini? Si potrà lavorare a bordo, come sul treno? Ma soprattutto, l’Ambrogio virtuale avrà ancora il “savoir faire” di offrire una pralina ai passeggeri? Ma la questione del design non è solo funzionale ed estetica, ma riguarda soprattutto la programmazione degli algoritmi e dei dispositivi di controllo e sicurezza. Da qui al 2030, gli scenari della mobilità si basano su tre direttrici principali di sviluppo: guida autonoma, motore elettrico, auto condivisa (analisi PwC). Ogni governo urbano li applicherà in modo indipendente, basandosi sulle specifiche condizioni locali, e quindi con output differenti a seconda delle caratteristiche peculiari delle società e dei territori. Ma sarà l’impatto combinato delle tre direttrici a essere davvero potente. Per capire quale sarà il futuro della mobilità urbana bisogna fare riferimento a trend di carattere sociale, economico e tecnologico esistenti oggi a livello globale ma che a lungo andare possono essere “disruptive” a livello locale.

Per esempio, una maggiore mobilità condivisa potrebbe incrementare le vendite di veicoli elettrici, perché i veicoli condivisi sono utilizzati in modo più intenso. La maggiore produzione di veicoli elettrici potrebbe accelerare l’innovazione e ridurre il costo delle batterie. Questo aprirà alle economie collaterali come la conservazione (distribuita) dell’energia, oppure porterà al crollo dei costi, o ancora al potenziale abbattimento dei gas serra. È probabile che numerose tendenze, che vanno dal decentramento della produzione energetica all’IoT, si uniranno per creare cambiamenti dirompenti nei sistemi di mobilità nei prossimi 10-15 anni. Ma una cosa va chiarita subito. Per quanto le città pianifichino e offrano ai cittadini il migliore mix di scelte sostenibili e smart, a decretare il successo di questi modelli trasformativi sarà sempre e comunque il viaggiatore individuale. È lui (o lei) a essere al centro di questa evoluzione, con le trasformazioni delle abitudini di lavoro e di tempo libero, con la sua curiosità e voglia o capacità di adattarsi al cambiamento e – letteralmente – con le sue tasche.

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Saranno le condizioni locali – la densità della popolazione, ricchezza, stato della strada e infrastrutture di transito pubblico, livelli di inquinamento e congestione e capacità di governance locale – a determinare nei prossimi anni quali cambiamenti si verificheranno e quanto velocemente.

Emanuela Donetti @urbanocreativo