Perché Israele ce l’ha con i bitcoin (e non solo)

L’autorità nazionale che regola il mercato finanziario ha proposto di bannare le agenzie basate esclusivamente su valute crittografiche

Bitcoin e valute crittografiche rappresentano un mercato in forte espansione, che crea numerosi disagi a chi non è pronto ad adattarsi. Tra questi vi è l’autorità che gestisce gli scambi di borsa in Israele, che ha proposto di vietare le operazioni alle società che si basano esclusivamente sulla moneta digitale. Se dovesse passare, la norma bloccherà ogni azione sul Tel Aviv Stock Exchange, la piazza finanziaria del paese. Shmuel Hauser, a capo dell’Israel Securities Authority (ISA), ha spiegato alla conferenza Calcalist l’idea di presentare al board del comitato l’intenzione del divieto: “Se c’è un soggetto il cui business principale gira intorno al mondo delle cryptocurrency, non dovremmo permetterli di agire in borsa. Chi non è ancora attivo non potrà entrare, chi c’è già vedrà i propri scambi sospesi”.

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Mossa da censura

Hauser non ha identificato alcuna compagnia specifica come esempio della direttiva ma è chiaro che la mossa è vista come una precisa censura delle startup che, in Israele, stavano guadagnando parecchio dal trend crescente dei bitcoin. Blockchain Mining e Fantasy Network sono alcune delle interessate ma non solo: c’è un sottobosco di aziende nascenti che sperava di poter ottenere un forte boost dall’ascesa delle monete crittografiche. Le conseguenze del blocco potrebbero danneggiare non solo il business di chi opera all’interno del paese ma anche verso l’estero. Fantasy Network, tramite un comunicato, ha affermato: “Restrizioni simili hanno il potenziale non solo di escluderci dalla borsa di Tel Aviv ma anche di limitare gli investimenti a livello globale”. La proposta di Shmuel Hauser sarà probabilmente l’ultima da capo dell’ISA, visto che il suo mandato avrà fine tra qualche settimana, dopo 6 anni e mezzo al comando dell’organo statale.

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