Venture capital da record. Crescita a rischio bolla?

venture capital

Nel 2017, i venture capital negli Stati Uniti hanno raggiunto i livelli record come l’era delle dot-com. Crescono la tecnofinanza e gli investimenti in VR, AR, loT e AI. Le nuove tecnologie stanno cambiando radicalmente le regole del gioco sia per le industrie che per i consumatori

Ci sono siti finanziari e riviste economiche autorevoli che da diversi anni parlano di rischio bolla. E hanno ragione se riflettiamo sulle politiche monetarie delle banche centrali che hanno inondato di liquidità i mercati. Dal 2008 a oggi, gli indici di Borsa americani hanno macinato record su record. Se poi la stessa crescita non si riflette sul mercato reale, questo è un altro discorso. Ma è anche vero che i venture capital fanno spesso da ponte tra il mercato puramente speculativo di breve termine – trading – e quello più a lunga gettata. Ovviamente, parliamo sempre di speculazione, ma riguardo i VC si spende meglio la parola investimento strutturale. E no. Non parliamo di politica. O meglio non ora. Insomma, i mercati sono rimasti euforici e i venture capital? Come si è chiuso il 2017? Nel 2017, i venture capital negli Stati Uniti hanno raggiunto i livelli record come l’era delle dot-com. Oltre 84 miliardi di dollari sono stati distribuiti in più di ottomila compagnie.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

L’ultima volta che la Silicon Valley ha sguazzato in tutto questo denaro, molte società di VC hanno perso tutti i loro investimenti nel fallimento delle dot-com. Ecco perché ho cominciato l’articolo parlando di rischio bolla. Ma razionalmente parlavamo di rischio bolla anche lo scorso anno. E così, l’anno precedente e l’anno prima ancora. Ma il mercato non è razionale. Riflette la psicologia umana che non è razionale.

QUANTO È PROBABILE LO SCOPPIO DI UNA NUOVA BOLLA?

L’anno record di raccolta degli Unicorni – le startup valutate oltre 1 miliardo di dollari – è stato proprio il 2017. Non era mai successo prima. Neanche durante l’era della new economy. Ma anche se molti elementi sono comparabili all’era delle dot-com, «oggi, l’ecosistema dei VC appare molto più sano e guidato da dinamiche differenti» – ha detto John Gabbert, CEO e fondatore di PitchBook Data. «Compagnie più mature e con una solida base di clienti stanno attirando una larga fetta di finanziamenti. Nel frattempo, emergono anche società che puntano su VR e AR, loT, AI e Fintech che stanno generando ingenti investimenti. Ci saranno vincitori e vinti tra queste compagnie, ma le nuove tecnologie cambieranno davvero le regole del gioco sia per le industrie che per i consumatori». Insomma il solito ottimismo. Se non ci fosse ottimismo non ci sarebbero investimenti quindi è meglio per tutti. No? Invece, no. Perché se si riversa una grande fetta del risparmio in società già mature, è

Leggi anche:  Credem e l'acceleratore Fin+Tech portano sei startup all'Università Bocconi

più improbabile che si riescano a far crescere nuove startup. Paradossalmente, sembra quasi che i VC stiano diventando più prudenti. Anche perché, secondo l’autorevole Cambridge Associates, i fondi di venture capital rianimeranno la loro tradizionale passione per gli investimenti iniziali. Ovvero, per le startup meno conosciute e acerbe. Questo di solito paga di più perché gli investitori ricevono una quota di proprietà più grande e sono parte integrante del team di avvio. Secondo gli analisti, la maggior parte dei guadagni del settore dei venture capital dal 1994 è proprio riconducibile a scelte di investimento di questo tipo.

