Le ultime indiscrezioni parlano di un design molto simile a quello dell’iPhone X, con una doppia fotocamera e lo stesso processore Kirin 970
Tra circa un mese Huawei presenterà a Parigi il suo nuovo smartphone P20. Conosciamo ancora poco del prossimo telefonino del gruppo cinese, sebbene sul web le indiscrezioni viaggino a go-go, anche grazie al Mobile World Congress di Barcellona, che ha portato i temi legati all’innovazione e alla telefonia mobile all’attenzione di un pubblico più ampio. La cosa (quasi) certa è che, per quanto riguarda il design, il P20 prende decisa ispirazione dall’iPhone X di Apple, vista la presenza dell’amato-odiato notch, la tacca superiore che ospita i sensori e la fotocamera frontale, definendo un aspetto alquanto particolare, con un’area maggiore dedicata al touch.
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Cosa aspettarsi
Nel corso della presentazione di Huawei al MWC 2018, incentrata su notebook e tablet, il CEO Richard Yu ha alzato l’interesse intorno allo smartphone, lasciandosi andare a un paio di dichiarazioni, del tipo: “Il P20, in arrivo il prossimo mese, è meglio dell’iPhone X, molto meglio” e “non vediamo l’ora di mostrarvi le novità della fotocamera e tanto altro”. Dietro all’aspetto estetico vi è molto di più. Lo ha confermato lo stesso Yu ma i leak scorsi erano andati oltre, ipotizzando un doppio sensore posteriore, sempre co-ingegnerizzato Leica, zoom ibrido 5x e ottico 2x, proprio come sul recente melafonino.
Un dato sicuro lo abbiamo: Huawei sembra intenzionata a montare a bordo del P20 lo stesso processore del Mate 10 Pro, il Kirin 960. Il motivo è evidente: come hardware d’eccezione, la CPU dotata di neural processing unit, non ha ancora espresso il suo pieno potenziale. Inoltre, secondo la logica dell’Intelligenza Artificiale sul mobile, non c’è bisogno di aggiornare anno dopo anno i chip, che di per sé possono migliorare le proprie prestazioni tramite il machine learning.
Questo vuol dire che vedremo un ciclo di vita più lungo per i nuovi cervelli artificiali dei cellulari? Impossibile saperlo ma è evidente che anche le strategie di marketing, che hanno reso le CPU elementi da comunicare al pari dei pixel dello schermo e della risoluzione delle fotocamere, continueranno a puntare sugli update periodici dei processori, seppur con differenze minime tra le varie generazioni.
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