Assintel, trent’anni di tecnologia digitale

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Le sfide sul digitale al centro di un dibattito a Milano in occasione dell’importante traguardo tagliato dall’associazione nazionale delle imprese IT

Com’è declinata la digital transformation in Italia? Tema sicuramente attuale, al quale ha cercato di dare il suo contributo un interessante dibattito svoltosi ai primi di febbraio a Milano, in occasione dei primi trent’anni di Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT. Sul tema dell’incontro si sono confrontati Diego Piacentini, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, e Giorgio Rapari, Presidente di Assintel, con le sedi Assintel di Umbria e Sicilia collegate in videoconferenza proprio per fornire in prima persona i differenti punti di vista sull’attuazione della trasformazione digitale nelle diverse aree dell’Italia.

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Ampliare le relazioni

Il dibattito, moderato dal giornalista Gianluca Semprini è stato preceduto da alcuni interventi, a iniziare da quello di Giorgio Rapari, che ha esordito commentando un video mostrato in apertura dell’evento, realizzato per mostrare in maniera sintetica le trasformazioni intervenute in questi ultimi trent’anni. Anche perché, al momento della fondazione di Assintel, si era alla fine degli anni 80, e l’ICT di allora era sicuramente molto diverso da quello attuale, ma soprattutto la società nel suo complesso aveva ancora un DNA prevalentemente analogico. Oggi, trent’anni dopo lo scenario è sempre più digitale, e le trasformazioni sono state puntualmente registrate da Assintel, con iniziative quali “l’indagine retributiva, che poi è diventata ‘Osservatorio sulle competenze digitali’, ponendosi quale vero e proprio punto di riferimento per il settore, oppure con il Rapporto Assintel, che è da sempre una grande fotografia e funge da guida per chi opera nell’innovazione”, ha osservato Rapari. Che ha poi sottolineato come l’associazione sia sempre più presente sul territorio, anche attraverso “l’ampliamento delle relazioni con tutti gli stakeholder, a cominciare da Confcommercio”. E proprio il numero uno di quest’ultima, Carlo Sangalli, intervenuto successivamente, è venuto un deciso endorsement all’innovazione digitale, intesa come “valore aggiunto sul mercato”, grazie anche all’azione che ha portato a intendere il piano Industria 4.0 come “Impresa 4.0, sottolineando il nostro contributo a guardare all’innovazione in modo più inclusivo, come l’inizio di un percorso per coinvolgere anche le imprese del terziario”.

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L’attuazione dell’Agenda Digitale

Gli spunti sul valore dell’innovazione sono poi stati declinati ulteriormente nell’atteso intervento di Diego Piacentini, che ha esordito ribadendo il concetto cardine per cui “le aziende e la stessa Pubblica amministrazione non possono più guardare all’IT come a un supporto, in quanto la trasformazione digitale è da ritenersi un aspetto core”. Su questo assunto, si è poi dipanata l’analisi di Piacentini che ha toccato molti temi, tra cui quello del CAD, il Codice per l’Amministrazione Digitale, nel quale sono per esempio stati inseriti i dettagli sulle tipologie di software, circostanza che rende quasi immediatamente obsolete, quando invece andrebbero indicate unicamente nelle linee guida, che sono per loro natura adattabili ai contesti e alle evoluzioni tecnologiche. È solo uno dei tanti esempi della mole di lavoro, sicuramente non indifferente, che l’attuazione dell’Agenda Digitale sta comportando.