Il 30 dicembre del 2016, i venture capital americani cercavano di rassicurare i media – dalle pagine di TechCrunch –  proprio su questo punto. Secondo gli esperti, non ci sarebbero stati maggiori investimenti verso gli Unicorni rispetto a quelli su startup molto più giovani e meno conosciute. E invece, l’anno dei record di raccolta degli Unicorni è stato proprio quello successivo all’annuncio. Il mio pensiero è che dalla seconda metà del 2017 abbiamo vissuto una vera e propria euforia tradotta poi in mania su ICO e criptomonete. Basti pensare che nella metropolitana di Londra continuano a scorrere ininterrottamente pubblicità che invogliano all’investimento su Bitcoin, Ethereum, etc. E i soldi non sono infiniti. I VC dovranno competere con una tipologia di strumento sempre più aggressiva, veloce, poco costosa e sicuramente meno regolamentata. E quando le banche centrali smetteranno di stampare denaro o meglio ne ridurranno l’entità, l’esaltazione potrebbe poi precipitare in depressione. Se si evita l’esaltazione, la depressione non affiora. Quindi l’industria dei venture capital è in “bolla” (ma non nel senso di equilibrio). E lo è da anni. Ma tutto è in bolla…

QUAL È LA SITUZIONE IN ITALIA?

Mi piace osservare le reazioni dei venture capital italiani quando si parla di bolla. Il 2017 sembra sia stato uno degli anni peggiori per l’industria dei VC. Le startup hanno disatteso di tanto le aspettative. Per i VC italiani semplicemente il mercato non è in “bolla” proprio per questo motivo. Perché non è mai cresciuto. Ultimamente, i VC italiani sembra si siano lamentati di un appoggio politico assente e hanno cercato l’aiuto soprattutto da parte delle istituzioni finanziarie tradizionali. A mio parere, non è così che si cambiano le cose. Perché un processo di questo tipo è poco snello e rallenta il cambiamento. Cambiamento che è necessario alle startup. Sembra quasi che in Italia si preferisca ancora sostenere la situazione attuale. E politica e finanza sembrano ancora alleati nel non volere l’innovazione. I numeri parlano chiaro. Sono la sintesi delle politiche di un Paese e lo specchio della situazione economica. Non sento neanche il bisogno di citarli i numeri tanto sono marginali.

Leggi anche:  Purina Europa annuncia le startup che parteciperanno a Unleashed

COSA FARE?

Quello che mi piace di Londra e quello che mi fa restare in Level39 è la capacità di fare sistema. Si è trovato un connubio tra la finanza tradizionale e quella innovativa. Dove startup, venture capital, istituzioni finanziarie tradizionali e regolatori collaborano tutti insieme verso l’innovazione. E non è vero che all’estero si trovano più soldi. Invece è vero che sono più bravi a selezionare le startup e il team. Ho visto venture capital farsi aiutare da modelli quantitativi guidati dall’Intelligenza Artificiale, così come ho visto VC stare fino a notte fonda a parlare con membri di startup appena nate. Perché il VC – almeno per quello che ho sempre pensato – è una missione. Sia politica che finanziaria. Non mera speculazione. Lo stesso governo inglese appoggia le startup, evitando investimenti a pioggia, ma dando supporto logistico e diplomatico.

LA PROSSIMA ONDATA?

Secondo quanto riportato dal Financial Timesuna grossa ondata di finanziamenti di VC è stata diretta verso il settore automobilistico con circa 220 milioni di dollari di investimenti annunciati per la prima settimana di gennaio da due gruppi distinti: Toyota Research Institute e AutoTech Venture. Mentre sta costantemente crescendo il numero di fondi che si sta specializzando nel settore automobilistico, è possibile delineare due approcci molto differenti. Una parte di questi investitori infatti si sta focalizzando sui servizi di trasporto a breve/medio termine, mentre un’altra parte sta scommettendo su visioni futuristiche di veicoli completamente automatici”.

Oggi, il mercato delle criptomonete è crollato. Dai massimi, in meno di un mese, il bitcoin ha perso quasi il 60 per cento. È la natura umana. Almeno così dicono. Esaltazione e depressione. La bolla dei tulipani? Non lo so. Per ora no. Ah. Dimenticavo. Il Financial Times con le automobili guidate dall’AI a bordo. Sì. Penso anche io che saranno il futuro. Lo pensano tutti. Ma ancora lontano. Troppo lontano per i VC nostrani.

Leggi anche:  Purina Europa annuncia le startup che parteciperanno a Unleashed