Dopo il voto del 4 Marzo, il Sistema Italia si appresta a ripartire dai fondamentali solidi sui quali l’economia nazionale ha ripreso a marciare negli ultimi due anni.
Euler Hermes, società del gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti, attraverso il suo ultimo Report “L’Italia delle Imprese – Outlook 2018” presenta le principali leve macroeconomiche che potranno consentire al Paese di liberare tutto il potenziale economico per proseguire sul sentiero virtuoso della crescita a un ritmo più elevato.
“In un contesto congiunturale europeo positivo, grazie alla ripresa degli scambi e alle condizioni monetarie e finanziarie accomodanti, possiamo prevedere per l’Italia altri due anni di ciclo positivo con una crescita del PIL del +1,4% nel 2018 e +1,2% nel 2019. L’economia sarà sostenuta dai consumi privati che ritorneranno in terreno positivo (+1,0%), dagli investimenti (+4,4%) e dalle esportazioni (+4,4% in termini reali)” – dichiara Ludovic Subran, Chief Economist di Euler Hermes. Nello studio Euler Hermes presenta cinque macro-aree di intervento per accrescere il potenziale del sistema economico nazionale.
#1 Aumentare il potere d’acquisto.
Sebbene i consumi privati siano stati il principale motore della crescita, negli ultimi anni il potere d’acquisto delle famiglie si è rivelato inferiore rispetto a quello delle controparti europee. Si potrebbe
procedere con l’adozione di un regime per le imposte sul reddito più graduale rispetto a quello attuale (dal 23% al 43%) per liberare ulteriore potere d’acquisto. Inoltre, il livello dei prezzi dell’energia al consumo, per esempio, rimane ancora superiore a quello della Francia e della Spagna. Lo stesso vale per il settore dei servizi di pubblica utilità, in cui i prezzi non si sono adeguati rispetto ad altri paesi dell’area euro. Riformare ulteriormente entrambi i settori con una maggior liberalizzazione contribuirebbe a diminuire la rigidità dei prezzi e a garantire un maggiore potere d’acquisto alle famiglie.
#2 Sbloccare finanziamenti e investimenti.
Le banche italiane si trovano in una posizione decisamente migliore rispetto a un anno fa. Lo stock totale delle sofferenze (NPL) è diminuito notevolmente (di 104 miliardi di euro, attestandosi a 274 miliardi di euro). Nonostante ciò, la maggioranza delle sofferenze continua a essere di natura aziendale (70%): una soluzione potrebbe essere migliorare le regole sul collaterale per i prestiti alle imprese, intervento che faciliterebbe la valutazione e la vendita degli NPL consentendo agli Istituti di credito di migliorare l’erogazione del credito alle imprese. Sempre sul tema degli investimenti e sulla scia del successo dei PIR nel 2017 (Piani Individuali di Risparmio) sarebbe possibile creare nuovi prodotti di investimento.
#3 “Crescita per tutti”: puntare sulle PMI.
Le PMI potrebbero giocare un ruolo ancora più decisivo per il rilancio del Paese a patto che si adottino provvedimenti concreti di sostegno e misure per rendere la loro vita più semplice. Si potrebbe immaginare di ritoccare ancora verso il basso l’aliquota delle imposte da reddito, rendendola ancora più graduale, così come si potrebbero mitigare maggiormente gli oneri sociali a carico del datore di lavoro, migliorando così la competitività delle PMI sui mercati internazionali. Un tema cruciale sono i tempi di pagamento tra imprese: il tempo medio di incasso (DSO) è di 85 giorni rispetto ad una soglia nazionale di 30 giorni. Si potrebbe ipotizzare un incentivo fiscale o addirittura uno sgravio fiscale per le aziende che riescono a ridurre i ritardi di pagamento a un livello accettabile. Al tempo stesso, anticipare la fatturazione elettronica obbligatoria al gennaio 2019 rappresenterebbe un importante passo in avanti.
“Grazie al miglioramento del clima economico le imprese italiane sono più affidabili nei pagamenti commerciali, nonostante alcune problematiche non siano ancora state risolte come, ad esempio, il rientro dei debiti della Pubblica Amministrazione. Il trend delle abitudini di pagamento a livello nazionale è in miglioramento da cinque anni a questa parte e il numero delle insolvenze è calato di conseguenza (-12% nel 2017, -10% nel 2018). A livello territoriale risultano più penalizzate le regioni meridionali, mentre le aziende più vocate all’export si avvantaggiano del miglioramento degli scambi internazionali. La riduzione dei crediti in sofferenza e la conseguente riforma delle procedure fallimentari dovrebbero dare nuova linfa alle banche e al sistema produttivo nei prossimi mesi, contribuendo a una gestione più efficiente del capitale circolante delle imprese. Il fermento che si riscontra nelle start-up è un altro elemento virtuoso della nostra economia, in particolare per quanto riguarda l’innovazione tecnologica (ICT) e negli investimenti esteri. I maggiori rischi all’orizzonte sono al momento ravvisabili nella fine dei programmi di allentamento monetario europei, in particolare per i settori più indebitati e interest sensitive quali le utilities e le costruzioni” – commenta Massimo Reale, Direttore Commerciale Euler Hermes Italia.
#4 Valorizzare il Brand Italia.
Il coraggio delle riforme e le iniziative mirate a rendere il “Sistema Italia” più attraente stanno portando alcuni frutti, ma il Paese necessita di una strategia e di un piano per migliorare la propria immagine per quanto riguarda burocrazia, procedimenti giudiziari e settori protetti. Il tutto con l’obiettivo di migliorare l’attrattività del “Sistema Italia”. Inoltre, sul fronte Export c’è la necessità di trasformare l’attuale piattaforma in una vera e propria priorità nazionale. I risultati anche nel 2018 saranno ancora una volta da traino per l’intera economia del Paese, con le esportazioni del settore macchinari e attrezzature che aumenteranno di altri 6,9 miliardi di euro rispetto al 2017, seguite da quelle del settore chimico (+4,6 miliardi di euro) e tessile (+3,4 miliardi di euro).
#5 Costruire l’#ItalianTech.
L’Italia si classifica al ventinovesimo posto (tra 115 paesi) nell’Indice di Digitalizzazione Euler Hermes (EDI). Le performance della logistica e il contesto economico stanno migliorando, ma la qualità della connettività lascia ancora a desiderare. Tuttavia, innovazione (inclusa ricerca e sviluppo, qualità della ricerca scientifica) e competenze dei lavoratori (inclusa educazione secondaria e terziaria e formazione) sono asset importanti. “Il Piano Industria 4.0 ha fornito lo stimolo necessario anche sul fronte degli investimenti tecnologici ma “l’innovazione all’italiana” è un marchio che deve essere rafforzato, grazie a maggiori crediti d’imposta per Ricerca e Sviluppo, incentivi fiscali per le start- up e le PMI innovative, i poli di innovazione digitale e di competitività, insieme a una robusta infrastruttura digitale a livello nazionale” – conclude Subran.