BlackBerry accusa Facebook di aver utilizzato in modo illecito diversi suoi brevetti per realizzare i propri servizi di messaggistica
BlackBerry non è più il colosso della telefonia di una volta ma questo non l’ha fermato dall’accusare Facebook di aver utilizzato illecitamente diverse tecnologie di sua proprietà. Nello specifico l’azienda canadese afferma che tutte le piattaforme di messaggistica sviluppate dal social network, da Messenger fino ai messaggi privati, sono in realtà frutto del furto di diversi brevetti legati a BlackBerry Messenger. Anche WhatsApp e Instagram, società acquisite da Facebook a suon di milioni, sono state coinvolte nella causa.
Nei documenti presentati da BlackBerry presso il tribunale della California si afferma che l’azienda di Menlo Park ha utilizzato tecnologie e sistemi “innovativi per la sicurezza, l’interfaccia per l’utente e altre funzionalità che hanno portato al successo dei prodotti BlackBerry”. I brevetti citati dalla società canadese sono numerosissimi e riguardano i software per criptare i messaggi e proteggere la privacy degli utenti, i tag per selezionare un singolo contatto all’interno di una conversazione, le notifiche e il design per mostrare il numero di contenuti non visualizzati vicino alle icone. BlackBerry, che lavora a un nuovo smartphone chiamato Ghost in collaborazione con la telco indiana Optiemus Infracom Limited, sta valutando se chiedere a Facebook un risarcimento milionario oppure ottenere dal giudice il blocco dei software incriminati fino alla risoluzione del contenzioso legale.
Facebook, che sta per lanciare le clip vocali con cui personalizzare gli status, sembra comunque pronta a dare battaglia senza cedere di un millimetro. “La causa di BlackBerry dimostra tristemente lo stato in cui si è ridotto il suo settore per la messaggistica. Avendo abbandonato qualsiasi sforzo per portare innovazione, BlackBerry ora sta cercando di ottenere soldi dalle innovazioni degli altri. Abbiamo intenzione di lottare”, ha dichiarato il consulente legale dell’azienda di Menlo Park, Paul Grewal.
