La diversity rivoluzionerà l’industria dei venture capital

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I venture capital scoprono – o riscoprono – di essere razzisti nei confronti delle startup “di colore”. Analisi del crollo investimenti in fase seed e Series A sia da parte degli Angels che dai venture capital di grandi dimensioni

Sembra semplice. Molti nuovi imprenditori cercano costantemente risorse per finanziare le loro idee per cambiare il mondo, mentre altrettanti numerosi investitori sono alla ricerca di grandi opportunità di investimento. Eppure, i trend di investimento sono in discesa dal 2015 dopo un lungo trend positivo durato dal 2009. Dove sta il problema? Dal 2009 in poi, i dati sugli investimenti dei fondi venture capital in USA sono cresciuti in modo stabile sotto qualsiasi punto di vista. Da un lato i finanziamenti dei VC sono saliti dai 26,7 miliardi di dollari del 2009 ai 79,2 miliardi nel 2015. Questo è stato possibile grazie a un aumento nella dimensione degli investimenti, un trend riassunto nell’espressione simbolo del settore in quell’anno, “Series A is the new Series B”. Inoltre, hanno contribuito a questa crescita le ingenti somme investite nei round d’investimento delle società unicorno, cioè valutate con un valore di oltre un miliardo di dollari, come per esempio Airbnb o WeWork. Dall’altro lato anche il numero di deal conclusi è più che duplicato. Dai 4.458 deal del 2009 si è arrivati a 10.432 nel 2015. Eppure dal 2015 al 2017, c’è stata una grande inversione di tendenza. Sebbene il calo non sia ingente in termini percentuali quanto quello portato dalla crisi del 2008, in termini assoluti è stato ben più pesante, con un calo degli investimenti dai 79,2 miliardi di dollari del 2015 ai 71,8 miliardi nel 2016, e il numero di deal sceso dai 10.432 del 2015 agli 8.637 del 2016. La parte più colpita pare essere quella dei deal provenienti da Angel investors e dai seed. In tutti i casi, ci ritroviamo – per la prima volta dal 2012 – in una situazione in cui i deal seed rappresentano meno della metà del totale dei deal di venture capital.

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VENTURE CAPITAL ALLA PROVA DELLE MINORANZE

Questo trend negativo è di particolare rilevanza per gli imprenditori di colore poiché, avendo meno capitale a disposizione per le fasi early-stage, sta diventando uno standard raccogliere finanziamenti da amici e famiglia. Statisticamente, questo rende la vita più difficile alle minoranze. Le statistiche sottolineano queste difficoltà per le minoranze. Di tutti i fondatori di startup che hanno ricevuto finanziamenti negli USA, meno dell’uno per cento sono di colore. Di questa già minuscola porzione, la maggioranza sono uomini, ben l’80 per cento. Vuol dire che le donne di colore rappresentano solo lo 0,2 per cento delle persone che raccolgono capitale per la propria startup in America. Certamente, il fatto che solo il tre per cento dei fondi d’investimento hanno persone di colore a coprire ruoli manageriali non aiuta a migliorare la situazione. Per fortuna, il numero di aziende aperte da persone considerate parte di una minoranza sta crescendo. Tuttavia, secondo un report del Center for Global Policy Solutions, il trend di discriminazione nei confronti delle minoranze risulta in una mancanza di oltre un milione di aziende che potrebbero creare oltre nove milioni di posti di lavoro e 300 miliardi di dollari in stipendi. Nel mondo delle startup, l’aspettativa che i primi finanziamenti arrivino da amici e famiglia sta creando un’inclinazione a una maggiore disparità. Il patrimonio netto medio di un afro-americano è di soli 11.000 dollari, molto inferiori ai 144.000 dei corrispettivi americani bianchi. Di conseguenza, le risorse direttamente accessibili per i primi passi di un imprenditore sono molto diverse in base al colore della pelle già in partenza.

QUANTO LA DIVERSITY CONTA

Il basso numero di afro-americani in posizioni di rilievo presso i fondi venture capital sottolinea la mancanza di diversità nelle aziende del settore. Eppure, la popolazione delle minoranze sta aumentando a dismisura, tanto che ci si aspetta che nel 2044 quelle che oggi sono comunità di minoranza rappresenteranno di fatto la maggioranza della popolazione del paese. La differenza tra le proporzioni nella popolazione e le proporzioni nei team decisionali dei fondi VC, crea una discrepanza che si traduce in pregiudizi basati su percezioni irrilevanti. A peggiorare la situazione è arrivata la nomina di Mark Farrell a sindaco di San Francisco, che viene per l’appunto dal settore dei VC ed è – non a caso – bianco. La sua nomina è arrivata in un periodo tumultuoso. Infatti, è il terzo sindaco ad interim nell’arco di sei settimane. Le polemiche sono nate dal fatto che è stato nominato a discapito di London Breed, che invece è una donna di colore. La situazione è stata ripresa da numerosi quotidiani per l’emblematicità della vicenda proprio al centro della Bay Area, il centro mondiale di startup e VC. Come riporta la ricerca Diversity Matters di McKinsey, i team multi-etnici nei fondi di VC devono essere una priorità assoluta, in quanto producono un aumento dei ritorni economici del 35 per cento. Infatti, alcuni fondi stanno cercando metodi alternativi per valutare le startup. Per esempio, Village Capital ha deciso di raccogliere le opinioni anche di altri imprenditori, e non solo di investitori tradizionali, per quanto concerne le decisini di investimento. Altri, come Chike Ukaegbu, il fondatore dell’acceleratore Startup52, credono che la diversità rivoluzionerà l’industria dei venture capital, e questa rivoluzione metterà al centro le minoranze etniche dando loro le risorse necessarie a crescere.

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LA DIVERSITÀ COME PUNTO DI FORZA

Anche Meena Maddali di Connetic Ventures ha tenuto a sottolineare l’importanza della diversity nella composizione dei team. «Le persone investono solo nelle aree che conoscono e nelle persone di cui pensano di potersi fidare. Creare un network solido – e vario – di persone intelligenti è fondamentale per il nostro potenziale successo». Certamente, i numeri parlano chiaramente a favore di fondi VC in grado di fare della diversità un punto di forza. Tuttavia, come riporta Marlon Nichols di Cross Culture Ventures, molti partner dei fondi non capiscono del tutto le potenzialità e decidono di prendersi del tempo per ragionarci su. Questo problema è stato notato anche da Monique Woodard, nonostante sia partner di 500 Startups, una delle società venture capital con la migliore reputazione. Eppure, «l’investimento sulla diversità – ha dichiarato la stessa Woodard – è visto dai partner come una mossa puramente etica, ignorandone però tutti i benefici economici verificati». È forse il caso di prendere ispirazione da uno dei più grandi imprenditori della storia degli Stati Uniti, Henry Ford. La sua definizione di successo era: «Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo». Il mio auspicio è che investitori e imprenditori sappiano trasformare la diversità di ciascuno in energia positiva per lavorare insieme.