Kim Dotcom batte la corte neozelandese (per ora)

Va all’imprenditore del web Il primo round che vede gli USA chiederne l’estradizione per alcune vicende fiscali legate al più ampio caso di pirateria e riciclaggio

Non una piccola vittoria ma un grande segno a punto per Kim Dotcom, l’imprenditore tedesco accusato da diversi anni di pirateria e riciclaggio dagli Stati Uniti. La prima procedura di appello, che si è conclusa nei giorni scorsi, ha dato ragione al giovane naturalizzato neozelandese, che ha ricevuto cospicue cifre per aver subito danni fisici e morali durante le operazioni di sequestro dei suoi beni (principalmente computer e hard-disk) avvenute a cavallo tra il 2012 e il 2016. Ed è per questo che la corte ha assegnato a Kim circa 15 mila sterline per l’hardware sottratto e circa 30 mila sterline per i danni alla sua dignità.

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Cosa succede

Le accuse di pirateria e riciclaggio sono arrivate per l’attività con Megaupload, uno dei più famosi siti di p2p venuti alla ribalta nella prima decade dei 2000. A seguito della chiusura, l’FBI aveva cominciato a indagare sul ragazzo, residente in Nuova Zelanda. Il suo caso era stato preso a cuore dallo Human Rights Review Tribunal, che ha esultato per la prima decisione emessa dalla corte del paese, che potrebbe contare davvero molto per la sentenza più importante, quella che vede gli USA chiedere l’estradizione per un processo sul suolo casalingo degli accusatori.

Le autorità americane hanno accusato Dotcom e tre ex dirigenti di Megaupload di facilitare la pirateria con il loro servizio con studi cinematografici e case discografiche che affermano di aver perso più di 500 milioni di dollari a causa della piattaforma globale. Nel frattempo, si ritiene che Dotcom e i suoi colleghi abbiano guadagnato oltre 175 milioni di dollari dal sito che, a un certo punto della sua storia, era divenuto uno dei più visitati in rete.

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