La Corte d’Appello Federale USA potrebbe ribaltare la sentenza che ha sancito che Google ha agito correttamente nell’utilizzare Java per lo sviluppo di Android. Oracle progetta un rimborso miliardario
Da oltre una decina di anni Oracle e Google si sfidano nelle aule di tribunale per Android. La prima ritiene che Big G per sviluppare il sistema operativo più diffuso al mondo abbia utilizzato Java senza la sua autorizzazione. Il colosso di Mountain View invece sostiene la tesi che il suo software sia disponibile in formato open source e ciò consentirebbe di sfruttare il codice di proprietà di Oracle gratuitamente e senza alcuna richiesta formale. La questione è andata avanti per moltissimo tempo ma nel 2016 sembrava si fosse arrivati finalmente a una conclusione. In quell’occasione i giudici diedero ragione a Google ma oggi si scopre che la Corte d’Appello Federale ha accettato il ricorso di Oracle e potrebbe quindi ribaltare la sentenza di 2 anni fa.
L’eventuale vittoria dell’azienda di Redwood potrebbe avere effetto non solo sul portafoglio di Big G, che sta pensando di introdurre una blockchain per proteggere la sicurezza dei suoi dati nel cloud, ma anche su tutte quelle realtà che utilizzano API per piattaforme mobili, app o servizi online. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione che darebbe a Oracle un potere di negoziazione forse unico nella storia dell’informatica. Se effettivamente la sentenza del 2016 verrà ribaltata è possibile che Alphabet debba sborsare una cifra molto vicina agli 8,8 miliardi di dollari come risarcimento nei confronti di Oracle.
“Java costituisce le fondamenta sulle quali è costruito il nostro mondo digitale e Google ha rubato queste fondamenta, utilizzandole nella realizzazione di Android e distruggendo così il mercato di Oracle”, ha dichiarato Scott McNearly, responsabile dello sviluppo di Java e coo-fondatore di Sun Microsystems.