Dopo WannaCry è stato l’attacco più devastante vissuto in Europa nel 2017 con un blackout vasto lungo tutto il continente. Il Ministro degli Esteri di Londra è certo della responsabilità di Mosca
Quando ci guarderemo indietro e cercheremo i peggiori attacchi cyber della storia ci ricorderemo del 2017 come l’anno di WannaCry. Tuttavia, a qualche settimana dal ransomware che ha colpito decine di strutture pubbliche e private in tutta Europa, è arrivato NotPetya, non meno pericoloso del collega. I danni di quest’ultimo sono stati mirati soprattutto a grandi compagnie e sistemi critici, dislocati in larga parte in Ucraina ma non solo.
Dopo una serie di indagini, il Ministro degli Esteri del Regno Unito ha annunciato che molti degli indizi presi in considerazione portano a collegare il lancio della minaccia alla Russia. “Il Cremlino ha preso una chiara posizione nei confronti dei nemici – ha detto il ministro Lord Ahmad – eppure il paese dovrebbe mostrarsi per quello che dice di essere, un membro responsabile della comunità internazionale”.
Cosa succede
Ahmad ha giustificato la volontà di comunicare pubblicamente la convinzione del coinvolgimento di Mosca nella distribuzione di NotPetya per dare un segnale forte nella direzione della “lotta al cybercrime sia nei nostri confini che in quelli degli alleati”. Se le agenzie britanniche sono arrivate a tali conclusioni, c’è poco da obiettare in merito. Non è la prima volta che il governo di Londra punta il dito contro la Russia.
A novembre dello scorso anno, il primo ministro Theresa May aveva anticipato la possibilità che hacker esteri avessero divulgato una serie di fake news per tentare di manipolare il voto sulla Brexit: “Vogliono usare la disinformazione come un’arma – le sue parole – nel tentativo di creare tensioni e discordie all’interno del nostro continente”. Il Cremlino ha negato ripetutamente ogni accusa anche se i tentacoli digitali di Putin hanno dimostrato di poter arrivare ovunque, persino alla Casa Bianca.